Grande trambusto ieri tra la delegazione di diplomatici, consiglieri e la carovana di inviati della stampa che seguivano il viaggio del presidente Giorgio Napolitano a New York. Motivo? Un articolo uscito in prima pagina sul "New York Times" e intitolato "In a Funk, Italy Sings an Aria of Disappointment". Durante la colazione al Council on Foreign Relations, l'ex ambasciatore Richard Gardner aveva iniziato una domanda riferendosi proprio alla "coincidenza" di quel lungo articolo del NYT. Poi, prima della conferenza stampa con i giornalisti italiani al Consolato, la meraviglia nell'osservare i colleghi arrivati dall'Italia far gruppo per cercare di decrittare il linguaggio di quell'articolo del Times.
Meraviglia perché prima di arrivare al Council on Foreign Relations, l'articolo del NYT a firma del corrispondente Ian Fisher ci era sembrato un bel reportage. Descriveva una realtà in maniera abbastanza precisa. Le insoddisfazioni e i problemi degli italiani, soprattutto dei loro giovani, quelli che conosciamo e che ogni giorno potete leggere in queste pagine. Di quell'Italia "non felice", che rischia la decandenza, che fa fatica a tenere il passo con il resto d'Europa, soprattutto per colpa di quella casta politica che non riesce a guidarla, a far quelle riforme per modernizzarla. L'articolo, secondo il parere di chi scrive, non meritava tutta l'attenzione di "sacrale lesa maestà" all'Italia e al suo presidente in visita a New York. Perché oltre ai fatti, nell'articolo emergeva comunque la simpatia nei confronti degli italiani, sempre in grado di invertire la marcia.
Quindi meraviglia quando ieri mattina, invece, attorno al Presidente Napolitano non si discuteva di un articolo ben più grave, apparso ieri nella prima pagina di un altro autorevole - e per certi versi più "influente" - quodiano: "The Wall Street Journal". Almeno per quanto riguarda gli effetti finanziari-economici arrecati ad un Paese quando gli si "sporca" l'immagine, il WSJ di danni ne può far ben più gravi del NYT.
Il titolo del lungo reportage del WSJ era più allarmante: "In Europe, Some Still Cling to Revolution". Cioè un articolo che analizzava il pericolo del terrorismo interno rosso ("Group Nabbed in Italy Appears to Hark Back to Lethal Red Brigades"). Prendendo spunto da un arresto dello scorso febbraio di una cellula terrorista tra Torino-Milano-Padova, l'articolo poteva lasciare il lettore con la sensazione che i giovani italiani di buona famiglia, non trovando un lavoro che li soddisfi, più che annoiarsi restando troppo a lungo a casa da mamma e papà (come si leggeva sul NYT), semmai correvano il pericolo di essere arruolati e diventare militanti terroristi, in un Paese ancora facile preda di una ideologia comunista non sepolta e che riesce a far proseliti per la lotta armata.
Al Presidente Napolitano, che sfoggia un perfetto inglese, gli sarebbe bastato guardare solo il titolo, dove non c'era "In Italy, Some Still Cling..." ma "In Europe, Some Still Cling to Dream of Revolutions". Cioè non una manciata di isolati tra milioni di italiani sperano ancora nella rivoluzione, ma in qualcuno dei Paesi europei si sogna ancora la rivoluzione...
A Napolitano abbiamo posto una domanda su una "terza coincidenza" avvenuta a Washington mentre incontrava Bush (ma di questo ne scriveremo sul magazine Oggi7 di domenica), ma gli abbiamo fatto notare anche che tra le due "concidenze" newyorkesi, quella del WSJ ci sembrava ben più grave di quella del NYT. Il presidente sopreso ci ha detto: "Vedo che lei è più informato di me..." Cioè, l'articolo del WSJ il Presidente non lo aveva ancora visto!
Si voleva discutere della "coincidenza" di far uscire certi articoli sull'Italia proprio quando il suo Presidente parla a New York? Allora sarebbe stato meglio portare Napolitano nella redazione del WSJ. Invece, abbiamo saputo, è stato ospite nel Palazzo del "New York Times", quello disegnato da Renzo Piano. Lì avrà anche convinto sulle potenzialità dell'Italia, certamente. Ma quando il NYT scrive che in Spagna nel 2004 arrivavano investimenti Usa per $ 49.3 miliardi mentre quelli destinati in Italia erano solo 16.9 miliardi, a determinare questa situazione sono quei manager di fondi che mostrano di avere sempre più scarsa fiducia nel Bel Paese e che purtroppo leggono prima il WSJ.
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