New York. Ancora emozioni in musica con Stefano Bollani

Roberta Michelino (June 11, 2013)
Stefano Bollani è stato ospite al Birdland in qualità di massimo esponente, insieme ad Enrico Rava ed a Paolo Fresu, dell’Umbria Jazz Festival a New York. Ad attenderlo con ansia, oltre ai suoi numerosi fans, c’erano anche Carlo Pagnotta e Renzo Arbore rispettivamente Direttore Artistico di Umbria Jazz e presidente Renzo Arbore e Enzo Capua, rappresentante di Umbria Jazz nella Grande Mela. i-ItalyTV lo ha intervistato e, in attesa dell'intervista in video, vi diamo qualche anticipazione

Indossa una maglietta che riporta la scritta del club dove si dovrà esibire. Ha l’apparenza di un semplice spettatore appassionato di jazz, ma lo riconosciamo dall’inconfondibile codino, è Stefano Bollani, uno dei più grandi jazzisti del panorama musicale internazionale.

E’ arrivato dall’Italia per ritrovare il suo fedele pubblico newyorkese. La direttrice di i-Italy, Letizia Airos, è andata ad intervistarlo nel noto locale jazz, il Birdland, che ha riservato all’artista ben due serate, entrambe sold out.

Non è la prima volta che New York lo vede protagonista di serate indimenticabili: si era già  esibito al Birdland, al Blue Note ed al Town Hall, dove seduti tra il pubblico ad ascoltarlo vi erano celebri esponenti della musica jazz americana, basti citare Ornette Coleman, Buddy DeFranco, John Lewis, Wynton Marsalis.
 

Alla domanda: “Come ci si sente a suonare nella patria del jazz”, la sua risposta è molto schietta ed ironica “Vengo a New York più per il piacere di visitare questa bella città e di comprare dischi introvabili in Italia, l’idea di suonare nella patria del jazz è molto retorica, gli interlocutori sono pur sempre persone” .
 

Ma chi è realmente Stefano Bollani? E’ un artista che ha sempre saputo di voler intraprendere la difficile e competitiva strada della musica sin dall’età di sei anni “Faccio il musicista perchè non ho mai pensato di fare altro”.
 

Ciò che colpisce particolarmente, sia la critica più esigente che il suo folto seguito di estimatori, è il suo essere eclettico senza mai perdere la sua vena autoriale. Ha collaborato con famosi esponenti della musica pop italiana, come Raf, Jovanotti ed Irene Grandi, ha interpretato con assoluta originalità il già complesso repertorio di George Gershwin, ha suonato con le stelle del jazz Gato Barbieri, Lee Konitz, Pat Metheny e Chick Corea, ha realizzato emozionanti spettacoli teatrali con David Riondino e la Banda Osiris e può vantare apparizioni televisive (Meno siamo meglio stiamo con Renzo Arbore) e radiofoniche (Caterpillar, su Radio Due). Non per ultimo, ha ideato e condotto di recente un suggestivo programma televisivo dal titolo “Sostiene Bollani” (con chiara allusione letteraria al romanzo di Alessandro Tabucchi), che ha avuto ospiti del calibro di Peppe Servillo, Gianluca Petrella, Joe Barbieri, Elio di “Elio e le Storie Tese”, Daniele Silvestri, Paolo Fresu, Fabio Concato e  Bobo Rondinelli.
 

La sua musica, che tocca ed esplora diverse tendenze, è dunque il frutto di una sintesi armonica dalla sorprendente versatilità, “non ho mai creduto nella suddivisione dei generi musicali, come dice Duke Ellington, la musica si divide in due grandi famiglie, la musica bella e la musica brutta”, afferma ai nostri microfoni, “io cerco di fare quella bella senza mai chiedermi cosa stia facendo”, è proprio per questa assenza di categorizzazione che il suo repertorio è così ricco e disparato.
 

Parlando d’influenze musicali, negli ultimi tempi è sempre più presente nei lavori di Bollani la componenete brasiliana: nel 2006 ha registrato a Rio de Janeiro il cd “ Bollani Carioca” (un successo mondiale, con più di 60.0000 copie vendute). Da questo suo viaggio sudamericano sono nate molteplici collaborazioni con famosi artisti della nuova scena brasiliana: Hamilton de Holanda, Toninho Horta, Marcos Sacramento, Ze' Renato, Nilze Carvalho fino ad arrivare al cantautore di fama internazionale  Caetano Veloso, con il quale si è esibito nell’ultimo Sanremo di Fabio Fazio. Nei suoi ultimi lavori discografici, inoltre, non ha tralasciato d’incidere canzoni brasiliane tradotte in italiano come “Occhi negli occhi” (Olhos nos Olhos), del cantante e poeta Chico Buarque, noto per la sua battaglia contro il regime militare di Goulart, e “Treno delle Undici” (Trem das Onze) del musicista Adoniran Barbosa.
 

“Mediterraneo – Brasile, come si parlano?” chiede la direttrice di I-Italy, “Si parlano benissimo, la Saudade, la famosa nostalgia-malinconia brasiliana è quella di un popolo che vive vicino al mare ed è continuamente in viaggio, è la stessa nostalgia che hanno a Napoli ”.  Collegandosi a questo concetto ci parla della sua poca attitudine agli spostamenti, al dormire negli alberghi, al mangiare nei ristoranti, “da ragazzino non volevo uscire dalla mia stanza”, dice sorridendo.
 

Quando la Airos accenna al suo rapporto con Enrico Rava, ritorna indietro nel tempo con un breve excursus vitae: “ L’ho incontrato nel ’96 ed è la persona che ha avuto più fiducia nelle mie capacità”. La stima di Rava l’ha incentivato a credere di più nel suo potenziale. La musica come esperienza di vita, non solo come semplice studio. Il merito di Rava sta proprio in questo efficace insegnamento.
 

Alla fine dell’intervista ci confida che trova in New York un ambiente stimolante sotto il punto di vista culturale e musicale, nonostante abbia una predilezione per i piccoli centri. Subito prima della sua esibizione al Birdland, ci confessa divertito di non avere mai una scaletta definita. L’improvvisazione regna sovrana nei suoi concerti, l’incertezza svanisce nel momento in cui appoggia le dita sui tasti del pianoforte ed inizia a scavare nella sua memoria, nelle sue sensazioni, nel suo istinto.
 

Il concerto è stato presentato da Enzo Capua, organizzatore dell’Umbria Jazz Festival di New York, che ha introdotto il musicista accompagnato da Jesper Bodilsen al basso e Morten Lund alla batteria. Dalla scelta musicale della serata si evince tutta la sua poliedricità. Spazia da un repertorio all’altro interpretando in chiave jazz anche canzoni pop degli anni ’60 (Come Prima di Tony Dallara) a Billie Jean di Michael Jackson. Il pubblico ascolta entusiasta e divertito, intona le canzoni, ride alle battute, si sbalordisce per il suo talento. E’ un intrattenitore Bollani, gioca con gli spettatori, con i musicisti, con le note. Per il suo ultimo pezzo chiama sul palco Anat Cohen, nota clarinettista israeliana, residente a New York, definita dallo stesso Bollani “una vera e propria scoperta” in una sua intervista.
 

Campione di genio e sregolatezza, artista di talento, musicista eclettico, il suo grande merito è quello di far appassionare i suoi spettatori alla Musica con la “M” maiuscola, trascinandoli con il suo carisma e con la sua bravura nel suo mondo interiore. Con Bollani, il jazz non ha più bisogno di essere spiegato, basta solo ascoltare il susseguirsi di note che arrivano dritto all’anima.

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