"Carissimo Matteo, come stai? Ti dirò che non mi sorprende proprio più nulla, ma tu ragazzo mio? È proprio insolita la tua richiesta", e prosegue, "mai mi era capitato fino a oggi che qualcuno invece di scrivere la sua a me, come da sempre succede, per Natale chieda a me di scrivere a lui. Ci ho riflettuto un pochino, ma poi ho deciso che in tempi "sottosopra" proprio non mi potevo far sfuggire l’occasione di fare quattro chiacchiere con te. Tranquillo non ti chiederò di farmi regali, non arriva a tanto la mia libertà di giocare con te e, visto come ti sei impegnato a farne tu tanti agli italiani, so che sei oberato di promesse e certo non vorrei essere nei tuoi panni.
Non sai quante me ne sono sentite dire da quanti sotto l’albero non hanno trovato quello che si aspettavano o peggio solo carbone e cipolle. Ma ci sta, quando uno fa Babbo Natale è gioco forza che se le debba sentire dire in caso di promesse mancate. Piuttosto ti confido che se tu mi avessi chiesto di fare io dei regali a te, come normalmente avviene, sarei stato un po’ in imbarazzo, non avrei saputo accontentarti.
Nel mio sacco di fantasia devi sapere che è difficile che si passino regali che non provochino pura gioia, e la gioia, lo sanno bene i bambini buoni, è sempre frutto della verità. Ultimamente non mi sembra che tu sia molto attrezzato a rispettarla, difficile sapere se tu mai lo sia stato, non dico nella tua vita privata, per l’amor di Dio, anzi penso che tu sia un bravo papà, e tutto sommato anche una persona leale con i tuoi compagni di cordata e penso persino che il ruolo che tu abbia dato al tuo personaggio pubblico non sia lo stesso che tu celebri in privato.
Ma per chi come me deve portare regali e premiare ragazzi buoni trovo una certa difficoltà a pensare che sia onesto chi agita i mostri della paura per provocare consenso, per costringere dalla sua parte la maggioranza. Non ti porterei in dono come tu desideri le armi per la legittima difesa, perché penso che un Paese migliore non si organizzi rispondendo alla violenza con la violenza.
Ti porterei invece qualche bambolotto nero che tu proprio non desideri perché è dei bambini buoni riconoscere un amico al di là del colore della pelle, della razza e della religione. Ti porterei un manuale di buone parole, quelle che legano, che uniscono, che accompagnano diversi per sentirsi solidali e superano l’arroganza dell’urlo, della volgarità gridata.
A te che aspiri a essere il primo della classe porterei un registro con tutti i buoni voti che dovresti prendere in fraternità, in accoglienza, in ascolto di chi la pensa in maniera diversa, ma ti sembra da primo della classe quello che hai combinato ieri, proprio nel giorno in cui nelle case degli italiani si illuminano presepi e alberi colorati, in giorni di pace e di perdono? Ci sta che tu faccia una grande manifestazione per fare i conti con chi conta su di te, ma perché convocarla contro, perché mostrare i "nemici" per metterli alla gogna della piazza e del futuro del Paese che tu immagini?
Che differenza c’è tra chi incendia le tue bandiere e i tuoi simboli e la campagna di convocazione dei tuoi con i "Io non ci sarò" che in un modo elegante prova a fare una lista di proscrizione? Non ti porterei la bacchetta magica di Harry Potter perché sono sicuro che la prima cosa che faresti sparire sarebbe la Costituzione che in verità stai facendo di tutto per far dimenticare. D’altronde come darti torto se prima di te, chi ha governato questo Paese, benché si sia riempito la bocca dell’inviolabilità del sacro testo, ha fatto di tutto per tradirla e quando non ha voluto ringiovanirla l’ha agitata per fare fuori i propri avversari. " Mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa" oggi vanno ripetendo mentre scompaiono uno dopo l’altro dal panorama politico.
Ti porterei invece qualche alleato di governo più attrezzato, non dico a contrastarti se ti è solidale, ma non a farti da scendiletto che non fa bene né a te, né a lui, e soprattutto non ti passerebbe la sensazione, che per ora sembra non sia tanto e solo una sensazione, che tu sia rimasto un uomo solo al comando e quando uno resta solo non è detto che non vada a sbattere. La storia insegna. Di sicuro non ti porterei in dono elezioni anticipate, non farebbero bene neppure a te, anche se sono certo che è per questo che stai lavorando e la festa vera agli italiani la stai preparando per dopo le feste.
Chi lo dice? Dimentichi che sono Babbo Natale. Carissimo Matteo, tra pochi giorni sarà festa, come vedi ti ho accontentato e prima dei burocrati d’Europa ti ho scritto io. Uno scherzo? Chi sa. Ti confido che in verità mi avrebbe davvero fatto più piacere che tu avessi scritto a me e come tutti avessi concluso: Ti prometto che sarò più buono".
*Gennaro Matino, teologo, scrittore, docente di teologia pastorale e parroco a Napoli