Quelle stragi per futili motivi nelle nostre città

Gennaro Matino (May 27, 2015)
Il massacro per i panni stesi di Miano e quello mancato solo per miracolo ad Afragola. Mangiamo violenza e per abitudine quotidiana abbiamo imparato a digerirla senza vomitarla. I nostri ragazzi crescono nel mito che essere più forti significa anche essere quelli che non si fanno passare la mosca per il naso, che sanno rispondere a tono, che gli schiaffi bisogna imparare a toglierseli da soli dalla faccia, anche con i coltelli. Violenza che subisci anche se tu stesso la provochi. E alla violenza rispondi con violenza, diventa il tuo linguaggio, ti fa forte coniando per te il motto: chi pecora si fa il lupo se lo mangia. E allora ripeteremo di fronte all'ennesimo fatto di ordinaria violenza: è assurdo?

STRAGI per futili motivi, dal massacro per i panni stesi di Miano a quello mancato solo per miracolo per il cancello rumoroso di Afragola. Una settimana di follia, assurdo da raccontare, morti e feriti, tanti, lacrime di chi resta, domande insopportabili per chi farà i conti con il lutto, per chi si chiede se erano tragedie che potevano essere evitate o se il rischio di altra rovina è da mettere in serio conto, dato l'aumento anche in Campania dei porti di armi da fuoco e la mania morbosa di collezionarle. Su tutte la domanda più rumorosa: Perché? Morire per niente. Assurdo. Quanto pesa questa parola sulla verità pesante raccolta, su quella da conservare o raccontare, "assurdo" dice ma non svela, non compromette fino in fondo chi la pronuncia lasciandolo alla periferia dell'avvenimento.

Le parole si possono sprecare per descrivere l'ennesimo fatto di ordinaria e quotidiana violenza. Sprechiamole pure, chiamiamo a raccolta i dotti interpreti del declino della ragione che manifesta il suo squallido volto in un fucile scaricato per intero nel ventre di una vita recisa, ma anche in quella dello stesso omicida ugualmente finita. Copriamo ancora una volta con il velo dei nostri dibattiti il fatto che oggi si muoia per niente perché si vive di niente. Possiamo raccontare la cronaca del misfatto di Miano o di Afragola, l'ultimo che si differenzia dagli altri, dai tanti altri in Italia e nel mondo, solo per i nomi dei protagonisti che ormai puntuali quasi ogni settimana scandiscono il ritmo ossessivo dell'orrore sotto casa. Futili motivi all'origine che sfociano nella violenza gratuita.

Quanto vale una vita? Se la risposta dovesse tener conto che si può rischiare di essere soppressi per un sorpasso non gradito, per una partita di pallone, per un problema di parcheggio, per uno sguardo di troppo, bisognerebbe pensarci bene visto che anche per meno si può morire. Allora è meglio trincerarci ben protetti dietro le sillabe che sembrano meglio dire quello che non riusciamo proprio ad accettare: assurdo! Una parola che esorcizza la verità crudele che può riguardarci, che può trasformare quell' "assurdo" in una via di fuga. Ma "assurdo" non è la parola giusta anche se ci conviene, non lo è per intero anche se vorremmo che fosse così, anche se spereremmo che potesse ancora essere assurdo morire per niente. Una cosa è assurda quando è contraria alla ragione, all'evidenza, al buon senso.

Una situazione si dice assurda anche se reale per il fatto che è strana, incredibile, che ha in sé stessa una contraddizione e per questo è un fatto eccezionale. Proprio così: eccezionale, non ordinario. L'assurdo si oppone a ciò che diventa norma. Le periferie del mondo dicono che la violenza è ordinaria, le città, anche la nostra, non sono da meno anche se mascherano con il perfetto maquillage la loro disperazione che degenera in abbrutimenti urbani. Violente sono le parole che ordinariamente usiamo, violente le relazioni interpersonali che sconfinano nel sopruso, nel tradimento, nella volgarità. Gli adulti non sono più tali in una società irrimediabilmente adolescente ed essere ragionevoli nel tempo dell'irragionevolezza sembra non ripagare. E una società senza adulti è rissosa, è sfrontata, è disordinata, è senza regole, e perciò violenta.

Violenza che subisci anche se tu stesso la provochi. E alla violenza rispondi con violenza, diventa il tuo linguaggio, ti fa forte coniando per te il motto: chi pecora si fa il lupo se lo mangia. E allora ripeteremo di fronte all'ennesimo fatto di ordinaria violenza: è assurdo? Assurdo è come dire impossibile, inspiegabile, ma da noi, nel nostro mondo occidentale è inspiegabile, piuttosto, come mai, viste le premesse, sono ancora contenibili le morti violente. Quante ce ne vorranno ancora perché possiamo finalmente dire: perché non cambiamo?

Mangiamo violenza e per abitudine quotidiana abbiamo imparato a digerirla senza vomitarla. I nostri ragazzi crescono nel mito che essere più forti significa anche essere quelli che non si fanno passare la mosca per il naso, che sanno rispondere a tono, che gli schiaffi bisogna imparare a toglierseli da soli dalla faccia, anche con i coltelli. Si può morire per niente, certo, ed è drammatico ma ogni morte è provocata da una vita malata.

Il delitto è sempre procurato da chi nel delitto ha visto la soluzione al proprio disagio. Assurdo è non capirlo, è non voler accettare che anche l'ultima tragedia, diversa dalle altre solo per i protagonisti, si annoveri in quella disperata condizione che si chiama disagio e che alle necessarie analisi degli esperti richiede l'indispensabile impegno di tutti a ripensare la vita. Altrimenti continueremo a raccontare morti assurde e assurde vite. Stragi per futili motivi, il massacro per i panni stesi di Miano e quello mancato solo per miracolo ad Afragola.

Comments

i-Italy

Facebook

Google+

Select one to show comments and join the conversation