Ha parlato delle organizzazioni criminali che «utilizzano i paradisi fiscali per nascondere i soldi sporchi e offrirli in garanzia e ottenerne di puliti». Ha dato atto di una «nuova alleanza» tra investigatori italiani e americani «per combattere al meglio i clan italo-americani». E poi ha raccontato delle indagini sulla trattativa tra pezzi dello Stato e Cosa Nostra e del "papello” di Totò Riina, con una premessa: «Ci sono magistrati che indagano, credo sia giusto aspettare che finiscano il loro lavoro che deve accertare la verità dei fatti. Se ci saranno novità andranno accettate, laicamente».
Un faccia a faccia serrato quello di Pietro Grasso davanti agli studenti della facoltà di giustizia criminale della John Jay College [2] a Manhattan. In missione negli Usa insieme al fondatore di Libera [3], don Luigi Ciotti, Grasso ha partecipato ad incontri e dibattiti per la «Settimana in nome della legalità» organizzata dall'Anfe Sicilia [4](Associazione Nazionale Famiglie Emigranti). E ha ricordato, davanti gli investigatori della polizia di New York e ad uno dei magistrati della procura di Brooklyn, i risultati ottenuti con il blitz antimafia Old Bridge portato a termine tra Italia e Usa nel 2008 contro vecchi e nuovi boss italo-americani: «Le intercettazioni ci hanno permesso di scoprire i movimenti dentro Cosa Nostra legati al possibile ritorno dei boss che si erano rifugiati in Usa durante la guerra di mafia».
George Grasso, capo del New York Police Department, ha rivelato quanta parte di Italia c’è in una recente legge contro i clan approvata in Usa: «Sapete cosa ci è stata utile su tutto? Una norma che prevede assistenza per il cittadino che denuncia il boss che chiede il pizzo».
Don Ciotti ha spiegato la nascita e lo sviluppo di Libera: «È una rete ormai presente in 33 realtà in Europa. Anche il nuovo parlamento di Strasburgo ha in calendario una legge che promuova l'uso sociale dei beni confiscati ai boss». Gaetano Calà, direttore del dipartimento Politiche Migratorie dell'Anfe, spiega così la missione in Usa: «Volevamo ricordare l'anniversario dell'uccisione del poliziotto italo-americano Joe Petrosino offrendo agli emigrati che vivono qui, ma anche ai cittadini americani, una visione attuale dell'Italia e dell'esperienza di contrasto al crimine».
(Pubblicato sul Giornale di Sicilia [5])
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[1] http://newsite.iitaly.org/files/img36741255893762jpg
[2] http://www.jjay.cuny.edu
[3] http://www.libera.it
[4] http://www.sicilia.anfe.it
[5] http://www.gdf.it