Articles by: Gianluca Taraborelli

  • Life & People

    Cinzia Angelini. La ragazza "animata"



    Le case ne sono piene, i bambini amano guardarli a ripetizione fino a conoscere le scene a memoria e il taglio ironico e multi-level delle storie attrae fette di pubblico sempre più eterogenee. Fateci caso, nelle classifiche di vendita i DVD di animazione riescono sempre a posizionarsi sui gradini più alti. Merito certamente della qualità strepitosa delle immagini e del ritmo avvincente delle storie, ma il grande successo dietro a questo mercato è da attribuire anche ai contenuti extra, veri e propri documentari sulla realizzazione dei lungometraggi, che ci spalancano le porte su un mondo di griglie, modelli 3D e Chroma Key.

     

    Cinzia Angelini si è trasferita a Los Angeles 10 anni fa mossa dalla passione per le cose in movimento che l'ha portata a partecipare alle produzioni di film realizzati sia con la tecnica tradizionale che mediante l'utilizzo di computer come Open Season, Sinbad, Balto, the Quest of Camelot arrivando a far parte del team che si è aggiudicato l'oscar con Spiderman II per i migliori effetti visivi nel 2004.

     

    C'è sempre molta curiosità nei confronti di quello che accade dietro le quinte del mondo dell'animazione, ne sono una prova i seguitissimi contenuti extra dei DVD, e l'uso massiccio che oramai si fa delle animazioni anche fuori dall'ambito degli effetti speciali. L'impressione che si ha sempre da fuori è quella di una lavorazione molto lunga. Quanto si impiega con le tecniche di che vengono utilizzate ora, quanto ti ci è voluto per esempio per le scene di animazione in Spiderman II?

     

     

    L'animazione può essere eseguita con diverse tecniche: esiste l' animazione tradizionale (con carta e matita), al computer oppure la "stop motion animation" (animazione fatta utilizzando oggetti, pupazzi, carta ritagliata, plastilina ecc...). Tutte quante queste lavorazioni richiedono solitamente molto tempo. Si può lavorare da soli, quando si tratta di lavori d'autore, oppure in team per medie o grandi progetti, sia per la televisione che per il cinema. Per ogni secondo d'animazione ci sono 24 fotogrammi che devono essere creati, qualsiasi sia la tecnica usata. L'importante è dare l'impressione del movimento. Per Spiderman 2, per esempio sono stati impiegati 20 animatori e abbiamo lavorato per circa un anno alla produzione del film. Per dare un'idea, per ultimare l'animazione di Spiderman che vola attraverso la motrice e il carico di un tir (una delle scene di cui mi sono occupata io) ho impiegato due settimane per un totale di circa 90 ore.

     

     

     

    Cosa ti ha portato all'animazione? Qual'è stato il tuo primo contatto con questo mondo?

     

     

    Fin da piccola ho sempre saputo che avrei voluto fare un lavoro creativo. Mi è sempre piaciuto disegnare perciò dopo il liceo scientifico mi sono iscritta ad una scuola di grafica pubblicitaria e contemporaneamente ad una scuola serale d'animazione organizzata dal comune di Milano. Dopo aver seguito entrambi i corsi per i 3 anni della loro durata, alla fine la scelta è stata molto naturale perchè ero completamente innamorata dell'animazione. Volevo diventare un' animatrice.

     

     

    Quali sono state le immagini che ti hanno attirato di più visivamente da bambina? Da cosa sei partita?

     

     

    Come tutti da bambina ho guardato molti cartoni animati, Lupin III, Gig Robot d'acciaio, Mazinga Z, Cenerentola, Il libro della Giungla, La Linea, Heidi, insomma qualsiasi cosa che fosse animata finiva con l'attirare la mia attenzione. Molto spesso mi capitava di concentrarmi cercando di immaginare il processo lavorativo. Mi ero creata una mia idea di come si facessero i cartoni animati e devo dire che si avvicinava molto alla realtà.

     

     

    Che differenza esiste tra traditional animaton e CGI animation e con quale ti trovi meglio a lavorare?

     

     

    L'animazione tradizionale è disegnata su carta e l'animazione al computer è interamente realizzata al computer con un mouse o una tavoletta grafica. Un animatore 2D o tradizionale deve anche essere un bravo disegnatore ed è molto difficile tenere a modello un personaggio, cioè disegnarlo come tutti gli altri animatori che lavorano nel tuo team (questo nel caso di grosse lavorazioni dove ci sono più animatori assegnati ad un personaggio). L'animazione 3D o al computer è più semplice perchè la parte relativa al modello può essere saltata dal momento che viene creata al computer dai modellatori. La difficoltà maggiore sta nel riuscire a far muovere il proprio personaggio mantenendo delle linee pulite, riuscendo a dargli delle forme grafiche, cosa molto più intuitiva per quanto riguarda l'animazione tradizionale. Direi che entrambe le tecniche hanno le proprie difficoltà, la cosa più bella per me è riuscire ad avere il controllo su entrambe. Dopo tanti anni di computer animation mi trovo sicuramente più a mio agio con questa tecnica. C'è ancora moltissimo da scoprire, le potenzialità del computer in questo campo sono immense e abbiamo appena incominciato.

     

     

     


    A che punto della lavorazione di un progetto entri in gioco? Di quali aspetti ti occupi / ti sei occupata?

     

    Gli animatori di un lungometraggio entrano in gioco più o meno a metà della vita di un progetto e mediamente ci lavorano per 12/18 mesi. Ultimamente mi sto occupando della regia di un cortometraggio. Avendone scritto la storia sono chiaramente stata coinvolta fin dall'inizio. E' un'esperienza nuova che mi entusiasma moltissimo visto che si ha la possibilità di seguire il proprio progetto dall'inizio alla fine.

     

     

    Da una decina di anni l'animazione anche grazie a programmi come flash o in generale all'uso delle tecniche al computer di animazione 3D e 2D è diventata un luogo sempre più frequentato dagli artisti visuali. Credi che le nuove tecniche di animazione abbiano avuto ripercussioni sul mondo dell'arte aprendo nuove frontiere?

     

     

    Certamente, l'animazione è destinata a venire applicata sempre di più a diverse forme d'arte. Penso che l'unica frontiera sia la nostra stessa immaginazione. Non credo ci siano limiti riguardo a come si possa utilizzare l'animazione. E' una tecnica che non ha regole, si può fare tutto quello che la nostra fantasia ci suggerisce ed anche oltre, si possono creare mondi ed immagini difficilmente realizzabili con altre tecniche.

     

     

    Come ti vede coinvolta il progetto "Arteveritas"?

     

     

    Arteveritas e' un progetto che ho iniziato da qualche anno e che si stacca dal mio lavoro di tutti i giorni. Mi da la possibilità di sfogare la mia creatività in altri campi soprattutto in quello della pittura. Molti dei lavori che ho fatto si possono vedere sul mio sito www.cinziaangelini.com che contiene anche moltissimo materiale relativo alla mia carriera di animatrice.

     

     


    L'ambiente in cui lavori sembra tendenzialmente orientato sull'asse Stati-Uniti - Giappone: quali sono gli svantaggi e quali invece i vantaggi di essere italiani nel mondo dell'animazione?

     

     

    Forse l'unico svantaggio nell'essere straniero per esempio con gli Stati Uniti è la difficoltà di ottenere il permesso di soggiorno Visa per poter venire a lavorare qui. Il mondo dell'animazione è tradizionalmente un ambiente molto internazionale, io lavoro con persone di tutto il mondo, parlo diverse lingue nella stessa giornata di lavoro. Non ci si sente stranieri, più che altro cittadini del mondo.

     

     

    Tenendoci in un ambito strettamente tecnico, qual'è l'ultima frontiera al momento? Dove pensi si potrà arrivare in futuro?

     

     

    In questi ultimi anni si sono fatti moltissimi passi in avanti, sia nel mondo dell'animazione che in quello del live action. Una cosa che sta già succedendo ma che per me è destinata ad aumentare in maniera esponenziale è la fusione tra film d'animazione e film su pellicola. Unendo queste due meravigliose tecniche si potrà arrivare a creare immagini sempre più sofisticate e nulla sarà più impossibile da realizzare a livello visivo.

     

     

    A cosa stai lavorando adesso? / Che tipo di progetto ti piacerebbe realizzare?

     

     

    Al momento sto animando su Bolt, il prossimo film CGIdi Disney. Mi sto anche occupando della regia, come ho già accennato, del mio cortometraggio. E' un progetto molto ambizioso e sto lavorando con un gruppo di persone del team tecnico a Disney per poter ottenere un nuovo look al computer. Una delle cose migliori legate all'esperienza di lavorare agli studi Disney qui a Los Angeles è l'esistenza di un programma chiamato "Shorts Club" che permette a chiunque voglia crescere professionalmente di produrre il proprio short. Penso sia una possibilità unica che purtroppo tanti altri studi d'animazione non offrono ai loro impiegati. Uno dei segreti per il successo di uno uno studio sta nel riuscire mantenere costante il livello di stimolo nei confronti dei propri artisti e dei propri tecnici in modo da renderli orgogliosi e felici di lavorarci. Al momento la produzione del mio cortometraggio è la cosa che più mi gratifica a livello professionale.

  • Life & People

    CMJ Music Marathon. Paolo De Gregorio, Editor in Chief of the "Deli Magazine" & Big Apple's Music Scene


    With more than 1150 live sets spread over 5 days, amid hundreds of bands and record labels, this year’s CMJ Music Marathon was dominated by I'm Not There, Todd Haynes' controversial movie about Bob Dylan and by a retrospect dedicated to the Clash. The event boasted an inexhaustible schedule almost impossible to follow that included seminars, debates, and promotional showcases dedicated to emerging bands. Since 1980, the CMJ Music Marathon has been the most important New York City event dedicated to independent music. We talked about it with Paolo De Gregorio, music producer and editor in chief of the Deli Magazine, a musical revue dedicated to the Big Apple's music scene.

    How many CMJ editions have you seen? What has changed since your first marathon and what is still the same?


    This is my fourth edition. Honestly I don't think that the festival has changed all that much in the last four years. The most relevant innovation for CMJ is the change of headquarters. Before it was located at Lincoln Center, in Midtown Manhattan, a very modern and cold building, far from the core of the music scene and definitely not fit to host a Rock Marathon. This year, thanks to NYU sponsorship, the CMJ headquarters is based at the Puck Building in close proximity to the Lower East Side, a place with a lot of history and soul. If you want to find a meaning behind all this, we can say that this change seems to endorse a shift by the music industry from the corporate world, symbolized by Lincoln Center, to the independent and DIY (Do it Yourself) world, symbolized by NYU. I consider that a really natural choice. The music industry is now facing a critical situation. There is no money, and the little money that is available in the business goes to Apple. When the market shrinks and the possibilities for revenue get smaller, it would seem natural that the control would go back into the hands of the fans and the young people.


    How did your collaboration with CMJ start?



    They contacted us 2 years ago asking if we wanted to do a promotional and advertising exchange.


    Your magazine is specifically focused on the NYC scene, what's your explanation for the "New York Renaissance", that the city has been experiencing for the last 5 years?

    Do you know of any particular bands that are worth noting?



    I don't think there are particular reasons. New York has always been fully populated by musicians. In the end I think it’s just a matter of statistics, with more bands you obviously have more chances to find someone able to emerge. The New York Scene is a melting pot of styles and genres. There are no more "waves" like 20 or 30 years ago. The Indie market seems particularly individualistic, while the Brooklyn DIY scene (inspired by bands like Fugazi) works like a community, without necessarily following a particular style. Maybe the "renaissance" is due to the fact that many artists now understand that major record deals don’t play that big role anymore. Nowadays you got to be able to organize by yourself, and not only for the creative aspects. The situation is not stable though. If the prices in this city don’t slow down, all the artists will be forced to move away from Manhattan. It’s so hard to make a living only through music, and with such high rents, things get even more complicated. My favorite band in town is Pterodactyl, they slightly remind me of Jane's Addiction, but they are faster and more punk. I also find Professor Murder very interesting. If you’re looking for something more melodic, I just discovered Bronwen Exter,The Naysayer, Mike Wexler and Seasick. Experimental music lovers should listen to Dub Trio.

    What about the strong role played by the return of Folk Music?


    Even in this case, there is not a real scene. There is the so-called "Anti-Folk" community (they mostly do pure original folk and they gravitate around the Sidewalk Cafe in the East Village). There are also a number of very talented songwriters that know very well how to promote themselves (Bright Eyes, Devendra Benhart etc.) and others that have found a serious record label ready to invest time and money in them (Sufjan Steven, Cat Power, etc.).

    How did the Deli Magazine project start?


    It was a folly of youth...my passion for New York City music was the reason why I conceived The Deli. We published the first issue in October 2004. The name is playful and serious at the same time. We wanted to give everyone the idea that an indie band at the end of the day is nothing more than a commercial activity. We didn't want to be too serious or have a political approach, like most of the traditional fanzines. The Deli follows music made in NYC and everyone who’s involved in the scene through the website www.thedelimagazine.com, which also represents a place to connect with all the musicians living in the City.

    Besides the US, you have also worked as a Music Producer in Italy and the UK; what's the difference between the 3 markets?


    In Italy, I didn't produce anyone, I just had my band. In the Uk my experience was also limited, but what I can tell you about is the difference between the musicians in London and the ones in New York. I find the New Yorker to be more realistic and humble. It seems to me that in England the welfare system is penalizing the artist instead of helping them. If you don't work, the government gives you a house (Council Flat) and a dole for years and years. Many musicians end up loosing contact with reality and become lazy. Many of the English also have this nationalistic pride that I honestly can't stand, not to mention their ridiculous sense of class affiliation that often divides and creates tensions amongst the musicians.


    What's your relationship with Italy? Are you interested in the growing Italian indie rock scene, are you following any projects?



    Honestly I am not interested in Italian music at all. Since I moved abroad I haven’t even taken it into consideration. I have always been interested in American and English music, and now, since we started the Deli project, I can only concentrate on the local bands. NYC is the most politically correct city in the world. Every ethnicity is respected with care and attention. There are aspects of italianità that I noticed only when I moved here. For example Italians divide everything into beautiful and ugly, there is no hesitation in the aesthetic judgment. Here in NYC if you don't like something you have to be careful, you can voice a criticism, but it has to be justified and respectful, even if the object of your criticism is not part of the conversation.

    Five must have Italian records?


    Any record by Paolo Conte and Fabrizio De Andrè. Even Battisti and Battiato of the pop years are unforgettable. I would like to mention a female artist, but I never liked Mina. I don't know...any suggestion?


    With the onset of the digital era it is now easier to put out a record, but on the other hand this revolution hasn't seemed to affected the creativity of the musicians…


    Creativity is in the people, not in the instruments. There are still unexplored ways to play acoustic guitar. 95% of the music we listen to is completely derivative. It's always been like that and it always will be. But there is nothing to be ashamed of: originality without great songs is pretty useless. A great song can touch you even if it's played with the basic chords.

    Have you ever tried taking a look at the insides of CD booklets? In almost every rock band there is a member with an Italian name…


    There is no need to look at the CD notes: I can tell you with absolute certainty that 30% to 40% of the musicians I work with or that I’ve worked with, have at the very least an Italian parent or grandfather.

  • Facts & Stories

    Grillo. The Italian Talking Cricket


    Banned from the national television after attacking the socialist leader Bettino Craxi, he became popular as a public accuser through his shows and his web blog, one of the most actives in Europe and amazingly popular in Italy, which ranked among the 10 most visited blogs in the world, according to the blog search engine Technorati.



    Grillo’s V-Day has nothing to do with "Vagina Day" or any other feminist rally. The “V” stands for "Vaffanculo", the Italian equivalent of the F-Word. "It's half way between the D-day of the Normandy landings and V for Vendetta", explains, ironically, Grillo.



    Organized to ban convicted felons from holding office, as well as to set a two terms limit for elected officials, the V-Day met with huge success on September 8th, so that Grillo still continues to mobilize a grassroots movement of Italians fed up by Italy’s corrupt and ineffective political class. Italians lined up in more than 200 cities and towns to sign Grillo’s petition to "Clean Up Parliament", a proposal that, if brought before Parliament and adopted, would ban convicted felons from seeking public office, set a two legislatures term limit for Parliament members and modify Italy’s electoral system.

     

    On September 8, 2007, more than 330,000 people signed their names to his proposed reforms. The V-Day took place in 200 cities, including San Francisco, Chicago, Denver and New York, where a huge number of people met in Union Square blocking the traffic. Most of them were scientists, engineers, students and businessmen, the so called "Brains on the Run" (cervelli in fuga) that are suffering because of the stagnant Italian political situation. The event was streamed in every corner of the world, attracting the attention of the media.

     



    Even if many politicians and intellectuals are dismissing Grillo's initiative as "shallow demagoguery" and warned of "populist tendencies", the debate is now on. The dissatisfaction of most Italians - 68 percent, according to the most recent poll - from both the center-left and center-right, has found an outlet for expression in Beppe Grillo's political satire and with his development of a democratic mechanism to construct and propose viable alternatives to the political establishment. The recent success of Gian Antonio Stella's and Sergio Rizzo's summer bestseller "La Casta" (The Caste: How Italian Politicians Became Untouchable) is just one more example of a growing dissatisfaction among Italians with the current state of politics. This seems to be a second wave of discontent after the one that shook the country in the early ‘90s after the “Tangentopoli” corruption scandals. People now want to participate again, to play an active part in the role of change, even from abroad.



    The next Beppe Grillo's “New York Meet Up” will take place in October 20, at the General Theological Seminary of New York.

     

     

  • Art & Culture

    Garibaldi e il coraggio delle idee


    Curata dai professori Cosimo Ceccuti presidente della Fondazione Spadolini Nuova Antologia e da Maurizio degli Innocenti presidente della Fondazione di Studi Storici Filippo Turati, dalle cui fondazioni fiorentine proviene la maggior parte degli oggetti esposti, la mostra si prefigge di visualizzare elementi del mito garibaldino nella sua interazione con i fatti storici concreti, facendo di Giuseppe Garibaldi la bandiera di tutti coloro che nutrono la speranza che la forza delle idee possa incidere sulla realtà fino ad arrivare a cambiarla. La mostra presenta una selezione di opere provenienti in massima parte dalla collezione dell’ex premier, senatore e storico Giovanni Spadolini, conservata oggi a Firenze presso la Fondazione Spadolini Nuova Antologia, riprendendo nelle linee essenziali lo schema cronologico della mostra tenutasi a Firenze nei locali di Palazzo Pitti e inaugurata il 24 maggio 2007 alla presenza del Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano. Settantacinque pezzi, fra i più significativi della ‘’Collezione Garibaldina’’ di Giovanni Spadolini, integrati da opere di varia provenienza, sono stati indirizzati ad Istituti Italiani di Cultura e musei dei vari continenti. Dopo New York seguiranno San Francisco e altre città dell’America del Nord, per passare poi agli Stati del Sud America, dove la figura dell’”Eroe dei Due Mondi” gode di una popolarità molto particolare.


    Il quadro complessivo offerto appare assai suggestivo, ponendo accanto all’iconografia risorgimentale ufficiale, tracce di una produzione di origine sia colto-borghese sia popolare, che lasciano chiaramente intuire come attorno alla figura di Garibaldi si creò una vera e propria religione patriottica. Giuseppe Garibaldi è stato senza dubbio il personaggio più popolare dell’800 a livello internazionale e la figura in cui si è più riconosciuto l’immaginario collettivo nazionale. Risulta dunque chiaro come anche la sua iconografia abbia avuto una diffusione la cui vastità, non ha riscontro per nessun altro personaggio della storia italiana. La sua immagine, soprattutto in seguito all’Unità d’Italia, ha circolato ovunque e ad ogni livello, transitando attraverso i media più disparati,; dalla pittura alla fotografia, dalla scultura all’illustrazione, evocata anche in un’infinita quantità di gadget.


    L’esposizione si articola in quattro sezioni: La Genesi dell’epopea da Rio Grande do Sul all’indipendenza italiana, I mille e le camicie rosse, Da Aspromonte a Digione la solitudine di Caprera, Il mito e la sua eredità. Tra i materiali esposti possiamo trovare dipinti, stampe e litografie dell’epoca, caricature satiriche, manifesti, oggetti, cimeli e medaglie. La mostra pone l’accento sulla figura del Garibaldi “comunicatore” che assurge con il passare del tempo e attraverso le imprese leggendarie allo stato di icona pura, un personaggio in grado di affascinare con la stessa intensità intellettuali, masse e immaginario collettivo.


    Si narra che nel 1864, in occasione di una visita a Londra, ben 500 mila persone lo accolsero festanti. Le cronache dell’epoca riportano che Garibaldi impiegò cinque ore per giungere a destinazione e che la sua carrozza finì con lo sfasciarsi al termine del tragitto. Oltre ad alcune interessanti copertine de “La domenica del Corriere” e “L’illustrazione Italiana” la mostra presenta un quadro di Guttuso, un preziosissimo scialle di Anita Garibaldi ed alcune locandine pubblicitarie provenienti da Los Angeles. Queste ultime annunciano in data 11 luglio 1861 una serata dedicata alla rappresentazione di opere di Verdi e Donizetti, allo scopo di raccogliere fondi per aiutare il progetto di Garibaldi e delle camicie rosse in Sicilia.

  • Life & People

    Bocce, a “chic” pastime



    If they were to hear about this in any village in Italy I’m sure it would create endless amounts of laughter and the word would quickly spread around the “piazza” to the seniors. Who would have the courage to explain that the latest fad amongst New York’s young people was in fact the ancient game known as bocce?

    While on the other side of the pond in Italy a daily battle is waged by the elderly to improve their bocce courts and facilities, the game is enjoying a renaissance in New York. The sport has been elected the favorite pastime amongst the city’s young hipsters.

    The rules are simple and anyone can play the game of bocce on any given New York City evening.

    Considered an Italian version of bowling, the game of bocce draws crowds of people to the Big Apple’s parks and venues where the game is played.

    There are numerous variations to the rules of this sport, particularly regarding the number of players per team. The most common setup is to start with two players per team. As per the rules, each player rolls his bocce ball intermittently with the ball of the opposing player. The game’s objective is to roll the ball as close as possible to the “boccino” or “pallino” (usually a smaller white ball).

    The “bocciata” or “spazzata” is a ferocious defensive toss meant to break up and distance the opposing team’s balls from the “boccino”.

    The game, originally brought to the United States by Italian immigrants, has progressively become more popular. It is even enjoying success at the youth level. Last month, the first official indoor tournaments unexpectedly, yet successfully, attracted a great number of participants.

    According to the New York City Department of Parks and Recreation, the city operates 44 bocce courts in the five boroughs. In contrast with the bocce courts present in Italy, New York has a high number of indoor bocce courts that are integrated parts of social clubs and bars. Among the most popular are Floyd NY, located at 131 Atlantic Avenue between Brooklyn Heights and Carrol Gardens, and Union Hall, situated at 702 Union Street and 5th Avenue in Park Slope.

    Rome, NY recently hosted the World Series of Bocce (four men’s teams), from the 20th to the 22nd of July, attracting many of the sport’s aficionados.

    For Jim Carden, director of the Union Hall Bocce Club of Park Slope and founder of Brooklyn’s Floyd NY, the success of the sport is due not only to the simplicity of the game but also to the animated, colorful gestures of the participants. “Bocce reminds me of New York summers many years ago, when I would pass entire afternoons watching the old Italian immigrants argue for hours and measure the distance from the bocce to the pallino. Only after the adults had finished their match could the children collect the balls and play”.

    Many locals have installed garden-enhanced bocce courts in which their clients can play. It’s the ideal evening activity; it’s not very demanding, but it’s so very chic.

     

    (Translated by Robert Cavanna)