Sobrio, elegante, colto, fermo: è Mario Monti, il tanto acclamato e discusso nuovo Premier italiano. Le sue apparizioni televisive lo vedono protagonista di interventi essenziali, mai superflui, sempre esposti con estrema decisione e compostezza; i giornali e le trasmissioni tv ne lodano la regolatezza e la preparazione.
Presidente del Consiglio di un Paese reduce da una reggenza fallita, Mario Monti, nel suo austero contegno, è visto dall’Europa e dall’America come l’unico uomo capace di evitare il tracollo finanziario del Paese. L’opinione pubblica italiana, da parte sua, anche nel fornire un’opinione sul nuovo Premier, risulta invece irrimediabilmente spaccata in due parti contrapposte: mentre alcuni ne lodano la morigeratezza e ripongono in quest’uomo tanto deciso quanto temperante, la loro fiducia di cittadini, altri lo accusano di nutrire celati e subdoli interessi a favore delle banche, essendo egli stesso parte integrante dei cosiddetti “poteri forti”.
Ma chi è Mario Monti? Economista, accademico e, solo di recente, anche "politico" italiano. Conseguita la laurea in economia presso la più prestigiosa università del Paese, l’Università Commerciale Luigi Bocconi di Milano, trascorre un anno a Yale, dove incontra in qualità di professore, James Tobin, che nel 1981 riceverà il premio Nobel per l’economia. Al ritorno dagli States comincia la sua carriera accademica: prima docente ordinario all’Università degli Studi di Trento, poi professore presso l’Università degli Studi di Torino e, ad ultimo, ottiene la cattedra di economia politica presso l’Università Bocconi dove diventa prima direttore dell’Istituto di economia politica, poi rettore dell’ateneo e, alla morte di Giovanni Spadolini, ne prende il posto come presidente. Riveste intanto incarichi di rilievo all’interno di diverse commissioni governative e parlamentari: è relatore della commissione sulla difesa del risparmio finanziario dall'inflazione, presidente della commissione sul sistema creditizio e finanziario, membro della Commissione Sarcinelli e del Comitato Spaventa sul debito pubblico, nonché vicepresidente della Comit.
Nel 1994, mentre riveste la carica di rettore dell’università milanese, ottiene la carica di commissario europeo, inoltre gli vengono assegnate le deleghe a Mercato Interno, Servizi Finanziari e Integrazione Finanziaria, Fiscalità ed Unione Doganale. Cinque anni più tardi la commissione si dimette in blocco, a causa di uno scandalo legato a cattive pratiche di gestione ed amministrazione da parte di alcuni commissari: pare che Monti non fosse coinvolto nello scandalo, e infatti, l’anno successivo la sua carica viene confermata. E’ comunque proprio sotto la sua guida che la Commissione Europea avvia il procedimento contro la Microsoft, imputata di aver violato le norme antitrust, e blocca la proposta di fusione tra General Electric e Honeywell perché anch’essa considerata contraria alle normative antitrust.
Il resto è storia recentissima: Monti è il primo Presidente del Brungel (un comitato, indipendente dalla forze politiche, che si occupa di analisi delle politiche economiche), è stato, sino alla sua nomina a Presidente del Consiglio, oltre che presidente europeo della Commissione Trilaterale (un gruppo di interesse di orientamento neoliberista, fondato da David Rockefeller) anche membro del comitato direttivo del Gruppo Bildemberg (una sorta di salotto in stile ottocentesco che conta circa 130 partecipanti, i quali annualmente si incontrano per discutere temi globali, economici, politici). Inoltre è stato advisor della Coca Cola Company, membro del "Senior European Advisory Council" di Moody's, ed è uno dei presidenti del "Business and Economics Advisors Group" dell'Atlantic Council.
Insomma, il nostro attuale Presidente del Consiglio vanta un curriculum vitae invidiabile, tanto invidiabile da fargli guadagnare l’appellativo di Super Mario, un appellativo che in realtà egli stesso rigetta, non amando questo genere di frivolezze; un curriculum che, comunque, spiega molte delle sue scelte e decisioni politiche. In verità pare che Monti non abbia mai espresso il desiderio di occupare i posti dei vertici della politica, pur essendo sempre stato attratto dalle istituzioni aveva sempre guardato con ripugnanza all’ipotesi di una candidatura elettorale, ed effettivamente ha più volte dichiarato la sua ferma intenzione di non candidarsi alle prossime elezioni: “I nostri sforzi saranno indirizzati a risanare la crisi finanziaria, crescita e attenzione all’equità sociale. Agirò con spirito di servizio e senso di responsabilità” aveva sottolineato subito dopo aver accettato l’incarico che il Presidente Napolitano gli affidava.
E’ forse proprio questa la carta jolly del nuovo governo: le reazioni degli italiani alle manovre non avranno peso sul futuro politico del Paese, per cui, in virtù soprattutto delle personali esperienze internazionali ed intercontinentali, Monti propone riforme che gli italiani reputano impensabili: la fine dell’era del posto fisso, le varie liberalizzazioni che Monti progetta per l’Italia, il rigore dei conti pubblici, rispondono alla sua ferma volontà di fare in modo che l’Italia venga pensata non con l’Europa, ma dentro l’Europa, e d’altronde è inevitabile e naturale che un uomo con esperienze extraeuropee pensi di far rientrare il progetto Italia all’interno di un progetto più grande: nel suo discorso al Senato del 25 gennaio, Monti ha sottolineato che “certi principi cardine dell’Unione Europea hanno un fondamento etico che gli stati nazionali hanno avuto la saggezza di collocare nella Costituzione Europea”, cita i principi della “giustizia distribuita, della parità di trattamento degli Stati grandi e piccoli, delle equità intergenerazionali”.
Anche Franco Bruni, suo ex allievo, oggi docente dell’Università Commerciale Luigi Bocconi, lo aveva definito “profondamente europeo, un sostenitore dell’economia sociale di mercato” e aveva continuato “è stato bravo e intellettualmente coraggioso a introdurre nel dibattito politico alcune cose abbastanza scontate per gli economisti ma non così scontate per l’opinione pubblica”.
Il ritratto di Mario Monti delinea, dunque, la figura di un uomo aplomb, rigoroso, fermo nelle sue posizioni ipereuropee che, sempre devono combaciare e confluire nella tutela degli interessi pubblici.
Ricordiamo infine, per chiudere con un sorriso, quella che forse è stata sua prima imitazione realizzata da un comico, parliamo di Maurizio Crozza. Era il 15 novembre 2011 e nella trasmissione Ballarò il comico genovese apre la puntata con la sua satira indirizzata al neo presidente del Consiglio: un inedito ed esilarante "Monti-robot".
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