Liberalizzazioni e Crescitalia. Cosa ne pensate? Lo abbiamo chiesto ad alcuni romani

Doriana Vari (January 25, 2012)
Le liberalizzazioni del governo Monti hanno scatenato una serie di proteste da parte di diverse categorie professionali. Parlano alcuni pendolari della Stazione Tiburtina

Roma, 24 gennaio 2012. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano firma, rendendo attuativo, il decreto legge varato dal governo Monti. Si tratta del contestatissimo decreto Crescitalia, ossia quel pacchetto di liberalizzazioni che, secondo il Presidente del Consiglio, “daranno il via a una grande azione economica e sociale”. Il decreto in questione, approvato dal Consiglio dei Ministri solo pochi giorni fa, ha il fine di salvare il Paese dallo stato di recessione in cui attualmente versa, così, a essere colpite, sono diverse categorie, dai commercianti, ai privati, ai liberi professionisti.

Gli italiani, dunque si preparano, volenti o nolenti, a una serie di cambiamenti e riforme che sembravano impossibili in un paese come il nostro. Tra le misure adottate dal governo troviamo:

Farmacie e attività notarili: sarà indetto un grande concorso straordinario per l’apertura di nuove farmacie, ve ne saranno cinquemila in più in tutto il Paese, una ogni tremila abitanti, e, ognuna deciderà dei propri orari, turni e sconti indipendentemente dalle altre. Tuttavia crolla la proposta secondo cui i farmaci di fascia C potranno essere venduti anche nei supermercati. Per ciò che riguarda la professione di notaio, invece, tutto si limiterà all’aumento della concorrenza visto che saranno messi a disposizione cinquecento scrivanie in più.

Professioni: si va incontro all’abolizione delle tariffe minime e massime, dunque ogni professionista stabilirà in accordo con ogni singolo fruitore il costo della sua consulenza; verrà inoltre introdotto l’obbligo di presentazione al cliente di un preventivo scritto. Per accedere all’esame di Stato, poi, saranno sempre obbligatori diciotto mesi di tirocinio.

Assicurazioni RC auto: chiunque accetterà di far installare una scatola nera sul proprio veicolo avrà diritto a un prezzo più basso dell’assicurazione auto; in questo modo si tenta di scoraggiare false perizie.

Benzinai: visto il recente spropositato aumento del costo della benzina, nell’acquistare e rivendere il carburante, dal 30 giugno, nessuna pompa di benzina sarà vincolata dalle marche né da orari che regolino l’apertura e la chiusura; inoltre chiunque possegga un distributore, avrà la possibilità di rivendere anche prodotti non-oil.

Commercianti: ogni negozio avrà la possibilità di proporre al cliente sconti in ogni momento dell’anno, si pone dunque fine all’era dei saldi; inoltre gli orari d’apertura e chiusura degli esercizi commerciali non saranno prestabiliti, ma ogni proprietario potrà stabilire per sé.

Banche: verrà imposta una riduzione del prezzo delle commissioni bancomat, verranno abolite le spese di bollo nel conto corrente base, e nel concedere un mutuo ogni banca ha l’obbligo di presentare al cliente almeno tre opzioni di assicurazione.
 

Ma tutto questo ha un prezzo, ovvero l’aumento dei punti vendita e delle filiali, nonché l’aumento della concorrenza in ogni ambito.

Inevitabile la reazione dei diretti interessati: da qualche giorno scoppiano lungo tutto lo stivale scioperi e manifestazioni: scioperano gli avvocati e i benzinai, si lamentano i farmacisti, manifestano i commercianti, protestano le banche, discutono i notai. Il tutto si riassume in un blocco totale: in Sicilia e in Calabria mancano ormai carburante e viveri, e in allarme sono anche la Puglia, la Basilicata, la Campania e il Lazio: una specie di nuova spedizione dei Mille che, nuovamente, dalla Sicilia va verso il Nord e che questa volta, sveste la camicia rossa e, ai forconi (ormai diventati simbolo del primo anello della catena alimentare), affianca i tir che impediscono l’accesso e l’uscita dagli svincoli autostradali. A fare da eco agli autotrasportatori decisi a protestare ad oltranza, interverranno nel mese di febbraio i farmacisti, gli avvocati, i benzinai.

Ma se la lente d’ingrandimento si sposta invece su quegli italiani che non vengono colpiti direttamente dalla manovra Monti, si nota una strana, inspiegabile calma:

Roma, 25 Gennaio 2012. Siamo stati nei pressi di via Casilina e nei pressi della stazione Tiburtina e, per strada, abbiamo chiesto ai passanti cosa pensassero della legge sulle liberalizzazioni.
 

La signora Rosetta, 81 anni, pensionata, alla nostra domanda, confusa e incerta chiede “ma chi liberano? E da dove?”; mentre suo marito, il signor Pietro 83 anni, pensionato, la ammonisce e commenta “siamo anziani e non conosciamo le nuove tecnologie”.
 

Pamela, 24 anni, mamma e casalinga, si sente in dovere di giustificarsi e “quando ascolto i telegiornali capisco la metà delle cose che dicono, non ho capito cosa stiano facendo Monti e i suoi”.
 

Alberto, 58 anni, impiegato, spiega “credo che le liberalizzazioni possano avere effetti positivi a lungo termine, ma bisogna pensare anche a quelle persone che a causa delle liberalizzazioni diminuiranno il loro fatturato, quindi l’ideale sarebbe considerare la questione caso per caso, ma è impossibile. D’altra parte io non mi sento in grado di formulare giudizi, non so offrire un’alternativa possibile, perché l’informazione che riesco a ricavare dai tg o dai giornali non mi basta per avere un quadro completo su quello che succede”.

Anna, 46 anni, giornalaia, è fortemente contrariata da questa manovra, sostiene che “i giornali non si vendono più come una volta, le persone, soprattutto le nuove generazioni, preferiscono trovare le notizie su internet anche perché è tutto gratuito, quindi l’aumento dei punti vendita ci penalizzerà da tutti i punti di vista; e credo che questo non riguardi solo i giornalai, ma tutte le categorie che sono toccate da questo decreto”.
 

Emilia, 62 anni, ex docente di economia ed ex consigliere della regione Basilicata, sembra avere un quadro più nitido e completo della situazione: “ guardo almeno due tg di reti diverse e leggo almeno due quotidiani ogni giorno, inoltre per diversi anni mi sono occupata di politica, tuttavia non credo che l’informazione sia di semplice fruizione e sicuramente non è adeguata all’Italiano medio che molto spesso non ha il tempo per approfondire autonomamente”… “Personalmente non sono del tutto contraria alle liberalizzazioni, credo però che il tutto debba essere svolto con la massima oculatezza, è fondamentale trovare il giusto equilibrio perché se nel tentativo di aumentare i posti di lavoro si concede l’avvio di un numero eccessivo di attività, la maggior parte di esse saranno inevitabilmente destinate al fallimento”.

Infine, Andrea, 30 anni, conducente d’autobus di linea urbana, lancia il suo grido sicuro e chiarissimo in romanesco: “fanno bene a liberalizzare, così almeno magnamo tutti!”

Alla luce di queste testimonianze è facile capire come, probabilmente, il problema principale sia quello del reperimento delle informazioni: i telegiornali e le trasmissioni televisive fanno ricorso a termini specifici che evidentemente i più fanno fatica ad assimilare, ne deriva necessariamente una diffusa confusione generale o, peggio, un’arrendevolezza passiva degli italiani rispetto agli argomenti da cui si sentono tagliati fuori. Ma se la Res Pubblica è Cosa Pubblica, di tutti, allora il popolo, non dovrebbe essere in grado almeno di comprendere fino in fondo ciò che sta accadendo a quella Cosa che prima di tutto e più di tutto gli appartiene?

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