New York. La Puglia premia i suoi conterranei

Antonella Iovino (May 05, 2011)
I "Puglia’s Italy Awards of excellence in America" sono stati assegnati al poeta Joseph Tusiani e ai giornalisti Antonio Romita e Carlo Brienza

Mercoledì 4 maggio il John D. Calandra Italian American Institute ha ospitato il ‘Puglia’s Italy Award of excellence in America’, una cerimonia di riconoscimento di personalità cresciute o nate in Puglia che hanno raggiunto successi internazionali, promuovendo così l’immagine della regione all’estero. Sono stati premiati Attilio Romita, giornalista della RAI, la rete pubblica di informazione in Italia, Carlo Brienza, vice-direttore della RAI International, il canale che si occupa dell’informazione per l’estero, e Joseph Tusiani, poeta e latinista.

Il premio è stato assegnato dal ‘Puglia Center of America’, un’organizzazione nata con l’intento di promuovere la regione Puglia in tutti i suoi aspetti e favorire scambi di carattere turistico, culturale e di formazione con gli Stati Uniti. Il centro sostiene anche attività di promozione della lingua italiana attraverso concerti e campagne importanti come la lotta al tumore o i Millenium Goals delle Nazioni Unite. L’alto valore delle attività svolte ha richiamato l’attenzione di istituti ed enti italiani ed internazionali che hanno deciso di patrocinarne parte delle iniziative, come il Parlamento italiano, la Provincia di Bari, l'Assessorato alla ‘Cultura, Turismo, Pace e Mediterraneo’ della Regione Puglia e la Commissione italiana dell’UNESCO. Il centro è membro dell’Academic Impact delle Nazioni Unite e ha collaborato con la Columbia University e la Fordham University.

Il presidente dell’organizzazione è Luciano Lamonarca, giovane tenore pugliese molto noto a New York. Come spiega, intervenendo in apertura della cerimonia, il premio viene attribuito a quanti hanno raggiunto successi personali lavorando con dedizione, perché si tratta di esempi per chi proviene dalla stessa regione e non solo. Intervistato da i-Italy sugli obiettivi dell’organizzazione risponde così.
 

L’organizzazione che rappresenta sembra rivolgersi ad un pubblico diverso da quello genericamente all’Italia, un pubblico più attento alle iniziative culturali. Qual è il vostro target e quali sono i principi guida della vostra attività?

E’ un’organizzazione giovane, fondata il 17 novembre del 2009, che intende creare forme di partnership internazionali tra la regione Puglia ed istituti di carattere accademico per promuovere le eccellenze italiane. Oggi siamo di fronte ad un nuovo tipo di immigrazione: è l’America che seleziona i cervelli migliori. L’ultimo progetto che stiamo seguendo vede la partecipazione di sei università americane e sei pugliesi; l’intento è quello di sviluppare un processo educativo del pubblico per portarlo alla conoscenza della regione non solo dal punto di vista enogastronomico o turistico ma anche sotto il profilo artistico. In questo nostro obiettivo siamo supportati da chi crede in noi, come l’assessore alla Cultura, Turismo, Pace e Mediterraneo della Regione Puglia, animata dalla grande passione per la propria terra e dal forte desiderio di promuoverla al meglio.

Sia Attilio Romita che Carlo Brienza si dicono onorati di ricevere questo premio nella città di New York, mostrano il loro profondo legame per la loro terra convinti che le radici siano parte fondamentale della vita di ciascuno. Entrambi si sono distinti nel panorama giornalistico italiano ed americano: Carlo Brienza racconta ogni giorno l’Italia all’estero per Rai International ed Attilio Romita è stato l’unico giornalista italiano, in una ristretta cerchia di giornalisti intervenuti, ad accedere alla conferenza stampa dell’incontro tra Bush e Berlusconi all’alba della dichiarazione di guerra verso L’Iraq. Descrive il momento in cui si trovava nell’auto blindata e riascoltò la sua domanda, dalla quale si capì che di lì a poco ci sarebbe stata la dichiarazione di guerra:

 “ Risentendo la mia voce trasmessa da un’emittente americana capii di aver raggiunto dopo molti sacrifici il mio primo traguardo”.

Ad Attilio Romita abbiamo chiesto: è bella la testimonianza che ci ha dato descrivendo il momento in cui ha capito di aver raggiunto il suo primo grande traguardo.  In quel momento era negli USA. Cosa pensa di questo Paese.

Senza dubbio l’America è all’avanguardia per ricerca ed innovazione tecnologica, ma per l’ambito dell’informazione penso che la realtà italiana e quella americana siano equiparabili. In America spesso le capacità di un giornalista sono  valutate in base all’indice di share; gli stipendi medi sono notevolmente superiori ai nostri, ma il rischio di perdere il lavoro nel giro dei poche ore è altrettanto alto. In Italia, invece, avere un ordine dei giornalisti tutela la professionalità di chi lavora per l’informazione. 

Conferma la tesi di Romita il collega Brienza “ E’ difficile paragonare l’informazione in Italia e negli Stati Uniti, forse non è del tutto appropriato farlo. Ci sono elementi strutturali diversi: in Italia sono presenti un sindacato e un ordine dei giornalisti, sono ancora pochi gli editori puri, che invece in America sono sempre esistiti. L’insieme della stampa italiana nel suo complesso, comunque, garantisce pluralismo di informazione. Ci sono poi elementi di contesto differenti: la retorica utilizzata dai giornalisti americani è diversa, l’attenzione del pubblico è rivolta maggiormente alla cronaca mentre in Italia è rivolta al giornalismo di opinione e così per molte altre caratteristiche”.

Chiude la serata il premio assegnato a Joseph Tusiani, poeta, scrittore, traduttore e latinista. Laureato alla facoltà di Lettere dell’Università di Napoli Federico II nel 1947 si trasferì a New York, in un viaggio che si trasformò in un soggiorno a vita. Tra i suoi successi letterari ricordiamo le traduzione dei versi di Michelangelo, prima della quale il grande maestro era pressoché conosciuto soltanto come artista. Ritirando il premio Tusiani dice “ Sono stato premiato anche in Campidoglio, ma certamente questa sera l’emozione è più grande, perché si tratta di un riconoscimento come pugliese. Ho tradotto l’opera ‘Il Morgante’ del Pulci nella quale la Puglia viene definita ‘terra di mosche’ ma mi chiedo quale terra non lo fosse all’epoca del Pulci. Ebbene, proprio questa attribuzione ha ispirato in un’altra opera l’espressione ‘morto io, morto una mosca in Puglia’ a significare la forte precarietà della vita umana”. 

Nel corso delle generazioni di italo-americani si assiste inevitabilmente alla perdita dell’uso della lingua italiana. I figli di chi si è trasferito la parlano poco, i nipoti non la parlano affatto. Pensa che ciò comporti un allontanamento anche dalle radici culturali? 

Il bilinguismo perfetto è raro, siamo portati a dimenticare le lingue. E’ una questione di sensibilità personale. Ho scritto 15 libri in dialetto pugliese, è il mio modo di rimanere legato alla mia cultura. Molti non provano nostalgia per la terra d’origine, mentre altri ne fanno una malattia. Sono convinto, però, che quando le lingue vengono usate in maniera creativa esse rivivano. Si dà massima attenzione ai suoni, è la creatività in rima o in prosa a preservare una lingua.

Si ha l’impressione che si conosca l’Italia più per il passato che per il presente. Ci si riferisce all’Italia sempre in termini di cultura rinascimentale ma poco viene detto del contesto culturale contemporaneo. Cosa pensa dell’attenzione rivolta oggi alla cultura italiana?

C’è indubbiamente un deficit nella promozione del patrimonio culturale. D’altra parte lo stesso capita alla Grecia contemporanea, della quale manca totalmente cognizione nel panorama internazionale: personalmente considero il poeta   Nikos Kazantzakis il più grande poeta del XX secolo, ma pochi lo conoscono. In Italia quegli stessi campanili che hanno fatto grandi i suoi comuni hanno diviso territori e persone, in passato come adesso. Nel panorama letterario c’è scarsa attenzione reciproca: tutti scrivono, pochi leggono. 

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