Articles by: Alessandro Milone

  • Fatti e Storie

    Nominati i 75 ambasciatori del Made in Italy. Sorbillo unico pizzaiolo d'Italia


     

     
    Depositari di antiche conoscenza e custodi di tradizioni antichi. Sono gli artigiani, a cui per la prima volta in Italia si è deciso di dare visibilità e prestigio. Infatti è stato istituito il riconoscimento MAM – Maestro d’Arte e Mestiere dedicato a 75 uomini e donne di tutta Italia che hanno saputo eccellere in diversi settori dell’artigianato artistico ed agroalimentare. Di questi soltanto 13 sono stati i maestri dell’enogastronomia, nominati ambasciatori italiani nel mondo.
     
    Tra i riconoscimenti assegnati nel Salone d’Onore de La Triennale di Milano dalla Fondazione Cologni, in collaborazione con la scuola internazionale di Cucina Alma, alla presenza del Presidente della Repubblica Mattarella, per il comparto pizzeria il premio è andato al maestro pizzaiolo napoletano Gino Sorbillo. Un suggello alla creatività ed alla innovazione nel rispetto della tradizione.
     
    “Questo riconoscimento è motivo d’orgoglio e spinta per continuare a fare meglio – ha detto Gino Sorbillo – Oltre alla ricerca dei migliori prodotti alimentare nei posti più incontaminati del paese, cerco di applicare sempre abile maestria per dimostrare che anche una semplice pizza ha un’anima. La nostra famiglia lavora nel settore da quasi un secolo, quattro generazioni. Siamo partiti da via Tribunali e presto porteremo la nostra tradizione a New York”.
     
    “Un omaggio commosso e grato alle molte mani intelligenti artefici di tutta la grande bellezza che innerva l’intero territorio nazionale” con questa motivazione sono stati assegnati i riconoscimenti dalla Fondazione. Il Premio che avrà cadenza biennale ha visto, tra gli altri, nominati Gualtiero Marchesi, Iginio Massari, Paolo Basso per la sommellerie ed Alessandro Tomberli  per la sala dell’Enoteca Pinchiorri di Firenze. I nomi di tutti i vincitori sono stati inseriti nel Libro d’Oro delle Eccellenza Artigiana Italiana.



    L'elenco completo su: http://www.maestrodartemestiere.it/it 

     

  • Arte e Cultura

    Uffizi e Indiana University, il patrimonio archeologico sarà in 3D


    Non ha precedenti l’accordo di cooperazione che è stato firmato tra le Gallerie degli Uffizi e l’Università dell’Indiana (USA) per la digitalizzazione in 3D dell’intero patrimonio lapideo archeologico greco e romano degli Uffizi, dei musei di Palazzo Pitti e del Giardino di Boboli. Il progetto di collaborazione garantirà la realizzazione di modelli 3D che saranno resi disponibili online entro il 2020 per scopi sia di studio, sia di tutela. Si tratta di un’operazione che riguarderà circa 1260 opere d'arte – tra sculture, are e sarcofagi -, ovvero oggetti lapidei che vanno da II secolo avanti Cristo al IV secolo dopo Cristo e che costituiscono la più ampia collezione di marmi antichi di un museo statale italiano non romano. Il costo complessivo dell’operazione – circa 600mila dollari – sarà interamente sostenuto dall’Università dell’Indiana.

     


    “La scansione sistematica del patrimonio scultoreo antico degli Uffizi – ha affermato Eike Schmidt, Direttore delle Gallerie degli Uffizi - aprirà prospettive completamente nuove per la ricerca, in quanto permetterà ricostruzioni virtuali delle policromie, integrazioni e restauri virtuali con una precisione finora impensabile. Non solo: essa permetterà un'accessibilità e una fruizione globale, e perfino un rilevamento così particolareggiato da fungere praticamente come 'copia di sicurezza' delle statue antiche”.
     


    “Questo è un progetto storico e altamente ambizioso - ha dichiarato il Presidente dell’Università Michael A. McRobbie -, uno di quelli che genererà opportunità senza confronti per gli studiosi, grazie ad una delle istituzioni culturali leader nel mondo e alle sue leggendarie collezioni. La profonda conoscenza dell’Università in materia di arte antica, assieme alla nostra expertise tecnologica, costituiranno un sicuro vantaggio, che porterà alla luce, anche dal punto di vista virtuale, una collezione di antichità classiche in grado di ispirare alcuni dei più grandi geni della storia dell'arte occidentale”.
     


    Il progetto di scansione 3D dell’intero patrimonio di marmi antichi delle Gallerie degli Uffizi avrà diverse finalità: tutelare ogni singolo bene in quanto non sarà più solo inventariato e schedato ma anche riproducibile fedelmente partendo da un modello tridimensionale; aumentare il livello di conoscenza di ogni opera a fini sia divulgativi, sia di valorizzazione; mappare completamente i restauri dei marmi antichi; gestire i vari depositi; calcolare esattamente i pesi delle opere, al fine della loro movimentazione ed esposizione nei musei, o custodia nei depositi; approfondire la ricerca delle tracce di colore presenti sui vari pezzi.

  • Fatti e Storie

    "Donna e Regina": così vivevano le monache di Napoli


     

    "Donna e Regina" è un libro che parla di Napoli. Da una prospettiva molto particolare, quasi nascosta. Lo fa dalle piccole finestre di un convento del 1300, quello di Donnaregina Vecchia. Osservando i fatti, e la storia millenaria della città, dall'ottica unica delle monache clarisse. Dimenticate dalla memoria storica della città, ma che protagoniste a tratti, hanno vissuto a Napoli fino al 1861, per oltre 500 anni. 


    L’autrice rivela storie nascoste e dimenticate di donne che nel corso di alcuni secoli hanno scelto, o hanno subito, l’esperienza della clausura. Scene di vita monacale quotidiana in cui sembra aleggiare la presenza costante della Regina Maria D'Ungheria, fondatrice del convento, che in quel luogo riposa ancora e dà protezione, in un meraviglioso sepolcro realizzato da Tino di Camaino.


    Una ricerca, tra le stanze e le carte dell'Archivio Diocesano, che ha portato alla luce episodi, sentimenti, parentele. Tra i tanti, il più particolare, è quello che riguarda una possibile parentela tra Cherubna Ciccone, monaca ci clausura originaria del Monastero dei Miracoli di Casalbordino in Abruzzo e la cantante popstar Madonna, figlia di Silvio Ciccone, originario di Pacentro in Abruzzo. 


    Un viaggio sentimentale ma non solo, che alterna momenti ed episodi lieti della vita di Napoli e del convento con momenti storici difficili. Dalla conquista spagnola degli Aragonesi della città ai danni degli Angioini, fino alla Rivoluzione Napoletana del 1799, con le monache "guerriere" sempre protagoniste. Basti pensare che nel 1442, venne affidato, alle suore, dagli spagnoli, il delicato compito di sorvegliare la Porta di San Gennaro per garantire una via d'accesso diretta al Centro della città.


    Storie di donne, storia di vita quotidiana, storia di Napoli. Questo è "Donna e Regina", per i tipi della EdR Editore, di Beatrice Cecaro.

  • Fatti e Storie

    Mentoring for Africa con Una scuola per il Benin


     

    In Africa milioni di bambini non hanno la possibilità di andare a scuola per malattia, disabilità, povertà: tanti di questi anche quando la frequentano sono costretti ad abbandonarla per le precarie condizioni scolastiche, la scarsa qualità dell'istruzione e la mancanza di guide che li motivino.

     
    Per combattere questo stato di disagio e assicurare un' istruzione di qualità a tanti bambini svantaggiati, il Consolato del Benin a Napoli d'intesa con Mentoring USA-Italia ONLUS, fondata da Matilda Cuomo e guidata in Italia da Sergio Cuomo, e con le Associazioni Un Sogno per il Bénin ONLUS, In CostieraAmalfitana.it, UNPLI Campania e la collaborazione di Rosalba Mottola, autrice di libri per ragazzi, promuovono il Progetto “Una Scuola per il Benin” diretto a infondere orgoglio e speranza nella comunità di questo Paese gettando le basi per il suo progresso.


    L'obiettivo è quello di realizzare una scuola che risponda alle effettive esigenze di apprendimento nonché una struttura architettonicamente in accordo con il clima e la cultura locale. Un progetto per promuovere il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione residente perché il dono della cultura potrà consentire a molti Bambini di studiare ed emanciparsi rimanendo nel proprio Paese, così da condurlo, grazie alle proprie competenze, verso un futuro migliore.

     
    L'obiettivo di realizzare una scuola non è il solo poiché, all'interno di questo progetto, è previsto lo sviluppo di un programma Mentoring a prevenzione e contrasto della dispersione scolastica e del disagio giovanile (www.mentoringusaitalia.org). Il fine è quello di guidarli durante tutto il percorso scolastico attraverso la figura di un volontario Mentore, adeguatamente formato (uno studente dell'Università vicina piuttosto che un volontario di un'Associazione), che in un rapporto uno-a-uno se ne prenderà cura e lo sosterrà infondendogli stima e fiducia in se. Così molti Bambini non abbandoneranno gli studi precocemente e potranno sperare in un futuro diverso da quello di tanti altri costretti nell'ignoranza e nel degrado sociale.


    Per info e donazioni visita: www.mentoringusaitalia.org 

  • Fatti e Storie

    Napoli come New York capitale della Street Art


     

    In principio era New York, il graffitismo e Taki 183. Siamo nei primi anni 70 e la città venne tappezzata dalla firma di un ragazzino, Demetaki, di origine greca che viveva sulla 183rd Street, Washington Heights.

    Poi venne Bansky e cambiò per sempre il modo ed il concetto di arte stradale, rendendola arte, con messaggi sociali potentissimi. Le città come palcoscenici, cornici e vettori di un’arte aperta a tutti. Fuori dalle sale ovattate dei musei, capace di gridare a tutti disagio sociale, voglia di cambiamento, emarginazione inascoltata. Prese quindi piede nei quartieri più degradati, nelle periferie del mondo, e di New York principalmente, che reclamavano attenzione. Ma da Street Art a Wall Street Art il passo fu breve. Oggi nella Grande Mela, gli street artist vengono assunti da grandi compagnie multinazionali per campagne pubblicitarie alternative ai mezzi di comunicazione tradizionali.

    Ovviamente New York viaggia ad una velocità diversa dal resto del mondo. E mentre lì Bansky&co sono affermatissimi da diversi anni, nel vecchio continente, e soprattutto in Italia, la street art è ancora al primo step, sta pian piano venendo fuori dalle periferie, come simbolo di riqualificazione, per attirare pubblico e visitatori. Tra i palcoscenici più utilizzati dagli street artist in Italia spicca Napoli con le sue periferie. Da Scampia a Ponticelli. Da Secondigliano a Barra. Napoli è in pochi anni diventata eccellenza nella street art, diventando capitale d’Europa, insieme a Londra e Berlino, di questa nuova forma d’arte.

    Al suo sviluppo ha senz’altro contribuito Inward, il primo osservatorio sulla creatività urbana, diretto da Luca Borriello, Roberto Race e Salvatore Velotti, che svolge attività di ricerca e sviluppo nell’ambito della creatività urbana, operando con un proprio modello di valorizzazione nei settori pubblico, privato, no profit ed internazionale, con progetti che negli anni sono divenuti piattaforme stabili, con partner pubblici o privati. Una sorta di network, di rete tra città, artisti, aziende ed istituzioni: un vero e proprio coordinamento di associazioni no profit che vuole promuovere uno sviluppo coordinato dell’arte urbana, un programma educativo di inclusione sociale in periferia ed un’alleanza internazionale di organizzazioni specializzate. Un centro nevralgico che coordina in tutto il paese oltre 250 progetti e 20 Festival e che monitora assieme a 12 università 156 comuni e 35 associazioni in 15 regioni del paese. Tra i progetti più noti vi sono il murales che raffigura San Gennaro a Forcella e la bambina di etnia rom a Ponticelli, entrambi di Jorit Agoch.

    Ritornando a Bansky ed a Napoli, nella città partenopea è presente l’unica opera in Italia dello sconosciuto writer inglese: l'artista ha realizzato in Via Benedetto Croce, uno stencil che rappresentava una reinterpretazione dell'Estasi della beata Ludovica Albertoni del Bernini, raffigurata con in mano delle patatine e un panino, simbolo del consumismo. L'opera è stata cancellata nel maggio 2010 da un writer napoletano che l'ha coperta con un enorme murales. Invece resiste in Piazza dei Gerolomini, poco distante da via Benedetto Croce, la cosiddetta Madonna con la pistola, reinterpretazione di un'opera del barocco romano, Sant'Agnese sul rogo. E proprio Inward ha lanciato una petizione per salvaguardare e proteggere quest’unica opera in Italia di Bansky.

    Napoli come New York quindi. Legate dal parallelo, legate dal nome simbolo di novità, legate dall’arte e dalla creatività. Napoli come New York capitali della street art mondiale. Napoli come New York si colora per un rinascimento creativo.

  • Life & People

    Napoli come New York capitale della Street Art


     

    In principio era New York, il graffitismo e Taki 183. Siamo nei primi anni 70 e la città venne tappezzata dalla firma di un ragazzino, Demetaki, di origine greca che viveva sulla 183rd Street, Washington Heights.

    Poi venne Bansky e cambiò per sempre il modo ed il concetto di arte stradale, rendendola arte, con messaggi sociali potentissimi. Le città come palcoscenici, cornici e vettori di un’arte aperta a tutti. Fuori dalle sale ovattate dei musei, capace di gridare a tutti disagio sociale, voglia di cambiamento, emarginazione inascoltata. Prese quindi piede nei quartieri più degradati, nelle periferie del mondo, e di New York principalmente, che reclamavano attenzione. Ma da Street Art a Wall Street Art il passo fu breve. Oggi nella Grande Mela, gli street artist vengono assunti da grandi compagnie multinazionali per campagne pubblicitarie alternative ai mezzi di comunicazione tradizionali.

    Ovviamente New York viaggia ad una velocità diversa dal resto del mondo. E mentre lì Bansky&co sono affermatissimi da diversi anni, nel vecchio continente, e soprattutto in Italia, la street art è ancora al primo step, sta pian piano venendo fuori dalle periferie, come simbolo di riqualificazione, per attirare pubblico e visitatori. Tra i palcoscenici più utilizzati dagli street artist in Italia spicca Napoli con le sue periferie. Da Scampia a Ponticelli. Da Secondigliano a Barra. Napoli è in pochi anni diventata eccellenza nella street art, diventando capitale d’Europa, insieme a Londra e Berlino, di questa nuova forma d’arte.

    Al suo sviluppo ha senz’altro contribuito Inward, il primo osservatorio sulla creatività urbana, diretto da Luca Borriello, Roberto Race e Salvatore Velotti, che svolge attività di ricerca e sviluppo nell’ambito della creatività urbana, operando con un proprio modello di valorizzazione nei settori pubblico, privato, no profit ed internazionale, con progetti che negli anni sono divenuti piattaforme stabili, con partner pubblici o privati. Una sorta di network, di rete tra città, artisti, aziende ed istituzioni: un vero e proprio coordinamento di associazioni no profit che vuole promuovere uno sviluppo coordinato dell’arte urbana, un programma educativo di inclusione sociale in periferia ed un’alleanza internazionale di organizzazioni specializzate. Un centro nevralgico che coordina in tutto il paese oltre 250 progetti e 20 Festival e che monitora assieme a 12 università 156 comuni e 35 associazioni in 15 regioni del paese. Tra i progetti più noti vi sono il murales che raffigura San Gennaro a Forcella e la bambina di etnia rom a Ponticelli, entrambi di Jorit Agoch.

    Ritornando a Bansky ed a Napoli, nella città partenopea è presente l’unica opera in Italia dello sconosciuto writer inglese: l'artista ha realizzato in Via Benedetto Croce, uno stencil che rappresentava una reinterpretazione dell'Estasi della beata Ludovica Albertoni del Bernini, raffigurata con in mano delle patatine e un panino, simbolo del consumismo. L'opera è stata cancellata nel maggio 2010 da un writer napoletano che l'ha coperta con un enorme murales. Invece resiste in Piazza dei Gerolomini, poco distante da via Benedetto Croce, la cosiddetta Madonna con la pistola, reinterpretazione di un'opera del barocco romano, Sant'Agnese sul rogo. E proprio Inward ha lanciato una petizione per salvaguardare e proteggere quest’unica opera in Italia di Bansky.

    Napoli come New York quindi. Legate dal parallelo, legate dal nome simbolo di novità, legate dall’arte e dalla creatività. Napoli come New York capitali della street art mondiale. Napoli come New York si colora per un rinascimento creativo.

  • Fatti e Storie

    E se Milan Kundera incontrasse Roth?


     

    Mettere a confronto autori lontani, questo è l’obiettivo di Strane Coppie 2016, il festival, giunto alla sua ottava edizione, ideato da Antonella Cilento, scrittrice e giornalista, che vuole “sfondare il muro della letteratura”.

     
    “Strane Coppie nasce all’interno del Laboratorio “La Linea Scritta” per raccontare a quante più persone possibile gli autori moderni in una forma non accademica, che è la morte della letteratura, ma quanto più vicina alle curiosità del pubblico” ci ha spiegato l’ideatrice Cilento.

     
    Per questo alcune delle Strane Coppie vedranno come protagonisti i traduttori di grandi autori della letteratura mondiale. Così Kundera, nella giornata di apertura del Festival il 7 aprile, incontrerà Roth. Così autori russi o giapponesi verranno analizzati per scoprirne i lati comuni. 3 mesi di incontri, tra Napoli e  Milano che, spiega la Cilento, “rispondo all’esigenza di superare alcuni limiti della nostra cultura, che purtroppo si ferma a Pirandello ed ai primi autori del dopoguerra. Così come si ferma ai confini nazionali, ignorando, sen non gli autori anglofoni, il resto del panorama letterario”.

     
    Per questo motivo ospiti e protagonisti del Festival saranno i molti casi i traduttori che potranno dare un punto di vista nuovo, originale e molte volte personale. Veri professionisti della scrittura con capacità di vedere e spiegare come si lavora sulla parola e sui temi profondi della parola.

     
    In questi momenti di incontro e riflessione si cerca di fare anche il punto sulla situazione della letteratura in Italia. “Sono anni di grande trasformazione senza progettualità. In questo momento nel nostro paese si leggono di più autori stranieri (in lingua inglese) che italiani. Se a scuola non ci fossero Manzoni e Leopardi vi sarebbe una profonda cesura tra chi oggi legge e chi scrive – spiega Antonella Cilento – Dopo il progetto di Einaudi siamo stati colonizzati. Con questi Festival, con i laboratori, affiancando anche il lavoro degli insegnanti, dobbiamo far riprendere alle persone in mano i libri italiani”.

     
    Non solo supremazia del modello anglofono. Ma anche questioni economiche, una certa dose di responsabilità degli insegnanti che spesso non leggono e quindi non trasmettono, e poi “una patina di superficialità nella gran parte di autori italiani che fa abbandonare i lettori. E’ un momento commercialmente drammatico, ma di ottima produzione. Piano piano emergeranno gli autori di qualità. Ci sarà un momento di rinascita che deve essere però guidata ed indirizzata”. E allora i lettori torneranno a riscoprire la letteratura italiana.

     
    “La lettura è una droga, trasgressione – chiude - Se la rendiamo obbligatoria, come spesso nelle nostre scuole accade, perdiamo appeal e colpi. Deve essere un mondo nascosto. Che dia risposte, che dia soluzioni alle nostre domande. Non può essere imposta, ma una scoperta fatta dal basso. Bisognerebbe magari iniziare a far scrivere. Scoprire la bellezza della scrittura, un percorso all’incontrario. Funziona”. 

  • Fatti e Storie

    Come la cucina napoletana ha "salvato" il mondo grazie ad un americano


    La cucina italiana, specialmente quella meridionale, in passato non era considerata molto nell’opinione pubblica, che invece prediligeva l’elaboratissima e raffinata cucina francese, di assai più nobili natali: pasta, pizza e pesce erano infatti associati immediatamente all’immagine di quell’oceano di derelitti che, disperati, lasciavano l’Italia e attraversavano l'oceanoper affollare le strade di New York, Londra e Parigi alla ricerca di nuovi mondi, di sogni, per inseguire un futuro migliore. 




    La stessa cucina italiana era, per giunta, ben franca di cerimonie nella presentazione dei suoi piatti più famosi: poverissima, essenziale, figlia di antichissime tradizioni latine e greche che, nei secoli, si mischiarono alle miserie e alle influenze dei mille popoli che invasero l’Italia>


    La stessa pizza che nacque nel 1400 nella taverna di un tal Mastro Nicola al Porto di Napoli e gli spaghetti divennero il pranzo preferito di Re Ferdinando dopo essere passati per secoli sulle tavole del popolo.


    Fino a qualche anno fa, sulla bellissima costa del Cilento, c’erano due vecchietti che placidamente passavano le giornate innaffiando bellissimi fiori e coltivando un vecchio orticello: erano Ancel e Margaret Keys.  Scienziati furono loro  che per la prima volta idearono la dieta mediterranea e che, per metà della loro vita, coltivarono ortaggi e frutta assieme ai pescatori di Pioppi con le stesse mani che conobbero la stretta di Eisenhower, Roosevelt, Ciampi, Pertini, Tatcher e di quasi tutte le massime autorità che decisero il destino del mondo nell’intero secolo passato. 


    Prima della loro venuta in Campania, infatti, i coniugi Keys erano due dei più famosi e stimati scienziati americani degli anni ’50. La popolarità fu conquistata dal dottor Ancel Keys quando vinse la Seconda Guerra Mondiale sulle tavole: fu lui infatti l’inventore della “ Razione K“, le famose barrette di cioccolato ed i biscotti che portavano con sé i soldati americani in guerra, quegli indispensabili pasti che permisero ai militari alleati di combattere nel pieno delle energie, senza morire di fame nei territori nemici. 


    Fu proprio nel periodo immediatamente dopo la guerra che Keys provò a combattere proprio la malattia del benessere, l’obesità, che affogava sempre più businessman americani fra infarti e malattie cardiovascolari. Ebbe quindi una intuizione: e se i disagi derivassero dalle pessime e caloriche abitudini alimentari americane? Cominciò quindi un colossale studio che comparò le abitudini di numerosi paesi del mondo, cercando di comprendere quale fosse la relazione fra benessere degli abitanti ed abitudini culinarie. Il fatale incrocio, quell’istante che tese un filo che intrecciò i destini delle lontane Napoli e Minneapolis, si presentò poi in occasione di un convegno a Roma della FAO: proprio lì conobbe Gino Bergami, uno dei maggiori studiosi di fisiologia d’Europa e professore della Federico II.


    Il collega napoletano invitò l’amico a visitare Napoli, proprio perché lì c’era la minore incidenza di malattie cardiache ed infarti. Incuriosito, il dottor Keys accettò l’invito e decise di dirigersi verso il capoluogo campano. Fu questione di un istante, fu folgorato dall’amore verso la città e si decise in un attimo: Via Santa Maria di Costantinopoli divenne la base operativa di un progetto ambizioso: curare l’Uomo attraverso il buon cibo, il “piatto povero” del Sud Italia che tanto faceva storcere il naso agli antichi costumi degli Europei, da sempre affezionati alla cucina francese. 


    Keys volle ribaltare quest’opinione: decise infatti di svolgere studi approfonditi sulle abitudini di vita dei napoletani, partendo da un gruppo di 100 pompieri per poi studiare altri vasti gruppi di uomini del popolo: si fecero sempre più forti le sue convinzioni che, oltre all’attività fisica, l’invidiabile benessere dei popoli meridionali era collegato proprio dal cibo che passava sulle loro tavole. 


    Lo studio di Keys fu però messo in pratica con estrema diffidenza: nessuno voleva rinunciare alle proprie storiche abitudini culinarie. Il Nord Italia infatti rigettò con freddezza gli studi sulla cosiddetta “ Dieta mediterranea“: nessuno voleva abbandonare le antiche tradizioni culinarie per mangiare il pasto di un pompiere napoletano. Servirono infatti più di vent’anni per diffondere lo status symbol della pizza anche in Lombardia e dintorni, merito della seconda generazione di emigranti che, ormai, aveva mischiato sangue meridionale e settentrionale: negli anni ’80 burro e lardo sparirono dalle tavole milanesi, facendo spazio al pregiatissimo olio salentino, ai pomodori del Vesuvio ed alla sognata e sospirata mozzarella campana che affiancò il nordico Asiago. Ancel Keys decise quindi di ritirarsi con la sua intera famiglia a Pioppi, acquistando un immenso terreno che chiamò “Minnelea“, unendo con una impossibile crasi l’antico col nuovo, Minneapolis con Elea, il nome greco dell’attuale Ascea, la città che si vedeva dal balcone della sua bellissima villa. Oltre ad essere uno scienziato, infatti, Keys era un grande amante della storia antica ed a Napoli trovò modo di dar sfogo a tutte le sue più grandi passioni: fu proprio lo stesso scienziato a chiedere espressamente all’architetto che costruì la villa a Pioppi di realizzare una veduta sulla città di Ascea, per guardare da lontano la città che diede luce ai padri della filosofia: Parmenide e Zenone. 


    Così, in quel frammento d’America sulla costa del Cilento, i due scienziati, ormai ultrasettantenni, decisero di creare un orto e condurre veri e propri esperimenti sugli abitanti della zona: invitavano spesso a pranzo i pescatori del luogo, facendo gli mangiare per settimane il cibo americano e per altre settimane i cibi della tradizione napoletana. Poi confrontavano i dati clinici delle analisi ottenendo, per la prima volta nella Storia, la conferma scientifica che gli ingredienti dei piatti meridionali sono fra i più salutari del mondo assieme all’allora poco conosciuta cucina giapponese (peraltro, anche la tradizione culinaria giapponese non ha nobili origini!). 


    Gli studi dello scienziato erano, però, solo di grande teoria. Ci volle il senso pratico della moglie Margaret Keys, una delle biologhe più stimate del ‘900, per dare una dimensione reale degli studi del marito: la signora Keys compose il primo ricettario di dieta mediterranea, libro che diventò un bestseller mondiale, con centinaia di migliaia di copie vendute. Così, grazie proprio a questo insolito e silenzioso team di anziani sposi che giravano per Napoli e dintorni con una vecchia macchina fotografica ed il fare goffo e curioso dell’improvvido turista, il mondo intero riconobbe la cucina napoletana come la migliore e più completa, legando per sempre l’Italia ai famosi “pasta, pizza e mozzarella cheese“. Gli stessi piatti che, in una inconsapevole collaborazione, furono diffusi ovunque dai migranti meridionali. 



    L’America, la miserabile colonia che prese in pugno il pianeta; la cucina napoletana, la povera tradizione che nel mondo diventò invidiato simbolo del benessere: Ancel Keys giunse a Napoli tanti anni prima delle sue scoperte, attraverso le barrette di cioccolato che i soldati americani regalavano agli scugnizzi fra le macerie della città bombardata. Poi, dopo la guerra, le bombe e la fame dei popoli, lo stesso Keys scelse il Sud Italia per una missione ben più importante: salvare l’umanità. P.S. Dopo aver vissuto per quarant’anni della sua vita fra Pioppi e Napoli, per il suo centesimo compleanno Keys volle rivedere la sua Minneapolis e, alla soglia dei 101 anni, morì proprio lì. Qualche mese prima della morte gli fu chiesto da un giornalista se la sua vita fosse stata tanto lungo per merito della “sua” dieta mediterranea, ma con un sorriso rispose: “non è provato scientificamente!” Poi, nel 2010, la Dieta Mediterranea è stata nominata dall’UNESCO patrimonio dell’umanità. 



    per ulterori info su Napoli visitate >>>

  • Fatti e Storie

    Ferma il bullo, la campagna sociale di Mentoring Usa-Italia


     

    Il bullismo è una delle piaghe sociali più diffuse della nostra società. Tanto diffusa quanto nascosta e quindi difficile da contrastare. Una piaga fortemente in ascea. Una recente indagine nelle scuole secondarie di secondo grado, ha evidenziato che 1 ragazzo su 2 subisce episodi di violenza verbale, psicologica e fisica e il 33% è vittima ricorrente  di abusi. Le conseguenze del bullismo e del cyberbullismo sono devastanti: la vittima, pur nell’esposizione massima delle violenze, si sente sempre più isolata, fino ad arrivare ad atti di autolesionismo culminanti a volte con il suicidio. 

    È questo, infatti, il dato allarmante che viene upportato anche dalla rilevazione resa nota dall’Istat. Complessivamente, nel 2014, il 52,7% dei giovani tra gli 11 e i 17 anni è stato vittima di prepotenze. Addirittura, il 9,1% ha dichiarato di essere stato preso di mira dai bulli una o più volte la settimana, mentre il 10,7% meno di qualche volta a settimana, ma comunque una o più volte al mese. Il 32,9%, infine, ha subito atti di bullismo qualche volta nel corso dell’anno.



    Per questo motivo l'onlus italo-americana Mentoring Usa-Italia, fondata da Matilda Cuomo e presieduta a Salerno da Sergio Cuomo, ha lanciato da Salerno e per tutta l'Italia la campagna sociale "Ferma il bullo" raccogliendo fondi per realizzare in quante più scuole possibili, non solo campane, i programmi di inclusione sociale Mentoring. Dopo quasi due mesi di campagna, che terminerà a fine aprile, oltre 300 sono gli esercenti che stanno contribunedo alla raccolta fondi.

    Per aiutare Mentoring: 

    Conto corrente Bancario:

    Banca Prossima, intestato a “Mentoring USA Italia” onlus

    Coordinate bancarie IBAN: IT48Y0335901600100000137897



  • Fatti e Storie

    Ezio Bosso commuove Sanremo e l'Italia



    Sognava il palco del Teatro Ariston di Sanremo fin da piccolo, Ezio Bosso, compositore e musicista, 44 anni, affetto da una grave malattia, la Sla, emersa a seguito di un intervento al cervello, che addirittura gli aveva fatto disimparare a suonare, precipitando la sua vita “in una storia di buio”. Ci è riuscito, ieri, a conquistare il palco della canzone italiana ed in pochi minuti ha emozionato l’Italia e forse il mondo (il Festival si può seguire in tutto il mondo su Rai Italia) incantando al pianoforte il pubblico con la sua “Following a bird”, che detta “in inglese è più figo”, ha spiegato Bosso.
     
    Un momento molto emozionante del Festival di Sanremo 2016 che ha visto protagonista uno dei più limpidi talenti della musica italiana con una lezione di stile, di vita e di umanità. “La vita come la musica si fa solo insieme” ha gridato a fine esibizione suscitando la standing ovation e le lacrime di tante persone in sala.
     
    Due concetti ha voluto esprimere prima di esibirsi nella sua chiacchierata con Carlo Conti. Il significato di due verbi, ha voluto spiegare: perdere ed ascoltare. “Perdere è un verbo brutto – ha detto – ma non lo è perdere i pregiudizi, non lo è perdere le paure, non lo è perdere il dolore”. E 10 milioni di persone si sono perse con lui alla ricerca dell’uccellino smarrito. “La musica ci insegna che ascoltare è la cosa più importante che esista” in un mondo che ne ha perso l’abitudine.
     
    Un boom quindi. Consacrato anche sui social. La sua pagina fan di Facebook è passata da 38mila like fino a sfiorare i 180mila, e continua a crescere. Segno che ieri l’Ariston ha consacrato e dato alle luci della ribalta un uomo immenso ed un grande talento che ai più era ancora sconosciuto, nonostante da anni, ancor prima che la malattia lo colpisse nel 2011, fosse un enfant prodige della musica internazionale. Questo testimonia che la Rai riesce ancora a produrre un servizio pubblico di qualità. D’altronde il suo curriculum, parla chiaro: Carnagie Hall di NY, Teatro Regio di Torino, Sydney Opera House, vincitore di numerosi riconoscimenti e autore della colonna sonora di “Io non ho paura di Salvatores”, solo per citare alcune tappe della sua carriere. Ora il suo nuovo album “12 stanze” ed un tour per i teatri italiani, che si preannuncia sold out. "La musica è una magia, non a caso i direttori hanno una bacchetta". Così risponde a Conti che gli chiede dove troverà l'energia per affrontare tutti questi impegni.
     
    “Noi uomini tendiamo a dare per scontate le cose belle. La vita è fatta di dodici stanze: nell’ultima, che non è l’ultima, perché è quella in cui si cambia, ricordiamo la prima. Quando nasciamo non la possiamo ricordare, perché non possiamo ancora ricordare, ma lì la ricordiamo, e siamo pronti a ricominciare e quindi siamo liberi”. E’ questo l’insegnamento più grande di un uomo coraggioso e fragile allo stesso tempo che ieri ha fatto breccia nel cuore di tutti con una semplicità ed un' ironia disarmante.
     
    Qui il sito di Sanremo dove poter vedere l'esibizione di Bosso >>>

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