La multinazionale di Seattle, che ha reinventato il caffe e il "coffee shop" in America decide di aprire il suo primo negozio nel bel paese nel 2017 a Milano e subito l'opinione pubblica si divide in due. Ce la fara' o non ce la fara' Starbucks a conquistare l'Italia?
L'apertura di Starbucks in Italia e' quello che definirei un effetto collaterale della globalizazzione moderna.
La voglia di espansione dell'azienda americana è piu' che legittima, sia chiaro, quello che desta più interesse è vedere come reagirà l'Italia da sempre considerata la patria del caffè, o dell'espresso così come lo si chiama negli USA.
La storia vuole che il fondatore di Starbucks si sia ispirato proprio ad un bar Italiano nell'aprire il suo primo punto vendita a Seattle.
Come spesso accade, però, nell'attraversare l'oceano sembra che tante, troppe, cose siano cambiate. In Starbucks compaiono tante varianti non presenti nella tradizione Italiana (single, doppio, latte, tall, venti, grande, frappuccino and so on), scompare il consumo al bancone, scompare la tazzina di ceramica per far spazio a quella di cartone.
Cosa succederà con l'apertura di un punto vendita in Italia? Starbucks promette rispetto per le tradizioni e un approccio umile. Sarà vero, ma ho i miei dubbi che la Starbucks cambierà il suo modus operandi. Servirà un espresso più' corposo e cremoso in una tazzina di ceramica bollente da bere al bancone come vuole la tradizione italica o servirà anche in Italia un caffè "annaffiato" in un bicchierino di cartone da portar via?
Conoscendo un po il pensiero del "Corporate America" sono convinto che Starbucks proverà ad imporre la sua filosofia anche in Italia senza adattare la propria offerta al paese "ospitante" e allora la palla passa nelle mani degli Italiani. Cosa vincerà tra la spinta al cambiamento e il rispetto delle tradizioni nostrane?
Personalmente, penso che Starbucks possa avere un discreto successo all'inizio legato per lo più alla novità, alla moda del momento, per poi diventare un rifugio sicuro per il turista americano in visita in Italia. Alla fine l'Italiano berra' di tanto in tanto un frappuccino al caramello, considerandolo forse una buona bevanda a base di caffeina, ma non penso andrà mai allo Starbucks per il suo appuntamento quotidiano col caffè.
Se a Milano, la città forse più' europea d'Italia, Starbucks susciterà una certa curiosità, dubito invece che in città come Napoli o Roma, dove il caffè è un rito dalle sembianze religiose, riesca ad avere alcun successo se non in un pubblico di giovanissimi sempre a caccia di nuove mode da seguire per poi esaurirsi all'arrivo della prossima novità d'oltreoceano.
Io quindi dico NO Starbucks perché la forza dell'Italia passa anche attraverso il mantenimento e la protezione delle sue tradizioni.
Io dico NO Starbucks perché non concepisco il "double espresso".
Io dico NO Starbucks perché chiama "Tall"(alto) il formato più' piccolo tra i tre disponibili.
Io dico NO Starbuck, semplicemente perché non mi piace. Punto e basta.