La Sardegna sbarca a New York. E gli americani ci vanno in vacanza

Marina Melchionda (October 08, 2008)
Abbiamo intervistato Luisanna Depau, Assessore al Turismo per la Sardegna. Il suo impegno? Diffondere la cultura e la tradizione sarda a livello internazionale. Ha iniziato da New York

 

Per il secondo anno consecutivo la Sardegna ha sponsorizzato il Film Festival qui a New York. Come è cambiato il vostro rapporto con questa città rispetto all’anno scorso?
 
Quest’anno abbiamo cercato di fare un intervento più amplio e coordinato, quindi abbiamo promosso una settimana di eventi. Oltre al New York Film Festival abbiamo sponsorizzato anche il Condè Nest Building, dove sono raccolte riviste importanti come il Condé Nast Traveler che indirizza i viaggi degli americani. Abbiamo presentato il nostro cibo, preparando dei piatti tipici della cucina sarda. Infine abbiamo portato delle immagini e dei filmati rari dedicati alla Sardegna. E’ stato presentato il film “Sonetaura”di Salvatore Beneu, realizzato tra l’altro in lingua sarda ma con sottotitoli in inglese, utilizzando attori non professionisti. Una storia anche originale nella Sardegna del 1938 La sala era piena, c’erano 860 persone di cui almeno la metà si è poi fermata a chiedere informazioni dopo il film. Poi abbiamo presentato il film di Gianfranco Cavillo “Sonos e Memoria” che ha gia’ 20 anni di vita, ma che secondo me e’ una delle espressioni piu’ belle della cultura sarda. Sono state recuperate vecchie immagini dell’Istituto Luce della Sardegna dagli anni ’30 agli anni ’50. Documentari in bianco e nero che raffigurano scene del lavoro, il lavoro pesante… I contadini, i marinai, le donne che facevano i lavori domestici…lavando al fiume, tessendo la lana…
 
Una Sardegna del passato, ma in realtà ancora molto presente…
 
Si una Sardegna non passata del tutto. Ci sono ancora tante cose che esistono ancora, i costumi, le tradizioni….la cosa interessante e’ che e’ stata realizzata una colonna sonora dal vivo con grandi edella musica sarda. C’erano Paolo Fresu, un jazzista conosciuto a livello internazionale; Luigi Lai che e’ un uomo di 76 anni che ci ha riportato le laumedas... Era emigrato all’estero e in Sardegna al suo ritorno non esistevano piu’. Invece lui le suonava da bambino. Al suo ritorno ne ha riportato la scuola ed oggi viene suonato in tutta la regione. Poi c’era Elena Alledda che e’ la nostra maggiore interprete di canto tradizionale sardo con altri artisti che veramente sono espressione della nostra cultura musicale. E’ stata un’esperienza che emoziona e che da’ un’idea di quella che e’ la cultura della Sardegna.
Poi abbiamo deciso di portare l’artigianato per anticipare anche un evento a marzo organizzeremo che coinvolgera’ a Cagliari 200 artigiani non solo sardi,ma di tutto il bacino del Mediterraneo.
 
Tutti artigiani?
 
Si perche’ abbiamo deciso di far interagire gli artigiani con la grande architettura, i grandi designers, l’industria dell’edilizia…proprio per trovare una maniera di utilizzare le vecchie tecniche nel mondo di oggi. Quindi si comincia un filo conduttore nel Mediterraneo.
 
Ci sara’ una presenza Americana?
 
Si per questo abbiamo scelto, dovendo fare una mostra, di riportare l’artigianato sardo all’attenzione degli Americani. Cosi da attrarre anche i designers e gli archietti americani verso la cultura sarda. Facciamo un esempio: il lavoro delle ricamatrici della Sardegna potrebbe essere utilizzato almeno in parte dall’industria della moda.
 
Tutto questo fa parte di un progetto molto piu’ amplio che ha l’obiettivo di far conoscere la cultura sarda un po’ in tutto il mondo.
 
Quindi Sardegna terra di turismo o terra di cultura?
 
Credo che il turismo sia un contenitore: si può viaggiare per riposarsi al mare o per fare un percorso in una terra che vuole conoscere. Mentre per gli italiani o per i tedeschi la Sardegna è terra di vacanza e di mare, per chi fa nove ore di volo la Sardegna è una terra che si vuole conoscere di più. Chi vuole andare a mare se ne va ai caraibi. Noi abbiamo un mare per cui veniamo chiamati “I Caraibi del Mediterraneo”. Pero’ e’ ovvio che io voglio portare agli americani molto di più. E’ la stessa cosa che se io qui facendo 9 ore di volo... vengo per conoscere una cultura, un modo di vivere differente.. quindi teniamo a presentare e proporre una conoscenza più profonda ai Paesi distanti. Non soltanto il riposo vacanziero ed estivo. Ci deve essere una motivazione piu’ forte. Io credo che per il mercato americano la Sardegna e’ una meta ideale perchè è una terra molto particolare: essendo stata isolata per secoli per via del mare, ha mantenuto intatti cultura e tradizioni. Abbiamo una lingua tutta nostra, una modalita’ di cucinare il cibo che risale a migliaia di anni fa... tutto questo può emozionare...
 

La promozione della cucina sarda qui a NY si sovrappone o si inserisce nel quadro di sponsorizzazione della cucina italiana negli USA?
 
Noi stiamo facendo cose tipiche della Sardegna ma lavoriamo in collaborazione con l’Italian Tourism Board - che dobbiamo ringraziare - e che promuove l’intera Italia. Ma abbiamo dedicato questa settimana per intero alla conoscenza della nostra isola. In realta’ poi la cucina italiana e’ fatta da tante cucine regionali. Anche se gli Americani non identificano le diverse cucine regionali, vogliamo far riconoscere la Sardegna come parte integrante, inserita, nel panorama italiano.
 
Mi spiega il rapporto che avete con la comunita’ sarda qui a NY, una comunita’ forte ma molto piccola...
 
Si, è molto piccola. Devo dire che la morte dell’animatore della comunita’ sarda Bruno Orrù ci ha portato a perdere un po’ di contatti. Ma li abbiamo recuperati con il suo sostituto. Questa dunque e’ una nuova occasione per ristabilirndi altri e più forti. Orrù era un personaggio estremamente significativo...i circoli sono fatti di persone. La perdita di questa persona ha creato una fase di transizione. Ma la comunita’ sarda rimane sicuramente la nostra ambasciatrice a NY. Ieri anche i rappresentanti in questione erano felicissimi dello spettacolo. C’era una sala piena, piu’ di 600 presenti tra cui la maggior parte americani.
 
C’e’ stato un evento in onore di Maria Carta, la cantante. Evento organizzato dalla Fondazione Carta... c’e’ un legame fatto di note tra la Sardegna e la comunita’ sarda...
 
Si questo per noi e’ un fattore di estrema importanza. La Fondazione Carta e’ un ponte tra noi e e la comunita’ newyorkese. L’evento e’ stato organizzato in occasione dell’anniversario della sua morte.
La Fondazione organizza i suoi eventi con i circoli newyorkesi, mentre noi ci organizziamo con l’ENIT, cercando di coinvolgere anche i circoli.
 
Dunque e’ contenta di questi nove giorni a NYC?
 
Si perchè vi voglio far conoscere il nome della Sardegna. I sardi non sono moltissimi a NY, negli USA, anche se riescono con la loro presenza a fare il lavoro di migliaia di persone. Voglio far parlare più di noi. Far conoscere maggiromente la regione ai tour operators... e lo voglio fare passando non solo attraverso le bellezze naturali della nostra isola ma anche attraverso la sua cultura millenaria.
 
Noi poi abbiamo un presente importante, abbiamo per esempio registi, scrittori che stanno facendo buone produzioni. Abbiamo scrittori, artisti, un mondo imprenditoriale, importante espressione di una Sardegna che si rinnova guardando al passato.
 

 

 
 

 

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