Curata dai professori Cosimo Ceccuti presidente della Fondazione Spadolini Nuova Antologia e da Maurizio degli Innocenti presidente della Fondazione di Studi Storici Filippo Turati, dalle cui fondazioni fiorentine proviene la maggior parte degli oggetti esposti, la mostra si prefigge di visualizzare elementi del mito garibaldino nella sua interazione con i fatti storici concreti, facendo di Giuseppe Garibaldi la bandiera di tutti coloro che nutrono la speranza che la forza delle idee possa incidere sulla realtà fino ad arrivare a cambiarla. La mostra presenta una selezione di opere provenienti in massima parte dalla collezione dell’ex premier, senatore e storico Giovanni Spadolini, conservata oggi a Firenze presso la Fondazione Spadolini Nuova Antologia, riprendendo nelle linee essenziali lo schema cronologico della mostra tenutasi a Firenze nei locali di Palazzo Pitti e inaugurata il 24 maggio 2007 alla presenza del Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano. Settantacinque pezzi, fra i più significativi della ‘’Collezione Garibaldina’’ di Giovanni Spadolini, integrati da opere di varia provenienza, sono stati indirizzati ad Istituti Italiani di Cultura e musei dei vari continenti. Dopo New York seguiranno San Francisco e altre città dell’America del Nord, per passare poi agli Stati del Sud America, dove la figura dell’”Eroe dei Due Mondi” gode di una popolarità molto particolare.
Il quadro complessivo offerto appare assai suggestivo, ponendo accanto all’iconografia risorgimentale ufficiale, tracce di una produzione di origine sia colto-borghese sia popolare, che lasciano chiaramente intuire come attorno alla figura di Garibaldi si creò una vera e propria religione patriottica. Giuseppe Garibaldi è stato senza dubbio il personaggio più popolare dell’800 a livello internazionale e la figura in cui si è più riconosciuto l’immaginario collettivo nazionale. Risulta dunque chiaro come anche la sua iconografia abbia avuto una diffusione la cui vastità, non ha riscontro per nessun altro personaggio della storia italiana. La sua immagine, soprattutto in seguito all’Unità d’Italia, ha circolato ovunque e ad ogni livello, transitando attraverso i media più disparati,; dalla pittura alla fotografia, dalla scultura all’illustrazione, evocata anche in un’infinita quantità di gadget.
L’esposizione si articola in quattro sezioni: La Genesi dell’epopea da Rio Grande do Sul all’indipendenza italiana, I mille e le camicie rosse, Da Aspromonte a Digione la solitudine di Caprera, Il mito e la sua eredità. Tra i materiali esposti possiamo trovare dipinti, stampe e litografie dell’epoca, caricature satiriche, manifesti, oggetti, cimeli e medaglie. La mostra pone l’accento sulla figura del Garibaldi “comunicatore” che assurge con il passare del tempo e attraverso le imprese leggendarie allo stato di icona pura, un personaggio in grado di affascinare con la stessa intensità intellettuali, masse e immaginario collettivo.
Si narra che nel 1864, in occasione di una visita a Londra, ben 500 mila persone lo accolsero festanti. Le cronache dell’epoca riportano che Garibaldi impiegò cinque ore per giungere a destinazione e che la sua carrozza finì con lo sfasciarsi al termine del tragitto. Oltre ad alcune interessanti copertine de “La domenica del Corriere” e “L’illustrazione Italiana” la mostra presenta un quadro di Guttuso, un preziosissimo scialle di Anita Garibaldi ed alcune locandine pubblicitarie provenienti da Los Angeles. Queste ultime annunciano in data 11 luglio 1861 una serata dedicata alla rappresentazione di opere di Verdi e Donizetti, allo scopo di raccogliere fondi per aiutare il progetto di Garibaldi e delle camicie rosse in Sicilia.
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