Nel 1991, la California fu il primo Paese al mondo a dotarsi di una legge antistalking. In quello stesso anno, nella provincia di Bari, viene uccisa Santa Scorese, prima vittima di stalking e femminicidio in Italia. Erano tempi in cui questo brutale crimine non aveva un nome.
Quattordici coltellate, una disperata corsa all'ospedale e il dramma del padre, peraltro poliziotto, che non ha potuto fare nulla per salvarla. In ospedale, Scorese, che all'epoca aveva solo 23 anni, pronuncerà parole di perdono per il suo carnefice. Il gesto le è valso il titolo di Serva di Dio e la ragazza è prossima a diventare la prima santa italiana vittima di femminicidio. La sua storia è ora raccontata nel documentario di Alessandro Piva, vincitore del premio del pubblico alla Festa del Cinema di Roma
Rispetto agli Stati Uniti e al resto dell'Europa, in Italia il primo disegno di legge anti stalking arriva soltanto nel 2008. E solo nel 1981 viene abolito il delitto in nome della salvaguardia dell’«onore».
Il primo problema è che nessun governo, da anni, ha assunto come priorità la violenza contro le donne. È come se il fenomeno fosse normale. C'è assuefazione. È colpa anche della mentalità, della cultura prevalente: che resta quella proprietaria, del pater familias.
I familiari di Santa, come mostro nel film, raccontano che erano già molte le denunce fatte nei confronti del suo aggressore, tutte inutili. All'epoca non si riusciva a codificare i comportamento opprimenti e persecutori di chi molesta ripetutamente una persona. Ma anche oggi la lista delle donne non tutelate è troppo lunga.
Santa Scorsese è stata uccisa perché aveva rifiutato le avances di un uomo, come raccontano le cronache dell'epoca. Sembra che ancora oggi i femminicidi si rifacciano aalla narrativa del raptus.
Sono stati fatti grandi passi ma è necessario anche cambiare il contesto di riferimento utilizzato da molti media per giustificare il femminicidio. Troppo spesso sui giornali si leggono spesso frasi o espressioni che hanno a che fare con uomini che “all’improvviso” si trasformano in assassini ma fino all’altro giorno erano bravi padri, cittadini modello.
Ma come una tale violenza si è potuta abbattere contro una ragazza così giovane?
Perché quello non è cambiato ancora è la cultura del diverso. I sentimenti umani non sono mai lineari e può succedere di covare nella parte più profonda intolleranze, pregiudizi. Si rifiuta a priori, chiunque non appartenga alla propria cerchia , al proprio paese , alla propria cultura. Quello che non si sa o non si comprende fa paura e si trasforma in violenza spesso brutale.
Nel documentario hai voluto privilegiare l’elemento religioso. Testimonianze di preti, insegnanti-catechisti, di mamma Angela, papà Piero e della sorella Rosa Maria descrivono una ragazza perfetta casa e chiesa.
Santa aveva deciso di consacrarsi a Dio. Proprio questa scelta aveva scatenato la furia del suo stalker che era arrivato a dire: "Se non ti avrò io, non ti avrà nessuno, nemmeno Dio". Il documentario mostra due forme di radicalismo religioso. Da una parte un uomo ossessionato in maniera distorta dal tema della religione e dall'altra uuna fervente cattolica che scriveva a Gesù. Una tragedia che come ha detto la sorella Rosa Maria ha avuto due vittime dello stato che, ai tempi, era impreparato ad afforntare la vuolenza di genere, e di fatto non è intervenuto per impedire al persecutore di Santa, un uomo che aveva manifestato in maniera palese il proprio disagio psichico, di non nuocere agli altri e a se stesso.
A chi dedica questo film?
A chi deve sopravvivere a queste tragedie. Un appello affinché le donne siano lasciate meno sole, quando si ritrovano in balìa di una psicosi travestita da amore.
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