Dai tetti degli atenei ai monumenti. La cultura protesta. "O la borsa o la vita"

Teresa Signorini (November 28, 2010)
Studenti e ricercatori di tutta Italia per far sentire la loro voce si 'sono impossessati' dei luoghi della cultura per protestare contro la riforma dell'università

Per il mondo universitario italiano quella appena conclusa è stata una settimana ad altissima tensione, iniziata Mercoledì mattina con l'ennesimo rinvio del voto alla Camera sulla riforma dell'Università preparata dal ministro dell'istruzione Mariastella Gelmini: il governo è stato battuto alla Camera da un emendamento dei finiani di Futuro e Libertà e il voto definitivo è slittato a Martedì 30 Novembre.

Il clima che si respira dentro e fuori dai palazzi della politica è incandescente: le difficoltà del governo Berlusconi non si fermano nelle stanze del potere, a una serie di lotte interne di partito che stanno progressivamente logorando la maggioranza a causa dell'insanabile frattura tra il premier e l’alleato storico Gianfranco Fini, ma vanno ben oltre; si estendono anche fuori da Palazzo Madama e Montecitorio (sedi rispettivamente di Senato e Camera dei deputati) dove per tutta la settimana si è levato il coro di protesta di studenti e ricercatori universitari, che da nord a sud hanno occupato i tetti delle principali facoltà universitarie e alcuni dei monumenti simbolo delle città italiane. Dal Colosseo di Roma alla Torre di Pisa, dalla Mole Antonelliana di Torino alla splendida cupola del Brunelleschi di Firenze, passando per la Basilica del Santo a Padova: questi sono solo alcuni dei luoghi simbolo della cultura e dell'eccellenza italiana, memorie storiche che ricercatori e studenti hanno occupato per manifestare il proprio dissenso nei confronti di una riforma che a loro modo di vedere penalizzerebbe ulteriormente il sistema universitario italiano.

Le critiche si levano in primo luogo contro i cospicui tagli finanziari già operanti che avrebbero come conseguenza quella di portare molti Atenei al di sotto di una soglia critica di sopravvivenza senza che si possano determinare le condizioni per attivare comportamenti “virtuosi”, quei comportamenti che il ministro Gelmini promette di premiare. Gli stessi Atenei “di eccellenza”, premiati dalle incentivazioni previste, per i detrattori della riforma saranno costretti ad operare con finanziamenti largamente al di sotto degli standard internazionali, con la conseguenza di determinare un generale abbassamento del livello medio delle prestazioni del sistema universitario italiano.  
 

Anche Bersani, leader del Partito Democratico d'opposizione, si è dichiarato contrario alla riforma e in queste giornate dense di avvenimenti è salito insieme ai ragazzi  sui tetti della facoltà di architettura di Roma per appoggiare la protesta dei giovani studenti: ferma e decisa la reazione del ministro dell'istruzione che ha visto nel gesto di Bersani una vera e propria istigazione all'azione sovversiva e pericolosa; nelle parole della Gelmini sta la posizione della maggioranza: "Come fa un uomo di più di 50 anni, segretario di un grande partito, a non capire che così rischia di legittimare gli eccessi?". E dopo Bersani sono saliti sui tetti anche Di Pietro, Vendola, i finiani rappresentati da Granata, ex uomini della maggioranza, tutti uniti a sostegno dei ricercatori che nel ddl Gelmini vedono come una minaccia la possibilità di entrare in Università solo con un primo contratto a tempo determinato di 4 o 5 anni, un secondo di 3 anni, ma qualora dopo questo iter non venissero trasformati in collaboratori definitivi vedrebbero interrotto definitivamente il rapporto di lavoro.
 
 

Gli studenti, coloro che veramente fanno le spese di questa situazione di stallo, dal canto loro hanno manifestato in questi giorni la profonda paura che i tagli ai finanziamenti per gli atenei possano intaccare il diritto alla libertà di studio e di scelta,affidando a finanziatori privati l’autonomia che dovrebbe invece avere il pubblico, per raggiungere il bene comune: le voci di dissenso, democratiche, legittime e indicative di una vera libertà di espressione, non andrebbero però strumentalizzate, bensì meriterebbero un'attenta e puntuale riflessione in sede politica e istituzionale. È salendo sui tetti che si aiutano gli studenti? Lo scontro in atto in Parlamento è politico-ideologico, o forse di ideologia ormai ne è rimasta ben poca e la riforma dell’università è diventata un pretesto per regolare una serie di faide interne ai partiti?

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