Canta la diva più antidiva. E che voce!

Letizia Airos (January 16, 2017)
Metropolitan Opera. Incontriamo nel suo camerino, prima della messa in scena di L'Italiana in Algeri, Marianna Pizzolato, mezzo-soprano dalla strepitosa voce e grande interprete di Rossini.

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Entra nella stanza dove la stiamo aspettando e subito sembra riempirla di luce. I camerini del Metropolitan non sono come ci si potrebbe aspettare. Sono piuttosto scarni, essenziali nell'arredamento. La solarità di Marianna Pizzolato cambia subito tutto. Lo spazio si riempie di colore, calore, personalità.

Intervistiamo la mezzo-soprano, che piano piano scopriamo essere la diva più anti-diva. Lo facciamo in un momento molto speciale: poco prima di una delle entrate in scena, come interprete principale al Metropolitan Opera.

Un successo inaspettato il suo, che l'ha resa principessa di una favola che diventa realtà. Inaspettato non perchè lei non sia conosciuta e brava, Marianna Pizzolato è una star in Europa. Capita che, mentre era al Metropolitan per un ruolo di secondo piano, viene scelta a sorpresa per interpretare Isabella, protagonista de l'Italiana in Algeri.

Mentre si racconta diventa Isabella

Ci mettiamo quindi d'accordo con lei per un'intervista video. La prima cosa che ci colpisce è la scelta del luogo dove farla. Non in un salotto, in uno studio televisivo, nella hall di un albergo ma prima di una sua serata importante: dentro il suo camerino, davanti allo specchio, mentre la truccano...

Una scelta insolita per un attore o un cantante. Assistiamo quindi alla preparazione, al suo trucco, e Marianna Pizzolato si racconta con chiarezza e anche tanta ironia. Lo fa con generosità e alla fine, con il vestito della scena, si mette al pianoforte e canta.

Comincia a parlare con il volto complemente struccato: “Mentre sono davanti allo specchio, mi preparano, i pensieri vanno soprattutto alla scena. Dove si troverà Isabella, dove vuole andare questa sera. E' un lavoro di fantasia no?”.

Metropolitan Opera. Un'esperienza unica

Emozionata certo lo è, ma ne parla con estrema semplicità.

“Il Metropolitan ti fa vivere un’esperienza unica. E' diverso dal resto dei teatri del mondo. Il più grande in assoluto, il più importante. E' molto esigente. Sono consapevole di questa cosa. Ma la felicita di essere qui è più grande, ci si sente veramente carichi. È chiaro che nei teatri europei sei più nel tuo ambiente, si parla forse una un linguaggio più comune, ma devo dire che anche qui mi sento come se fossi veramente a casa.”

E le facciamo subito raccontare come è stata scelta.

“Cosa ho provato quando ho saputo di fare questo ruolo? Mi chiamano per una prova dell’Italiana in Algeri che conoscevo bene. Comincio e uno dei responsabili mi chiede: “Marianna saresti disponibile a fare tutta la recita? Mi sono messa a piangere. Non immaginavo una cosa così bella, così importante. L'emozione è stata enorme. La prova ovviamente si è interrotta, è scoppiato anche un grande applauso. Il maestro James Levain mi ha abbracciato e mi ha detto delle parole bellissime.”

Una favola. Ma Marianna rimane sempre la stessa

E da quel giorno sono cambiate diverse cose, ma ci tiene a dirlo:

“Sono sempre la Marianna di tutti i giorni. Con la stessa spontaneità, felicità, passione. Questo lavoro va al di la, la musica è una cosa che va al di la di tutto.”

Gioachino Rossini. La facciamo parlare del grande compositore.

“Rossini ha scelto me? No, non è stato Rossini che ha scelto Marianna Pizzolato. Quando ha scritto quest'opera ha pensato ad una vocalità che fortunatamente mi appartiene. Quello di Isabella poi è un personaggio straordinario, uno dei più affascinanti delle donne della storia operistica. Isabella va fino ad Algeri per salvare il suo amore Lindoro e usa tutte le sue armi di donna. Usa la seduzione e fa di tutto per portare a casa il suo amato”.

La sua Sicilia. La sua Palermo

Insieme alla musica c'è un altro tema di cui parla con grande passione: la Sicilia. Nata a Parlermo, da bambina ha vissiuto nella cittadina Chiusa Sclafani. Studia poi nel conservatorio Bellini di Palermo. Oggi naturalmente viaggia molto per lavoro, ma il suo punto di ritorno è sempre Palermo.

“La Sicilia è un modo di essere, mi appartiene perché è un connubio di culture, di chiaroscuri. Come la mia personalità. Tanti colori, espressioni, tutto insieme, sole, mare, terra, montagna, vulcano. Mi piace essere siciliana, non potrei pensarmi diversamente.”

“Ritornare a casa è importantissimo. È come tornare dentro se stessi. E' una terra accogliente. Viviamo a Palermo. C'e' una canzone siciliana che amo molto. Dice “l’oduri di la zagara si senti” vuol dire l’odore di zagara si sente. Con questi versi, anche se sono lontana, mi vengono in mente tanti profumi siciliani, l’odore appunto della zagara, del mandorlo in fiore, del fico in estate che è una cosa inebriante, dei ciclamini, dei fiori in estate, l’odore del mare, l’odore del pesce. Dunque viaggio, canto nel mondo e poi, a un certo punto, non posso farne a meno. Devo tornare.”

E la Sicilia è dentro la sua voce, canta nella sua voce.
 “La mia voce rappresenta rappresenta la Sicilia in qualche modo. Essendo mezzosoprano ovviamente mi avvalgo dei colori chiaroscuri della voce proprio perché il mezzosoprano va giù con il registro ma va anche su. Dunque la terra ma anche il sole, la spontaneità, l’istinto, e forse un po di genialità.”

Genialità certo ma anche tanto studio.

“Per usare una frase di Gioachino Rossini: è soprattutto studio. Perché l’arte, l’arte stessa è studio. Dunque la pratica del canto è direttamente proporzionale al successo, alla base diciamo del successo. Quanto sia importante studiare lo possono dire veramente i grandi che ci hanno dimostrato quanto sia fondamentale per arrivare in alto. E' un messaggio per giovani che vogliono cominciare, senza una seria base di studio si dura poco, qualche anno e poi finisce tutto.”

Studio, tante emozioni, ricorda ancora:

“Io vengo da una famiglia modesta che non ha mai potuto diciamo finanziare i miei studi. E' stata dura e ho lavorato tantissimo. Mi ricordo quando vinsi al master comunale di Piacenza. Mio padre mi disse: 'Bene adesso se vuoi puoi cominciare ma devi farlo da sola perché io non posso aiutarti, posso darti il mio sorriso, la mia gioia, ma non posso darti altro".

Duro lavoro e caparbietà.

“Ho lavorato tanto, ho avuto tante persone che mi hanno aiutato, ci tengo a dirlo. Non ho mai pagato una lezione di canto perché la mia insegnante, che oggi ha 92 anni, non non ha mai voluto niente da me. Ha creduto nel mio talento. Così come tante altre altre persone che mi hanno sempre aiutato ad andare avanti sostenendomi anche economicamente.”

La sua denuncia: è un mondo che non da spazio al talento puro

E c'è una cosa speciale di cui vuole parlare:

"Un’altra sfida grande che ho affrontato, che mi tocca affrontare spesso. Questo mondo superficiale, che si basa su l'immagine e a volte non da spazio al talento puro. Io mi sono trovata tante volte a disagio perchè mi hanno per esempio giudicato per la mia forma fisica.

È una sfida con me stessa, ma anche con tutto il mondo dell'opera che mi circonda. Arrivare dove sono per quella che sono e non per quella che gli altri vogliono. Questa per me è una cosa molto importante. Dimostrare che il talento, la voce, e di sapermi muovere in scena con la mia fisicità, con la mia rotondità.”

Le facciamo ripercorrere il suo debutto al Metropolitan. Cosa ha provato dopo la prima?

“Dopo gli applausi ero li ancora dietro le quinte, mi sono guardata dentro e ho detto 'I made it! Ok! L’ho fatto! Ho cantato al Metropolitan Opera ed era vero!'. Fino a quel momento ero come in un sogno. E succede tuttora mentre parlo. Questa di Jean-Pierre Ponnelle è' una produzione classica estremamente bella, elegante come quasi tutte le sue produzioni. I costumi sono deliziosi, raffinati. Mi piacciono molto questi colori come il verde, il blu il rosso il fucsia, questi pennacchi, tutto un po' orientale. Ho lavorato con il maestro James Levain, che dire! Tutto è avvenuto in una cornice speciale.”

Noi siamo pagati per vendere sogni.

Sembra una favola nella a favola...

“Di fatto è una favola. Perché bisogna vivere come in una favola per fare teatro. Noi siamo pagati per vendere sogni, È questo la gente lo vuole sentire a teatro. Che sia un’opera, un pezzo di musica classica o una sinfonia o altro... vuole sognare e noi vendiamo sogni.”

E le chiediamo cosa si prova ad indossare una favola per 4 ore.

“Ti fa evadere completamente dal mondo. Fin da qui, in camerino. Ti prepari ti trucchi, conosci il truccatore, le sarte e cominci piano piano ad entrare in una dimensione diversa.”

Marianna da bambina

E continuamo a parlare di favole, ci racconta la storia di lei una bambina senza grilli per la testa.

“Da bambina sono stata un po' diversa. Vivevo in un paese piccolo. La mia vita era molto semplice. Ho cominciato a sognare solo quando ho capito che ero stata scelta dalla musica. Mi ha scelto, non sono stata io a scegliere la musica. Allora ho cominciato a realizzare che forse la vita stava cambiando. Ero già più grande, lavoravo nel comune del mio paese. Tutto sembrava predisposto per una vita calma, stabile. Invece no. E' stato un cambiamento totale, uno shock per i miei genitori quando ho detto che lasciavo il lavoro per intraprendere lo studio del canto. Insomma per diventare una cantante lirica.”

Torna a New York presto

La sua presenza al Metropolitan è durata solo qualche settimana. Eccola di nuovo in giro per il mondo tra un teatro e l'altro. Eppure questa volta, New York sembra volerle dire: torna, torna presto. E l'affetto è sicuramente corrisposto da Marianna.

'Cosa rappresenta per me New York? Non vorrei cadere sul banale ma è veramente il centro del mondo. Qui le cose possono veramente accadere. Io ne sono la prova. Poi qui ho tantissimi amici a cui sono legatissima, italiani e non solo. Ecco quando vengo qui incontro il mondo, questo ti da una carica incredibile ed e' per questo che amo New York”

E noi l'aspettiamo. Con quella sua voce preziosa, elegante, avvolgente, piena di vita. Con tutta la simpatia che trasmette al primo sguardo. Con il suo amore infinito per la musica.

Per vedere l'intervista realizzata da Letizia Airos al Metropolitan Opera >>>

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