Cinema. TriBeCa. "Sunspots". Raggi di sole. 18 minuti tra luci ed ombre generazionali

Vincenzo Ruocco (May 09, 2009)
Presentato all'Istituto Italiano di Cultura di New York, il cortometraggio indipendente di Stella Di Tocco, unico italiano presente al TriBeCa Festival

Un’adolescente divisa tra l’infanzia e l’età adulta. E la sua storia che si muove tra luci e ombre.  Diciotto minuti di sensazioni, emozioni, vita reale. "Sunspots” (Macchie di Sole) di Stella Di Tocco ha richiamato la scorsa settimana una nutrita quantità di appassionati e curiosi presso l’Istituto Italiano di Cultura.

Il cortometraggio, in concorso al Tribeca Film Festival di New York, è stato l'unico film italiano presente alla manifestazione cinematografica creata nel 2002 da Robert De Niro dopo gli attentati terroristici al World Trade Center, con l'obiettivo di fornire un sostegno economico e culturale al quartiere di Lower Manhattan, ma anche di promuovere New York come una delle capitali del cinema internazionale.
Simonetta Magnani, addetta culturale Cinema&Art dell’Istituto Italiano di Cultura di New York, apre l’incontro presentando al pubblico la regista, Stella Di Tocco, giovanissima e solare, lo sceneggiatore madrileno Enrique Esteve, anche lui giovanissimo, e il direttore della fotografia Piero Basso.

Stella Di Tocco, romana classe 1973, è regista e produttrice. Non essendo riuscita a reperire i finanziamenti pubblici, né statali né locali, ha deciso di autofinanziarsi, pratica comune nel mondo del cortometraggio, chiedendo un no prestito in banca.
Per questo film, girato in sei giorni e costato intorno ai 20.000€, ha preso ispirazione dal proprio vissuto, scegliendo di raccontare il momento del passaggio dall’infanzia all’adolescenza.
“Volevo approfondire quella sensazione di perdita che si ha nella transizione tra le due realtà.
La mia è una storia di persone e di emozioni.”
Il processo di scrittura è stato lungo.
Tutto è cominciato dal racconto, fatto allo sceneggiatore, di una sua storia personale relativa ad una telefonata.
Dall’idea della telefonata Enrique Esteve ha intrapreso quel processo testuale che lo ha portato alla realizzazione della sceneggiatura stessa.
Sono diversi i registi a cu si sente vicina, ci dice.
Sceglie di nominarne due: Lucrecia Martel e Michelangelo Antonioni.
Di quest’ultimo, “L’avventura” è stato, per questo cortometraggio, il film che più l’ha ispirata.
“Sunspots” è ambientato in una piccola località sulla costa laziale.
Adriana, una ragazzina di dodici anni, si trova a passare le vacanze in compagnia della sorella maggiore, Francesca. Quest’ultima, compromessa in una vicenda sentimentale con un uomo sposato, coinvolge la sorella nel fare telefonate anonime all’uomo. A rispondere sarà però il figlio dell’uomo, Tommaso, un bambino più piccolo di Adriana, che rappresenta l’immagine dell’innocenza che proprio lei sta perdendo.
Adriana alla fine uccide la sua parte più innocente unendosi alla realtà matura e adulta della sorella.

I raggi del sole che bruciano sulla sua pelle rappresentao la dicotomia ombra/luce.
Il mondo dell’infanzia è il mondo dell’ombra mentre il sole rappresenta il mondo dell’adulto attraverso il dolore provato sulla pelle dalla protagonista.
È il dolore che si prova quando si perde qualcosa, un dolore ‘sveglio’ che consapevolmente accettiamo di vivere.
“La bambina è stata la cosa più difficile da trovare. Doveva avere qualcosa di innocente e allo stesso tempo di malizioso e di malinconico.”
“Il cinema è un linguaggio, come la letteratura. Leggendo, capiamo cosa ci piace e nello stesso tempo comprendiamo se la nostra passione va oltre, arrivando a metterci in gioco.”
L'ottima fotografia del film la dobbiamo a Piero Basso, che ben accompagna una storia da un ritmo della ben cadenzato.
Non è certo facile raccontare con così poco tempo a disposizione, ma in 18 minuti Stella Di Tocco dimostra un’ottima capacità di sintesi, eliminando il rischio di soluzioni manieristiche, riuscendo a infondere nell’opera il proprio stile narrativo.
Nell'edizione del Tribeca in cui l'Italia non è rappresentata da nessun lungometraggio in concorso, applaudiamo a questa piccola grande opera italiana, frutto della tenacia e della fiducia che una giovane regista è riuscita a conservare, anche di fronte alle difficoltà del sistema cinematografico relativamente al finanziamento per le nuove opere.

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