Teatro a scuola. Non formiamo futuri attori ma esseri umani

Tiziana Marcuccio (January 02, 2019)
L’esperienza della Scuola d’Italia a New York in un convegno. “Coltivare Teatro, il valore pedagogico del formatore teatrale - scuola e teatro per un processo creativo condiviso” che si terrà il 9 gennaio 2019 dalle h 9.30 alle h 13.30 presso l'Auditorium dell'I.C. Spirito Santo a Cosenza.
“Oltre a stimolare la spinta creativa, i bravi insegnanti aiutano gli studenti a diventare più confidenti, empatici, aperti e collaborativi, formando così degli adulti “migliori”. Il nostro compito non è creare artisti o curatori, ma formare adulti capaci di ascoltare, capire ed apprezzare le forme di espressione che li circondano. La mia speranza è che i miei studenti continuino per tutta la loro vita a capire la bellezza che li circonda.” (Mark Rothko)
 
Se per bellezza s’intende capacità di lettura del mondo attraverso l'ascolto, la voce, lo sguardo, allora l'educazione alla bellezza diventa missione etica, percorso per formare futuri esseri umani.
Il teatro, che insieme ad altre discipline, concorre a formare l’essere umano, deve dunque essere considerato materia curriculare e, come tale, essere affidato ad esperti in grado di tradurne e applicarne il valore pedagogico. 
 
Di questo si parlerà nel convegno “Coltivare Teatro, il valore pedagogico del formatore teatrale - scuola e teatro per un processo creativo condiviso” che si terrà il 9 gennaio 2019 dalle h 9.30 alle h 13.30 presso l'Auditorium dell'I.C. Spirito Santo a  Cosenza. 
 
Il convegno, organizzato dal Coordinamento C.Re.S.Co. Calabria che si occupa di produzione e diffusione della scena contemporanea, vedrà fra i relatori chiamati a condividere le loro esperienze, Massimo Zordan , attore, regista ed esperto in tecniche teatrali, insegnante presso La Scuola d’Italia Guglielmo Marconi di New York. 
L’attenzione che La Scuola pone verso le Discipline Teatrali, la decisione di inserirle tra le materie curricolari e di affidarne l’insegnamento a un professionista di provata esperienza, esprimono secondo gli organizzatori del convegno, una visione pedagogica innovativa e possono costituire uno stimolo per una riflessione sul Sistema Scolastico italiano e per una sua possibile evoluzione. 
 
Massimo Zordan, ci ha raccontato la sua esperienza:
 
Tre anni fa la Preside, Dott.ssa Palandra fece la scelta di chiamare un esperto di teatro per iniziare un percorso pedagogico unico per ogni classe e fascia d’età (insegno dalle elementari al liceo). In questi tre anni ho visto crescere i miei alunni potendo seguirne la crescita emotiva e le capacità espressive come può capitare ad un insegnante delle materie classiche curriculari. 
 
La Scuola Guglielmo Marconi ha fatto la scelta di inserire il teatro nel programma scolastico, in un'ottica di interdisciplinarità. Come funziona questa interazione?
Il teatro ha il grande pregio è di poter essere veicolo per tutte le altre discipline. Quest’anno per esempio abbiamo scelto un tema comune per le elementari che è l’Ambiente. Ogni insegnante affronterà l’argomento, riferendosi alla propria materia coinvolgendo i bambini e contribuendo all’esito finale. Per le medie e le superiori invece sto lavorando con gli insegnanti d’italiano in lezioni in compresenza. Ad es. con la terza liceo stiamo facendo uno studio di scene della Locandiera di Goldoni che verranno analizzate dal punto di vista del periodo storico dell’opera. Ogni insegnante, dall’inglese alla storia, dal latino al francese può trovare un aggancio con il teatro, non solo sul piano teorico ma anche pratico, dove personaggi storici possono ad esempio prendere vita sul palco e fornire ai ragazzi un’esperienza ricca e profonda.
 
Il teatro come materia scolastica e non come mera attività di post-scuola. Come è percepito questo dai genitori?
I genitori sono giustamente preoccupati che i ragazzi acquisiscano una forte preparazione nelle materie tradizionalmente parte del programma scolastico, ed è comprensibile se qualcuno pensa che il teatro sia una materia di svago e ne sottovaluti il ruolo per la crescita intellettuale ed emotiva degli studenti. Tuttavia, visti i risultati raggiunti in questi anni, questa percezione sta cambiando. Abbiamo attivato due laboratori molto interessanti: uno sull’EMPATIA con la Dott.ssa in Psicologia Stefania Clementi, e l’altro sull’insegnamento dell’Italiano (come seconda lingua) con le classi del Prof. Daniel Bellissimo. Sono due interventi completamente diversi. Nel primo utilizzo tecniche del teatro creativo e dell’oppresso mentre nel secondo uso le improvvisazioni in italiano per stimolare i ragazzi ad assorbire la lingua connettendo la gestualità alla parola per favorire l’apprendimento in modo naturale, profondo e duraturo.
 
Che valenza può avere il teatro in un contesto come quello della scuola d’Italia a New York dove nuovi ragazzi arrivano ogni anno e si trovano ad affrontare una nuova realtà, ad interagire con nuovi compagni, in una nuova lingua?
Il teatro è un potente mezzo per socializzare e per potersi esprimere in libertà, simulando la realtà che ci circonda. Sicuramente questo aiuta a far integrare ragazzi e bambini, che si ritrovano spesso catapultati in un’altra nazione e in un’altra lingua, con nuovi compagni. Il clima che cerco di instaurare durante le mie lezioni è di “non giudizio” dove chi ha difficoltà ad esprimersi possa trovare un ambiente protetto che li aiuti a farsi conoscere dagli altri. Il teatro è dare uno spazio di libertà dove ognuno ha la possibilità di far sentire la sua presenza, perché per ognuno c’è un momento in cui farsi ascoltare, anche stando in silenzio. 
 
In questo convegno si discute della figura pedagogica del formatore. Secondo lei quali sono le caratteristiche che questa figura deve avere? 
Nella lezione di teatro i ragazzi sono spesso alla ricerca di momenti giocosi, dove tutto quello che fanno non li debba annoiare e non richieda impegno. Il teatro, il salire su un palco, anche per brevissimo tempo, richiede invece impegno. Recitare, “to play” in inglese, è appunto giocare ma giocare seriamente al “come se io fossi…” il che richiede un certo sforzo e la necessità di essere guidati da professionisti con una preparazione ed una esperienza che si può ottenere solo sul campo e attraverso percorsi di studio specifici. L’insegnante di teatro si trova ad avere l’importante compito di formare dei giovani, in fasi della loro vita delicate e pertanto deve, a mio avviso, avere necessariamente una preparazione adeguata e mirata. 
 
 
PER INFORMAZIONI 
Coordinamento Calabria -C.Re.S.Co.| Coordinamento delle Realtà della Scena Contemporanea
 
La Scuola d’Italia Guglielmo Marconi www.lascuoladitalia.org
 
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