Le poesie di Mario Fratti, tutte insieme, quelle del primo Volti più quelle del secondo, sono state recentemente ripubblicate in un elegante volume a cura delle edizioni Tracce, nella collana diretta da Annamaria Barbato Ricci. Il volume è stato presentato all’Aquila il 24 settembre 2014, nell’Aula Magna dell’Università, manifestazione organizzata da Goffredo Palmerini. Il testo è stato letto ed ampiamente commentato dalla professoressa Liliana Biondi dell’Università dell’Aquila e dalla poetessa aquilana Anna Maria Giancarli. Presente la rettrice dell’ateneo aquilano, Professoressa Inverardi. Aggiungo solo qualche nota personale a quanto è stato già detto, senza alcuna pretesa di completezza.
Lessi per la prima volta le poesie giovanili di Mario Fratti stampate in un semplice volumetto dalla copertina grigia, conservato presso la biblioteca “Salvatore Tommasi” dell’Aquila, allora sistemata nella sede storica nel centro della città. Se ricordo bene, il volumetto era stato donato alla biblioteca cittadina dal padre di Mario, Leone Fratti negli anni cinquanta, come le prime edizioni delle sue opere teatrali scritte in quel periodo. Ebbi poi occasione di leggere il secondo volumetto di “Volti”, edito negli USA in un formato analogo a quello del primo.
Chiesi a Lui qualche delucidazione su questa produzione, allora già assai lontana nel tempo, e ricordo la semplice frase con cui definì questi lavori: “Non sono poesie, sono bozzetti”.
Tenendo a mente la successiva abbondante produzione teatrale di Mario Fratti, mi sembra di vedere in questi bozzetti l’inizio di un cammino, il preannuncio dei temi ricorrenti nel suo teatro. Il Suo sguardo grigio-azzurro si posa sui volti della città natale e su quelli della città lontana e più grande dove ha scelto di vivere: acuto, penetrante, magnetico, severo, ironico, sarcastico, tagliente, ma anche pietoso e solidale, scruta oltre le mille maschere assunte per la difficile sopravvivenza nel quotidiano e vede i volti. Illumina le ipocrisie, le finzioni, la vergogna, il disprezzo e i conflitti, nascosti ed inespressi: i conflitti interiori dell’uomo, quelli fra persone all’interno della famiglia, fra uomini e donne, fra padri e figli, nella società, fino a giungere, negli anni settanta, a testi di carattere esplicitamente politico, dedicati al situazione del Cile dopo il colpo di stato dei militari.
Persone e situazioni sono descritte con un personalissimo linguaggio espressivo e comunicativo, fatto di un rigoroso processo di astrazione dalla realtà spazio-temporale dei momenti di vita osservati. Niente fronzoli o parole inutili, i bozzetti sono brevissimi, essenziali, cerebrali, quasi astratti, anche problematici da comprendere. Da notare che la punteggiatura si limita a dividere le parole, o i versi, spesso formati di una sola parola, solo pochissimi bozzetti hanno un punto finale di chiusura. La maggior parte di essi resta dunque aperta, ad indicare fugaci momenti di vita nell’ininterrotto fluire del tempo, il seguito ignoto ed inespresso.
Quando in seguito l’artista darà la parola alle persone osservate, in dialoghi o monologhi, quelle diventeranno i personaggi protagonisti della sua vastissima produzione teatrale, drammi e commedie che gli hanno portato premi e riconoscimenti.
Aggiungo, in conclusione, una frase di Oscar Wilde, che trovai riportata sulla prima pagina di uno dei preziosi quadernoni americani di Mario Fratti filologo, oltre che poeta e artista del teatro. In questi quaderni dalla copertina di cartone nero, dai fogli coperti di una scrittura a mano fitta e sbiadita dal tempo, ci sono studi di lingua inglese, raccolte di frasi create dai parlanti nativi trovate principalmente sul New York Times, di difficile comprensione per parlanti l’inglese seconda lingua.
La frase è scritta in modo da essere ben in vista: “We all live in the gutters, but some of us look at the stars/Viviamo tutti nel fango, ma alcuni di noi guardano le stelle”, ci dice Mario con le parole di Oscar Wilde. Un pensiero adatto alla comprensione dei suoi testi poetici.