Comincia oggi organizzato dal John D. Calandra Italian American Institute (Queens College/Cuny) un simposio di tre giorni che raccoglie, in una cornice internazionale, interventi che spaziano su diversi argomenti: identità etniche e conflitti culturali, estetica e psicologia, arti visive e letteratura, questione femminile, società e politica.
Il convegno sarà introdotto da James Muyskens, Presidente del Queens College, da Anthony Julian Tamburri, Dean del Calandra Institute e dall'intervento inaugurale del nuovo arrivato al Calandra, Distinguished Professor of Italian American Studies Fred L. Gardaphe, su "Beyond the Immigrant Paradigm: Identities and the Future of Italian American Studies".
Abbiamo posto al Dean Anthony Tamburri, ideatore ed ospite del convegno alcune domande, cominciando naturalmente da quella su come è nata l'idea di "Italians in the Americas"…
"Il covegno nasce dall'esigenza di creare un discorso 'internazionale'. Infatti fino a ora Stati Uniti, Canada e qualche paese dell'America Latina, hanno portato avanti singolarmente il loro colloquio con l'Italia. Ma non mi risulta che sia mai stato fatto un discorso internazionale che raccolga nel complesso l'emisfero americano, con la sola eccezione di un convegno del 1992. Quindi possiamo usare in questo senso per la la prima volta negli Stati Uniti l'aggettivo ‘Americano’. Ovvero inclusivo non soltanto di un lavoro effettuato in un solo Paese, ma negli Stati Uniti, in Canada, Messico, Argentina, Brasile … e così via.
Un grande contributo in questa direzione è stato dato dalla rivista della Fondazione Giovanni Agnelli, che oggi si chiama "Altreitalie". Questa rivista ha rappresentato una componente veramente importante per creare una conversazione nel senso etimologico della parola, una conversazione italiana e americana. Hanno dedicato a questo approccio diversi numeri della loro rivista. Un altro grande contributo in merito lo ha dato, come storico italiano, Emilio Franzina."
Dunque negli USA è la prima volta, dopo tanto tempo, che si svolge un convegno di questa portata e che fra l'altro, guardando il programma, raccoglie interventi davvero diversi tra loro. Esite un filo conduttore in uno spettro di temi cosi ampio?
"Si è vero, è abbastanza ampio. Volevamo prima di tutto cercare di radunare un gruppo di intellettuali e studiosi in un unico posto per poter discutere le diverse esperienze degli italiani nelle Americhe. Volevamo un confronto. Abbiamo proposto fin dall'inzio una così vasta serie di temi e mi sembra che la risposta sia stata molto interessante".
E ci sono anche diversi studiosi che vengono dall'Italia?
Si. Per esempio i due storici piu attivi in questo momento in Italia per quanto riguada lo studio degli americani italiani: Stefano Luconi e Maddalena Tirabassi, la direttrice del "Centro Altreitalie".
Cosa si aspetta da questa tre giorni?
"Prima di tutto per me è importante festeggiare all'apertura del convegno il nostro nuovo professore di chiara fama, Fred L. Gardaphe. Farà un discorso tutto suo, molto incisivo. Poi mi aspetto una serie di interventi interessanti che possano testimoniare le esperienze “americane italiane”, o in generale degli italiani all'estero, dei loro figli e anche dei loro nipoti.
Dopo il convegno metteremo insieme un volume. Chiederemo ai vari studiosi di prendere un po' di tempo per lavorare sui loro interventi e farne un saggio. Per la fine dell'anno dovremmo avere un volume, o parte di un volume, pronto per il pubblico.
Per informazioni http://qcpages.qc.edu/calandra/iaconfpgn.html [2]
Calandra Institute, 25 West 43rd Street 17th Floor. Tel. 212 642 2094
Source URL: http://newsite.iitaly.org/magazine/article/italians-in-americas-studiosi-confronto
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[2] http://qcpages.qc.edu/calandra/iaconfpgn.html