L'Academy il 13 gennaio annuncerà le cinque nomination internazionali. Tra i film concorrenti: "Dolor y Gloria" di Pedro Almodóvar (per la Spagna), "Les Miserables" di Ladj Ly (per la Francia) e "Parasite" di Bong Joon Ho (Korea).
Negli oltre cinquant’anni trascorsi nell'industria cinematografica e una lunga lista di riconoscimenti, Marco Bellocchio rimane uno dei pochi registi italiani rimasti a fare cinema impegnato. “Una volta il cinema si occupava maggiormente della società”, ama ripetere il regista lombardo quando gli chiedono perché ha dedicato la sua carriera a realizzare film legati alla tribolata storia politica Italiana (Buongiorno notte, Vincere, Bella addormentata, I pugni in tasca) altri più romanzeschi (Sangue del mio sangue, La balia) oppure film anche più introspettivi e privati (Sorelle, Sorelle mai).
Con Il traditore, Marco Bellocchio ha portato sul grande schermo la storia di Tommaso Buscetta, l’ex boss dei due mondi, "il fimminaro" per eccellenza, fu il primo membro di Cosa Nostra, a diventare collaboratore di giustizia. Presentata in anteprima mondiale alla 72° Mostra del Cinema di Cannes, e dopo un’accoglienza da applausi al recente New York Film Festival, la pellicola è ora in corsa agli Oscar 2020.
“Tradire non è sempre un’infamia – ha spiegato più volte Bellocchio - può essere una scelta eroica. Buscetta prima di decidere di collaborare ha rischiato di morire, ha tentato il suicidio”. Alla notizia che il suo ultimo lavoro è stato scelto per entrare nella cinquina dell'International Feature Film Award, ha invece commentato: "Da vecchio anarchico e pacifista è un onore".
Il Traditore ha stregato il pubblico americano. Per molti si presenta come un film di gangster al contrario. Ignora le convenzioni di genere e crea criminali che si fanno dispetti e ripicche a colpi di agguati sanguinosi. Come in tutte le pellicole precedenti, anche Il Traditore racconta una storia per trovarci dentro i tormenti interiori dei protagonisti, uomini più o meno giusti, più o meno infelici, più o meno in cerca di qualcosa che dia significato o lustro alla propria esistenza. Ma non c’è solo questo nel film. Bellocchio conferma la sua visione sulla maniera in cui la famiglia condiziona la vita delle persone. Buscetta ha deciso di parlare per sopravvivere. Per proteggere la sua famiglia.
Il risultato, estremamente positivo del film, dipende dalle straordinarie capacità attoriali di Pierfrancesco Favino, che recita sia in siciliano stretto sia in portoghese. Per avvicinarsi ad un personaggio sempre ambiguo, diviso dal suo essere un mafioso e un’etica alquanto sui generis, l’attore romano, ha raccontato di aver tratto ispirazione dalle interviste rilasciate da Buscetta. “Ho cercato di scoprire cosa non voleva che si sapesse di lui, ha studiato gli atti processuali, i gesti, la lingua. Sapevo che stavo interpretando comunque un criminale ma ho vo di soluto spendere il giudizio, anche se le cose che ha fatto sono imperdonabili. Ma se questo film servisse ad approfondire quello che ancora non sappiamo di lui ben venga”.
Il 21 novembre sarà possibile vedere il film - nella ambito della rassegna Italy on Screen Today diretta da Loredana Commonara - , alle 6 pm, al Walter Reade Theater del Lincoln Center
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