Piazza Farnese. Luogo di civile dibattito

Simona Zecchi (March 02, 2009)
Piazza Farnese. Una giornata i passione civile organizzata dalla rivista Micro-mega pro testamento biologico

Piazza Farnese: splendida piazza nel centro storico di Roma, precisamente il VII rione Regola,  dominata dal palazzo omonimo, Palazzo Farnese. Un palazzo del XVI secolo, un tempo considerato tra le quattro meraviglie di Roma. Oggi, dal 1874, il palazzo è sede dell’ambasciata  francese e l’École Française, scuola archeologica francese.

 
Sabato 21 febbraio sono proprio lì, nella piccola piazza antistante quella di Campo de’ Fiori, insieme a stralci di mercato antico e cartelloni pro-testamento biologico. Segni del passato scanditi da tumulti del presente. E’ la giornata organizzata dalla rivista Micro-mega (rivista italiana di cultura, politica, economia, scienza e filosofia) e dal suo co-fondatore e direttore, Paolo Flores D’Arcais, insieme a vari intellettuali della vita pubblica e civile. Inoltre, con un contributo materiale e organizzativo l’iniziativa è stata supportata anche dall’Italia dei Valori, partito d’opposizione che però in questa occasione non ha voluto apparire lasciando alla voce del dibattito civile la parola.
 
Sapevo che avrei trascorso una giornata movimentata, piena di passione civile, e arrivata a Piazza Farnese  ne ho avuto subito la certezza.
Dei  suoni spiegati di ambulanza vuota interrompono per alcuni minuti, e a due riprese, il discorso di inizio di F. D’Arcais: note fastidiose quasi inaspettate…
La manifestazione scaturisce a causa  della decisione del governo di procedere con una decretazione d’urgenza volta ad impedire la sospensione di qualsiasi tipo di trattamento terapeutico (incluse l’alimentazione e idratazione, considerate per legge trattamenti sanitari terapeutici). Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napoletano, aveva già rifiutato la motivazione d’urgenza e

dunque non apposto la sua firma al documento. La decisione del parlamento, cui comunque era arrivato il decreto dopo approvazione del Consiglio dei Ministri, viene sospesa il 9 febbraio, proprio nel momento della votazione in cui si è colti dalla notizia della morte di Eluana.
 
La polemica nasce già  quando il caso di Eluana Englaro raggiunge la visibilità mediatica, quando cioè il padre Beppino Englaro comincia nel 2000 una battaglia legale per far rispettare la volontà che più di una volta la figlia le aveva espresso nel caso in cui si fosse trovata in uno stato “di non ritorno”, ossia di stato vegetativo perenne qual era. Eluana, dal giorno dell’incidente a 22 anni, costretta da 17 in un letto d’ospedale, è aiutata da mezzi artificiali a sopravvivere e, va detto, anche dalle cure amorevoli di personale ospedaliero e persone a vario titolo che negli anni hanno cercato  di confortarla.
 
Paolo Flores D’Arcais apre il dibattito cominciando da un testo fondante: un testo emanato da 150 medici che confuta nei meriti il metodo di accanimento terapeutico. Anche alcune personalità religiose, non appartenenti alla Chiesa gerarchica, aderiscono alla manifestazione.
Entrando nella piazza già piena prima dell’orario d’inizio, proprio all’ingresso di fronte all’ambasciata francese, gruppi minori indipendenti coinvolgono i manifestanti a rilasciare firme, testimonianze audio-video anche da mostrare su Youtube.  C’è un fermento dunque al di là delle parti. Daniele Garrone, decano della facoltà di teologia valdese, afferma di partecipare all’iniziativa soprattutto come credente e si appella alla libertà che la fede dà alle coscienze di ognuno. Lidia Ravera parla del clamore politico nato intorno al caso e di come la condizione di Eluana sia stata strumentalizzata da entrambi gli schieramenti: maggioranza e opposizione. Interviene anche il noto scrittore Andrea Camilleri, da un po’ di tempo parte attiva nelle iniziative di Micromega, con un affascinante excursus narrativo sull’anzianità: la sua lunga esistenza come testimone dell’Italia di oggi, lungo l’arco che va dal fascismo all’attuale Repubblica, e sulla sua preoccupazione di vedere limitata la sua libertà di scelta di fronte a un eventuale stato vegetativo.  Come sempre l’ironia e l’auto-ironia che lo contraddistinguono strappano un coro di risate tra il pubblico, portando allegria su un argomento così delicato.
 
E ancora, Dacia Maraini, scrittrice, Mina Welby, moglie di Piergiorgio Welby che in condizioni simili ha vinto la sua battaglia, insieme a tante altre testimonianze e opinioni.
 
Intorno alle 17.00, in collegamento telefonico interviene anche Beppino Englaro, accolto da un lunghissimo applauso, che spiega il perché della sua adesione. Infatti, dice, non è come scesa pubblica in campo da interpretarsi questa, bensì come reazione a ciò che lui definisce barbarie, che si vuole imporre con la legge. Approfondisce la motivazione che lo ha portato a proseguire la sua battaglia fino ad esporsi a livello mediatico: “Ho iniziato la mia lotta per amore della volontà di mia figlia, sempre all’interno della legalità e nel rispetto delle istituzioni; in tal modo ho sempre voluto portarla avanti”.
 
L’intervento di Beppino Englaro chiude la manifestazione, che per tutta la sua durata ha tenuto la sua cifra civile con l’unica richiesta di vedere rispettata la scelta di vita o di sua interruzione,  nel caso in cui essa non possa più definirsi tale.
 
E’ indubbio che in Italia manchi una risposta legale a questa richiesta come contrariamente avviene nel resto del mondo. Negli States, la “Living will” è regolamentata attraverso il “Patient self determination act” del 1991, dopo un dibattito perpetratosi dal 1970, e oggi nutrizione ed alimentazione sono considerati appunto trattamenti sanitari. In condizioni di mancata coscienza del paziente si affida la decisione a un fiduciario, solitamente un familiare; qualora invece in precedenza egli avesse espresso in condizioni di capacità mentali, tramite documentazione scritta, il suo rifiuto alle terapie, questo viene rispettato e la sua volontà riconosciuta. 
 
In Italia la decisione si è sospesa forse per lasciare più spazio e tempo alla discussione etica che tanto anima il paese. Nel frattempo Beppino Englaro e altri 13 appartenenti allo staff medico, che ad Udine hanno avuto in cura fino alla fine Eluana, sono ufficialmente sotto indagine per ipotesi di omicidio volontario. Spetta alla valutazione del capo della procura di zona accertare tutti gli elementi e decidere per l’archiviazione o il rinvio a giudizio. Intanto Beppino va avanti, in attesa del giudizio della magistratura, promuovendo un’associazione, “Per Eluana”, e mettendo a disposizione di tutti i fatti così come sono avvenuti dal giorno dell’incidente alla morte della figlia. Living will, ‘volontà sulla vita’, e Testamento biologico: apparentemente l’una la traduzione dell’altra, in realtà, finora, solo due  facce della stessa moneta.
 

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