Il caso che l'Italia non racconta
C’è una storia di attualità che in questi giorni i media italiani non stanno raccontando.
È una protesta che non risuona, probabilmente perchè non indigna la stampa né le autorità, ma che invece è doveroso raccontare. I protagonisti di questa vicenda sono Manuel Incorvaia e Francesco Zanardi, due uomini gay di Savona che il 4 Gennaio hanno cominciato la loro battaglia pubblica in difesa dei diritti dei cittadini omosessuali. Una battaglia non violenta che vive nella privazione del cibo. Lo sciopero della fame vuole infatti essere uno strumento pacifico per costringere il Parlamento italiano a calendarizzare una legge sulle unioni civili e il matrimonio gay.
Un gesto estremo, in alcuni casi criticato dalle stesse organizzazioni gay per le modalità individuali con cui viene svolto, che diventa ancora piu doloroso e drammatico perchè ignorato dalla società italiana.
Francesco e Manuel non sono nuovi a manifestazioni di protesta volte a dare luce alle richieste delle comunità omosessuali perchè vengano rispettati i diritti civili di tutti i cittadini, indipendentemente dal loro orientamento sessuale o dalla loro sessualità.
La scelta di dare vita ad una battaglia pubblica inizia nel giorno in cui Francesco viene aggredito a Mykonos fuori da una discoteca gay. Prosegue attraverso la ricerca di un dialogo con il sindaco di Savona Federico Berutti ed una lettera al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Nell’ottobre del 2009 i ragazzi invitano la popolazione di Savona ad appendere fuori dai balconi un drappo blu, come segno di partecipazione e sostegno della loro causa. Ricorrono anche al tribunale della loro città perchè dichiari l’illegittimità del provvedimento con cui l’ufficiale di stato civile del Comune di Savona ha rigettato la loro richiesta di matrimonio.
L’ultima tappa di questo viaggio è lo sciopero dello fame iniziato a Montecitorio e che tutt’oggi prosegue, nel silenzio nazionale, nella loro abitazione privata.
Abbiamo raggiunto Francesco Zanardi, al quale chiediamo per prima cosa quali siano le attuali condizioni di salute.
Manuel ha dovuto sospendere al 10° giorno, io sono al 18° e ieri sera sono stato male e ho dovuto chiamare un medico. Ora mi sto nutrendo con intergratori ma non sospendo assolutamente.
Quale risposta avete avuto finora dalla autorità?
Dalle istituzioni italiane nessuna, questa sera dovevamo essere a un programma con Michele Santoro, ma lo hanno censurato. Domani avremo un talk show a Genova con più di 300 ospiti e sabato verrà a farci visita il Senatore Ignazio Marino. Il parlamento Europeo ha invece risposto e ha già preso provvedimenti. A Bruxelles sono indignati per il comportamento dell’Italia e due Europarlamentari stanno facendo da qualche giorno lo sciopero della fame per sostenerci. Il governo italiano invece non si fa sentire, CI LASCIA MORIRE DI FAME .
Sono state organizzate diverse manifestazioni in tutto il paese con lo scopo di sostenere la vostra protesta e solidarizzare con la vostra fatica. Due voci che diventano un coro riescono a farsi sentire o ancora persiste l’indifferenza?
Non c’è indifferenza, ma la gente è scoraggiata perchè i giornali invece di parlare di due che stanno facendo lo sciopero in Italia per sposarsi, parlano del matrimonio gay in Portogallo! Molta gente ci sostiene e sta scendendo nelle piazza, ma se i giornali non parlano nessuno lo sa. Sabato partirà “La fiaccola dei diritti”una fiaccola che si accenderà ogni due giorni in una città differente d’Italia.
Come rispondete a chi, anche all’interno delle associazioni gay, vi critica sostenendo che queste proteste vadano organizzate con le associazioni e non su libera e privata iniziativa?
Li ignoriamo, le associazioni in Italia non esistono e anche in questo caso non riescono ad organizzarsi.
Perchè avete scelto di agire con un gesto cosi` estremo?
Perché era l’unico modo, ripeto le associazioni italiane non funzionano.
Adesso, a diciotto giorni dall’inizio del digiuno, vi sembra sia cambiato qualcosa? Cosa sperate di raggiungere?
Stanno iniziando a muoversi ora ed è per questo che non molliamo. Speriamo molto nell’Unione europea e negli stati membri che possono fare pressione sull’Italia.
i-Italy
Facebook
Google+