Elezioni europee. Vince la buona educazione
Lascio a tanti esperti commentatori della politica il compito di analizzare tutti i significati dei numeri di questa competizione elettorale per il rinnovo del parlamento europeo, i dati dell’affluenza alle urne, la preoccupante astensione dall’esercizio del diritto di voto, i conteggi fra chi guadagna voti, chi ne perde ed in che misura. Mi soffermo solo su qualche osservazione su fatti di costume del nostro vivere quotidiano.
Dunque, Matteo Renzi ha stravinto con una proporzione di voti che non raggiungeva neppure la DC dei tempi d’oro. Ha stravinto perché ben educato, dotato da madre natura di energia non comune e forte passione civile, capace di comunicare e far rinascere l’idea che la politica, l’impegno nella polis, nella società, può essere anche una cosa bella, non necessariamente sporca. Ha stravinto perché propositivo, concreto, portatore di un programma di cambiamenti profondi, non di facciata, discutibili sì, e parecchio, ma scritti e su cui si può lavorare bene nelle sedi competenti, cioè in parlamento e nel governo.
Lui ha proposto cambiamenti da elaborare e realizzare nell’interno del sistema, esprimendo fiducia nelle regole della civile convivenza democratica. Regole che sono costate, i giovani non lo dimentichino, lacrime e sangue che parecchi di noi ancora ricordano. Si è rivolto a tutti in buona lingua italiana, quella di matrice toscana, modello per tanta gente di buona cultura e buoni studi. Ha espresso civiltà, buona educazione, cultura antica, sentimenti e valori condivisibili dalla stragrande maggioranza degli italiani. Ha superato vecchie distinzioni e parecchi steccati che dividevano gli italiani fra destra e sinistra, in una specie di sotterranea prosecuzione della guerra civile che insanguinò l’Italia dopo l’armistizio con gli alleati. Ultimo, ma non meno importante, Matteo Renzi non è titolare di un patrimonio personale stellare da spendere nell’arena politica. Ottimo rappresentante dell’Italia in Europa.
Patetico, dunque, Silvio Berlusconi, visibilmente invecchiato ed appesantito dagli anni, condannato in tre gradi di giudizio per evasione fiscale, i suoi collaboratori più stretti in guai seri con la giustizia, anche ospiti delle patrie galere. Patetico quando gridava in una piazza che Matteo Renzi è la vecchia sinistra, la sinistra di sempre. Sinistra, sinistra, ripeteva questa parola come un mantra ossessivo che doveva idealmente e misticamente legarlo ai suoi fedelissimi. Pochini, rispetto alle cifre trionfanti di qualche anno fa. Questo gigante della comunicazione televisiva, entrato in politica in funzione anticomunista ed in difesa degli interessi economici di pochi, doveva far sparire per sempre la sinistra ed invece ha frantumato la destra, in cerca ora di nuovi assetti e di una leadership credibile all’altezza dei tempi.
Perde il volgarissimo vaffa ripetuto fino alla nausea contro tutto e contro tutti, contro il sistema, in favore di un cambiamento radicale ed oscuro fondato sulla rabbia dei disoccupati, sull’ impoverimento delle classi medie e sul funzionamento del web. Perdono l’arroganza, la boria, la presunzione dello stravinceremo, del noi siamo fortissimi. Perde la minaccia, brutta e cattiva, di andare sotto il Quirinale per cambiare il paese. Cambiarlo come? Con i processi popolari contro i giornalisti di opinioni diverse? Credevamo superati per sempre squadristi, olio di ricino e manganello, realtà nella memoria dei più anziani, solo immagini nella mente dei più giovani, di recente rinvigorite con tutta la loro carica di rozza e violenta brutalità. Ci siamo, per ora e spero per sempre, liberati da questo pesante incubo manifestato da un uomo di spettacolo, da un comico francamente brutto.
Brutto il suo gesticolare esasperato, brutte le espressioni del volto con gli occhi sbarrati puntati verso la folla plaudente, brutta la chioma grigia lunga e scomposta, brutte le minacce, brutto il vaffa gridato, urlato a voce altissima. Auspico che finisca per sempre questa abitudine rozza e volgare nei rapporti fra persone di opinioni diverse.
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