Elaborare un lutto non è semplice, richiede del tempo, porta, attraverso un doloroso percorso, a rivedere tutta la propria vita, a scavare dentro di sé. Ognuno affronta questa sofferenza a modo proprio. C’è sceglie di confrontarsi con qualcuno, riesce a parlarne, e così facendo, condividendo lo strazio che sente, cerca di guarire. Ma c’è anche chi chiude il dolore in fondo al cuore, fino a quando arriva il momento giusto per tirarlo fuori e poter trovare la via verso la guarigione, verso l’accettazione di ciò che è accaduto. È il tema analizzato da Sandro Veronesi nel suo best seller Caos Calmo, Premio Strega 2006, da cui è stato tratto l’omonimo film diretto da Antonello Grimaldi.
È la storia di Pietro Paladini, un dirigente della televisione, interpretato da Nanni Moretti, qui in veste di attore. La sua vita viene sconvolta dalla perdita della moglie Lara, che muore da sola in casa, mentre Pietro si trova al mare con il fratello Carlo (Alessandro Gassman) e, casualmente, salva una sconosciuta (Isabella Ferrari) che sta per annegare. Da quel momento, da quella tragedia, la vita di Pietro si ferma: non va più in ufficio, trascorre le sue giornate nel giardinetto di fronte alla scuola frequentata dalla figlia Claudia (Blu Yoshimi), una bambina di appena dieci anni. Il primo giorno di scuola dopo la tragedia, Pietro ha promesso alla figlia di aspettarla là, ogni giorno, fino alla fine delle lezioni e la promessa viene puntualmente mantenuta. Nel frattempo lavora su una panchina, in attesa di Claudia, ma forse anche in attesa del dolore che tarda ad arrivare ed a rimettere ordine in una situazione di stand-by, di “caos calmo”, appunto, che non si risolve in alcun modo. Pietro non è bloccato a causa della sofferenza, ma proprio perché non prova, apparentemente, alcuna sofferenza. Per questo si ferma ad attendere che questa arrivi, per poter ricominciare daccapo a vivere, sbloccarsi. È una vita strana, anomala, vissuta da un nuovo punto di vista, da una panchina. Eppure la vita scorre attorno a lui, che è là, seduto, apparentemente immobile. I suoi amici, i colleghi, i parenti, i suoi capi, tutti gli sono vicini, interagiscono con lui. E poi ci sono nuove persone che Pietro non conosceva prima della tragedia e che adesso entrano lentamente nella sua nuova realtà. Tutti cercano di consolarlo, anche se poi, paradossalmente finiranno per essere consolati da lui. Figure del passato e del suo nuovo presente che rappresentano per certi versi la società di oggi, con mille problemi ed angosce che finiscono per ricadere su Pietro, il quale, da consolato diventa colui che consola, ascolta, conforta.
Finchè non accade l’evento che lo scuote, l’incontro con la donna che ha salvato quel maledetto giorno in cui la moglie è morta. E con quella donna sconosciuta, ritrovata durante una gita al mare con la figlia, c’è del sesso, anzi, del sesso estremo, un atto di sodomia. È solo sesso, senza amore. Tutto questo sblocca Pietro riportandolo nuovamente alla vita.
Caos Calmo è un bel film che propone una riflessione sulla vita e sulla morte. Sfortunatamente, addirittura da settimane prima della sua uscita nelle sale cinematografiche italiane, che è avvenuta lo scorso febbraio, il film è stato anticipato da polemiche e rumors sulla scena di sesso tra Isabella Ferrari e Nanni Moretti. Polemiche che hanno visto scendere in campo contro la ormai famigerata scena di cui tutti i media parlavano persino la Conferenza Episcopale Italiana e politici vari, ognuno a dare la propria opinione pro o contro senza, naturalmente, aver visto neanche un fotogramma. Peccato, perché, grazie alla regia di Antonello Grimaldi, il film riesce a raccontare il dolore riuscendo anche a tratti ad essere ironico e divertente, mai retorico. Rispetto al libro di Veronesi, anzi, ci sono dei cambiamenti che rendono la storia per certi versi più “leggera”. Basti pensare alla scelta della panchina, invece dell’automobile presente nel romanzo, un tocco più “arioso” e meno cupo. Pietro, il protagonista, ha i tratti morettiani, tanto cari ai suoi fans: si ritrova in lui qualcosa dell’ormai leggendario Michele Apicella, ad esempio nella scena dove il protagonista fuma oppio, o ancora quando parla al telefonino regalato alla figlia. Ma c’è anche qualcosa del personaggio del padre interpretato da Nanni Moretti ne La Stanza del Figlio. Anche qui c’era il tema del lutto, della sofferenza, dello strazio affrontati ancora una volta da Moretti con una leggerezza che non è, tuttavia, superficialità. Alla sua terza prova da solo attore dopo Il Portaborse (1991) di Daniele Luchetti e La Seconda Volta (1995) di Mimmo Calopresti, Nanni Moretti è anche co-sceneggiatore di Caos Calmo e la sua impronta si vede soprattutto in Pietro che, come tutti personaggi da lui interpretati, rappresenta una parte di sé, dello stato psicologico di quel determinato momento storico.
Il finale non risolto del film suscita nello spettatore la domanda se poi, in effetti, Pietro ribalterà la situazione della panchina, gettandosi nel caos della vita normale con la calma interiore ritrovata, rovesciando in qualche modo l’ossimoro che ha rappresentato l’elaborazione del lutto per la perdita della moglie.
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