Articles by: Vincenzo Marra

  • Fatti e Storie

    Claudio Bozzo: lavorare per l’Italia è la mia passione!

    “Rieccolo!” diceva di Fanfani il grande giornalista Indro Montanelli. Ed io sarei tentato di pensare che Claudio Bozzo sia sulle orme di uno dei più grandi protagonisti della storia contemporanea d’Italia. Era solo il Giugno 2008 quando intervistai il più giovane presidente che la Mediterranean Shipping Co. (MSC) avesse mai nominato in Nord America. E scrivevo pure che Gianluigi Aponte, Presidente della MSC sfidava il futuro. Aponte tuttavia aveva elementi imprenditoriali per lanciare Claudio Bozzo, mentre è sorprendente trovare oggi Claudio alla testa dell’Italy-America Chamber of Commerce (IACC) che nei suoi 132 anni di esistenza, non ha brillato per la promozione di giovani talenti alla sua guida. Per questo il merito di Claudio “Bolt” Bozzo aquista piu’ valore: brucia le tappe di una fantastica corsa come Usain Bolt brucia tutti i suoi avversari sui 100 metri. E anche lui, come Bolt, lo fa con la naturalezza di chi sa di essere dotato e non se ne vanta. Appena arrivo nel suo ufficio su Fifth Ave. e 37th St. si preoccupa subito che io mi senta a mio agio mentre gli faccio la prima domanda.


    Tu sei il primo presidente giovane dopo la breve parentesi di Paolo Torello. Credi che anche l’Italia stia finalmente cercando soluzioni nelle nuove generazioni di dirigenti?

    Innanzitutto ringrazio Paolo Torello che ha aperto questo, come tu lo definisci, “nuovo trend”. Per quanto mi riguarda, mi auspico che i meriti derivino sempre dalla competenza piuttosto che dall’età. Sarebbe bello che tutti avessero a 40 anni le capacità e la diplomazia di chi ne ha già 60. Anche se oggi dobbiamo ammettere che il vecchio proverbio “Esperienza maestra di vita” sarebbe più attuale se scritto “Google maestro di vita”. La tecnologia sta infatti accelerando i cicli di vita: si comincia prima e il ciclo lavorativo è molto più veloce. Mi spiego: se è vero che è possibile raggiungere posizioni di responsabilità più velocemente di quanto non si potesse prima dell’avvento di internet, è anche vero che il turnover è molto più serrato.
     
    Ho cominciato a portare qualche piccola novità nella IACC: principalmente qualche leggero aggiustamento nel CdA, che credo caratterizzi sempre la filosofia di un’azienda. Inoltre abbiamo creato gruppi dedicati a giovani e donne all’interno dello IACC. La presenza di questi gruppi è un atto dovuto nel XXI secolo. Abbiamo poi cercato di responsabilizzare maggiormente i nostri dipendenti, in modo tale da evitare di cadere nel qualunquismo. In pratica stiamo cercando di lavorare su una tradizione solida portando la competenza che ci permetterà di ritrovarci nello stesso ufficio tra 3 anni.


    Insomma se dovessimo pensare ad un nuovo paradigma operativo nello IACC, di che cosa dovremmo parlare? 
    Se non ti dispiace io rispondo da Genovese: “Fare di più con meno”. Alla base della mia vita, e spero alla base di tutti coloro che lavorano, c’e’ la passione. Io amo l’Italia e considero lo IACC una grande opportunità per fare del bene al mio Paese. da quando il sistema economico mondiale si sta rigenerando stiamo tutti cercando formule nuove per avere successo. Noi siamo qui per spendere bene i fondi stanziati per la promozione dell’Italia. Siamo qui per fornire in maniera veloce ed efficiente agli imprenditori Italiani i necessari contatti di mercato e per generare sinergie produttive e un dialogo continuo con gli investitori, nella speranza di avere i loro feedback: vorremmo essere informati di quando facciamo male e di quando facciamo bene, in modo tale da migliorarci continuamente. Quello che ti posso assicurare è che questa sfida avviene sotto riflettori antichi che per 132 anni hanno illuminato la storia dell’Italia imprenditoriale negli USA e io posso solo considerarmi fortunato se oggi posso misurarmi con questa nobile missione.

    Il Ministro Tremonti ha sottolineato, all’ultimo Meeting dell’Amicizia di Rimini, che l’Italia e’ formata per l’80% di aziende piccole e medie. Se l’imprenditoria Italiana non fa sinergia, rischia di rimanere fuori dai mercati più grandi. Cosa ha intenzione di fare nel caso specifico la IACC?
    La IACC e’, per definizione, un’ente che promuove il commercio dell’Italia nelle sedi dove si trova ad operare, in armonia con gli Enti governativi locali. Detto questo, appare evidente che noi abbiamo il dovere di aiutare chiunque ci consulta dall’Italia così da metterlo in condizione di ottenere profitto in loco. La più grande virtù dell’Italia è la diversificazione dei propri. Si potrebbe osservare che questa diversificazione è anche l’oggetto, che tu mi dici, del richiamo del nostro Ministro. A lume di logica posso solo confermare quello che tutti gli imprenditori stanno cercando di fare per affrontare i grandi mercati emergenti del XXI secolo: più sinergia e più aggregazione. Questo comunque è al di là della sfera di influenza dello IACC. Negli USA ci sono delle nicchie di mercato dove l’imprenditoria Italiana ha creato delle vere e proprie roccaforti grazie a marchi che solo 10 anni fa nemmeno esistevano. Tu mi insegni che l’imprenditore mette l’anima nel proprio prodotto e sogna sempre, quale che sia il segmento commerciale dove opera, che un giorno tutto il mondo possa comprendere la sua intuizione. È difficile andargli a dire di fare sinergia con un suo concorrente.

    C’è ovviamente chi spende più o meno bene i propri soldi per la promozione dei propri prodotti. La mia natura mi porta a guardare il risultato finale e, anche nelle difficoltà obiettive di questa congiuntura economica, dovunque io vado, trovo una simpatia per l’Italia che mi rende orgoglioso di essere oggi nella posizione di poter essere d’aiuto per il mio Paese.
     

    La perdita di posizioni di privilegio e’ un costo che tutto il mondo occidentale sta pagando. Io sono convinto che l’Italia sia più agile di altri paesi e pronta a ricominciare la corsa verso lo scudetto…. A proposito oggi gioca l’Italia con la Serbia, sai mica il risultato?

    Hanno sospeso la partita per disordini nella tua Genova…
    Tu scherzi?... E cosi dicendo Claudio gira gli occhi verso il computer, va sulla pagina del suo quotidiano Italiano poi mi guarda e dice: “Ma non ci credo…qui stiamo impazzendo!”

     
    Riprendiamo il nostro discorso: ILICA cerca di portare il messaggio di sinergia nella promozione culturale dell’Italia, come valore aggiunto. Tu sei nel CdA di ILICA, cosa significa questo per la IACC?
    Io credo che sia un fatto positivo far avvicinare tutti i movimenti nuovi alla Camera. Prima ancora di pensare a far fare sinergie alle imprese, credo sia necessario fare sinergia tra i gruppi che si propongono per la promozione dell’Italia negli Stati Uniti. Ilica nasce come Fondazione per la promozione della lingua e della cultura Italiana e io credo che specialmente in questa riorganizzazione globale, conoscere meglio la lingua di una cultura sia definitivamente il valore aggiunto alla promozione commerciale della stessa. Lo scopo dello IACC è stato promuovere il dialogo culturale tra le due sponde dell’Atlantico per 130 anni, e sono orgoglioso di continuare questa tradizione. Nel secolo scorso ciò era forse più facile, poiché i parametri di scambio erano più favorevoli: dollaro forte, America più ricca e lira debole in un’Italia che voleva diventare prosperosa. Oggi dobbiamo cercare nuove sinergie perché i parametri si sono invertiti, ma l’Italia continua ad essere di moda in America. Uno degli elementi che vivo giornalmente è la promozione dell’Italian Style che facciamo sulle nostre navi all’MSC. Il nostro modo di lavorare, il nostro modo di relazionarci con i nostri clienti e tutto quello che e’ Italiano e’ancora magico…
     
    Vorrei chiudere questo articolo con una considerazione personale. La prima volta che intervistai Claudio mi disse che era un uomo fortunato per tutto quello che la vita gli aveva regalato. Oggi quel ragazzo è diventato un uomo cauto, giustamente sospettoso e sempre con i piedi per terra. Ebbene, se la fortuna aiuta gli audaci, io penso che la nostra comunità abbia trovato un nuovo leader che tutti noi dovremmo sostenere per i suoi giudizi misurati, la sua volontà di fare bene e la sua motivazione: l’amore per l’Italia. Claudio Bozzo può far molto per l’Italia in America e viceversa. La IACC ha trovato un presidente moderno e noi possiamo solo augurargli: “In bocca al lupo!”.

  • Claudio Bozzo: “I Don’t Know Any Other Way but to Work for Italy!”

    “Here he is again!” Fanfani used to say referring to Indro Montanelli, one of Italy’s most famous journalists. I would be tempted to think that Claudio Bozzo is walking in the footsteps of one of the greatest protagonists of contemporary Italian history. It was only June 2008 when I interviewed the youngest North American president in the history of Mediterranean Shipping Company. I also had written that Gianluigi Aponte, founder and chairman of MSC, challenged the future with someone who could be effectively projected into the future. Though Aponte surely had the entrepreneurial qualifications to launch Claudio Bozzo, it is surprising to find Claudio at the head of the Italy-America Chamber of Commerce (IACC), which in its 132 years of existence has not been known for promoting young talents at its helm. It is for this honor that Claudio “Bolt” Bozzo acquires even greater value while he continues to reach important milestones in his career much as Usain Bolt, the Jamaican World and Olympic champion, manages to eliminate all of his adversaries within the first 100 meters. Bozzo, like Bolt, also manages to accomplish this with the natural ability that talented individual, often unaware of their gift, possess.

    As soon as I arrive to his office on 5th Ave and 37th Street, he is instantly concerned that I feel at ease while I ask him the first question…

    You are the first young president after the brief tenure of Paolo Torello. Do you believe that Italy is finally searching for answers among its younger generations?

    First of all, I would like to thank Paolo Torello for having started what you have defined as a “new trend.” As far as I am concerned, I can only hope that merits are always determined more on the basis of competence and less on age or seniority. It would be nice if everyone at age 40 could have the ability and diplomatic negotiation skills that a 60 year-old possesses. Even we must change the adage that says “experience is the greatest teacher” to “Google is the greatest teacher.” Technology is, in fact, accelerating life’s milestones from the start, particularly in career competition. While it is true that you can hold positions of greater responsibility sooner than before the dawn of the internet age, it is also true that the turnover rate of these positions is accelerated as well.

    I have started to bring about some small changes in the Italy-America Chamber of Commerce with the idea that a company is characterized by its Board and with some small modifications we have managed to create a new Board in the heart of IACC. We have also opened our doors to the younger generations as well as women by creating specific groups within the IACC. The presence of these groups was long due in a male dominated world. We have also tried to instill the idea of responsibility into our people, though the use of first and last name. Practically, we are trying to work on creating a solid tradition because this will form a level of competence which will allow us to find ourselves working in the same office in 3 years.

    So if we were to think of a new operational paradigm within the IACC, what would it be?
    If you don’t mind, I would like to answer you in my native Genovese style: “Do more with less.” You see, at the core of my life, and I sincerely hope it is at the core of everyone working individual's life, there is passion. I love Italy, and I consider the IACC an opportunity to do something good for my native country. In the current global economic context, we are all trying to find new formulas since the system began regenerating itself. We are here to spend the money that was allotted to us to promote Italy in the most efficient way possible. We are here to facilitate Italian entrepreneurs in reaching business contacts that would otherwise be difficult and expensive to obtain. We are here to create productive synergies and an ongoing dialogue with the investors hoping to get some feedback as well. I can assure you that this challenge has occurred under spotlights that for 132 years have illuminated Italy’s entrepreneurial history in the USA and I can only consider myself fortunate if today I can measure up to this noble mission.

    Minister Tremonti has underlined in the last “Meeting dell’Amicizia” in Rimini that 80% of Italy’s economy is comprised of small and medium sized businesses. If Italy’s entrepreneurs don’t work in synergy, Italy will be left out of the world’s most important markets. What will the IACC do?

    The IACC is a board that promotes Italian commerce wherever it is located. We do this in harmony with official government agencies. That said, it is evident that we must help all those who seek our assistance from Italy and put them in a position to profit from the relationship they established with us. One of Italy’s greatest virtues is the ability to diversify its products by presenting them in different historical contexts and traditions. It is possible to infer that this diversification is perhaps what our Minister was referring to. I can only confirm what all of the entrepreneurs are trying to do to prepare for the great emerging markets of the 21st century: more synergy and more unification. This is, however, a subject that is outside my sphere of influence and that of the IACC.

    There are niche markets in the USA where Italian businesses have created true strongholds with their brands, which 10 years ago didn’t even exist. You have taught me that an entrepreneur puts his life into a product and never stops dreaming that one day the world will comprehend his intuition. You have to admit that it is difficult to tell such an entrepreneur to work in synergy with one of his competitors. There are those who spend their money more or less efficiently for the promotion of their products. My nature, however, brings me to look at the final result. Even in these difficult economic times, wherever I go I see a profound appreciation of Italy that makes me proud to be in a position to do even more for my country. The loss of prestigious positions is a price that the entire Western world has had to pay although Italy is more agile than other countries and can get back in the game faster. Speaking of games, Italy played with Serbia today…do you know what the score was?

    They suspended the game for disorderly conduct in your native Genoa, actually…
    You’re kidding!!!.....

    Upon my statement, Claudio turns towards his computer screen and clicks on an Italian news website and says, “I don’t believe this!! We are going insane!” We resume our discussion… ILICA is trying to bring its message of synergy in the promotion of Italian culture as an added value. You are on the ILICA Board of Directors, what does this mean for the IACC?

    I think it is a positive thing to draw all new organizations closer to the IACC. Before we even think about unifying Italian businesses, it is necessary to bring together all of the groups who promote Italy in the United States. ILICA is a foundation that promotes the Italian language and culture; in this global reorganization, knowing the language of a culture is definitely an added value in the commercial promotion of that culture. For over 130 years, the goal of the IACC has been establishing the communication between two cultures on the opposite side of the Atlantic. In the previous century, it was probably easier because the parameters of this exchange were more favorable: a stronger dollar, a wealthier America, a weak Lira, and an Italy that desired to be richer. Today, we must seek new synergies because the parameters are inverted and above all Italy is still popular in the US. Every day on our MSC ships, I experience the promotion of Italian style. Our way of working, our way of pampering our guests, and everything that is Italian is still magic.

    I would like to end this interview with a personal consideration. The first time I interviewed Claudio, he told me that he was a lucky man for all that life had given him. Today, that kid has become a cautious man who is justifiably suspicious but who always keeps his feet on the ground; serious, concentrated, logical…and lucky! So if fortune truly favors the braves our community has found a new leader that we all should support for his well-calibrated judgements, his willingness to do good, and his motivating love for Italy. Claudio Bozzo can do much for Italy in America and vice versa. The IACC has found a modern president and we can only wish him the best.

  • Life & People

    New Motivations for Italian Americans in the 21st Century. ILICA. Interview with A.J. Tamburri


    ITALIAN VERSION

    Professor Tamburri: “I have a tough job, but I love it!”
    He arrived in New York four years ago, but it seems as though he has always been here. After all, Dean Anthony Julian Tamburri was born in Stamford, Connecticut, studied in Italy and has taught Italian in Connecticut, Indiana…in short, we are very fortunate (especially in this particular day and age) to have a person of his cultural caliber in the Big Apple. Anthony Tamburri receives this year’s Stella Award, after only one month since Frank Stella’s passing. Stella, starting with Dr. Frank Monteleone and Antonio Miele as well as his protégé Antonio Rugiero, always chose who would receive the award that bore his name and represented his cultural legacy. To interview Professor Tamburri would have been presumptuous, so we preferred to engage in a friendly exchange touching upon some of the themes that both Frank Stella and Jeno Paulucci have lived for and dedicated their lives to: “The Success of Americans of Italian Descent in an American Social, Political, and Economic Context”. Professor Tamburri’s office is always well organized amidst the chaos of papers, files, and folders which reveal his constant commitment to fighting the cultural battle for Italians in America. He offers us an espresso which he personally prepares and we begin our meeting…

     
    Vincenzo:     The 20th Century was full of motivations for Italian Americans. What are their motivations in the 21st Century?
    Anthony :    I believe there are numerous motivational stimuli in the United States today. Even if we find ourselves in a economic time which is not exactly rosy, America continues to welcome new waves of young Italians who, in contrast to those immigrants who came in the last century, are so highly qualified that in Italy there is talk of a mass exodus of “brains” and talent. It is my hope that these new intellectuals, upon encountering the third and fourth generation descendents of  Italian immigrants from the last century, find a common denominator so that they might look ahead to a positive evolution of our ethnic group. Americans of Italian descent have little or nothing of the “Italianicity” that they would like to have, and while the Italians that arrive in the USA speak English well, they are still only Italian. Italy, for an American who chooses to study Italian, should be a “geocultural” reference point that should be understood in its current context. The young Italians represent best this new aspect of Italy. However, I am certain that the majority of both groups is unaware that more than 50% of their predecessors returned to Italy. It is misunderstandings such as this that lead to cultural and generational gaps between the Italians and the Italian emigrants in the USA.

    I would like to inform you of the impression I had from visiting various groups of Italian students and researchers in some of the most prestigious universities in the USA. In general, they have formed Clubs which are politically colored and which condition these students and researchers in Italy today. Do you think that something similar could be conceivable amongst their American peers?
    Politics is a cultural phenomenon. I believe that the most devastating event for the Italian language occurred after Italy declared war against the USA in December 1941. The subsequent “Enemy Alien” Act urged the US population not to speak the enemy’s language, Italian being one of the three (German and Japanese the others). Prior to that date, America had a series of daily, weekly, and monthly publications including “The Atlantic” which was written 90% in English and addressed all of the issues that we no longer discuss today. NIAF has “Ambassador” and OSIA has the “Italian American”: these are the only organizations that have 30 page magazines that are published four times a year, and there is also “Primo”…But this is too little!! In the Internet age, we only have two truly active portals, i-Italy and another one located in the Mid-West in St. Louis. It is very difficult to establish oneself in this manner. Paulucci and Stella’s great intuition led them to create “Attenzione”, a monthly national magazine that informed America about the Italian Americans. The magazine only lasted for 2 years thanks to Jeno’s investments because he truly desired the existence of such a publication. Even today we need such a meeting point; Jeno and Frank Stella asked for our “attention” and there was no response… Today we have electronic means such as Google to read in Italian and, as I recently wrote in an article on i-Italy : “It is never too late to learn Italian.”

     
    I don’t want to speak exclusively of the Italian language. Let’s go back to the motivations: if I were born in America in the 1980s, today I am 25 years-old, play basketball and love football. For what reason should I be interested in a country where young people like me emigrate because they are not motivated? Then we move on to Columbus Day and we see Campania in the parade and the following year we see the Veneto region. The commercial and diplomatic representatives from Italy propose a different region every week. In the last century, no one seemed to ever ask where Bialetti espresso pots or Vespa scooters were manufactured. Is Italy, as a Country, present?   
    I believe that history will determine whether those who receive these “regional” messages perceive  them as referring to Italy as a whole or simply as elements of distraction. After all, the regions have always sponsored this or that Italian American organization. Italy gave the world the Renaissance, a cultural phenomenon so unique and grand that it seems to have obscured much of what followed it.

     
    Yes, but Italy continues to promote wines such as Montepulciano d’Abruzzo or Falanghina from Avellino and in the meantime the entire world knows that Beaujolais comes from France but they have no idea where Abruzzo or Avellino are located.
    France has always been able to “sell” its culture while we Italians, no matter where in the world we may have found ourselves, have most often been reactive. We have individuals that have attained levels of wealth worthy of note in “Forbes” magazine and those that have become elected officials a few of whom refer to Mexicans in the same manner that their grandparents were once referred to, basically because they are not aware of our history. We know very little about our own culture otherwise we would be more circumspect. Tony Lo Bianco once said to his detractors, who complained that he only accepted “Mafioso” roles, that unless we could offer cultural/financial support we would have to accept roles decided by those who pay us. We Italians don’t even have a commercial publishing house (except for Bordighera Press) and we cannot address this issue synergistically. We at the Calandra Institute organized a symposium two months ago where we discussed the problems of the 21st century. I agree with you in that if we continue to speak solely of our past that we will not be able to establish our future. Tragic as the events were, the Jews have had the Holocaust, the African Americans have had slavery and the Hispanics have their language as a common denominator. We are in great difficulty because although Italy seems to be disconnected from its communities here in the States, we must still transmit our current status to Italy. For example, in 1991, Fred Gardaphè, Paolo Giordano, and I edited “From the Margins”. People would ask us how they could “get a copy” our book rather than where they could purchase it. It was difficult for us to explain that the book had to be ordered in a bookstore and purchased because, as we would sometimes respond sarcastically, “Culture doesn’t fall of a truck”. I might add that with all of the money that our leaders have, they should at least inform themselves about the reality of a culture which they intend to represent. I would only propose to hold a big conference on neutral territory. We should try to gather all of the major foundations, perhaps at the Italian Embassy, to discuss how we can better serve this great culture that we have in common.

     
    I would like to add that it has now become necessary to better organize out actions in order to preserve what is perhaps the strongest identity in the Western World.
     This year China distributed a commemorative book at the Shanghai Expo and, of all the people who influenced China, they chose to mention only two people: Marco Polo and Matteo Ricci. Now we must confess that all we have, we have inherited perhaps without deserving it. I believe that the moment has arrived, aside from all the rhetoric of the orators-of-the-moment, to show if we can still make a difference.



  • Fatti e Storie

    Ilica. Intervista ad Anthony Tamburri. Nuove motivazioni per gli italo americani del 21mo secolo


    ENGLISH VERSION

    E’ arrivato a New York da 4 anni e sembra sia stato qui da sempre. Dopotutto Dean Anthony Julian Tamburri è nato a Stamford, ha studiato in Italia e in America, ha cominciato ad insegnare Italiano in Connecticut, poi in Indiana e via… insomma, siamo fortunati, nel periodo storico in cui viviamo, ad avere una personalità di questo spessore culturale nella Grande Mela. 

     
    Anthony Tamburri riceve il Premio Stella solo un mese dopo la scomparsa di Frank Stella che, cominciando dai Dottori Frank Monteleone e Antonio Miele e dal suo ultimo protégé, Antonio Rugiero, ha sempre scelto e approvato chi continuasse la sua eredità culturale.
     
    Intervistare il Dean del Calandra sarebbe stato presuntuoso. Abbiamo fatto con lui una chiacchierata amichevole sui temi per i quali Stella, insieme con Jeno Paolucci, aveva vissuto e lavorato: “L’affermazione degli Americani di origine Italiana nel tessuto socio/politico/economico degli USA”.
     
    L’uffico del Prof. Tamburri è sempre molto ordinato nel disordine di pratiche, carte e cartelle che rivelano il suo costante impegno su tutti i fronti dove si combatte la battaglia culturale per gli Italiani d’America.
     
    Ci offre il caffè espresso che prepara personalmente e poi cominciamo il nostro colloquio.
     

     
     Il XX secolo era pieno di motivazioni per gli Italo Americani. Quali sono quelle XXI secolo?
     
    Io credo che siano tante quante lo spazio che offrono ancora gli Stati Uniti. Mi spiego, anche se stiamo vivendo un momento economico poco felice, l’America continua ad accogliere una nuova ondata di giovani italiani che, a differenza del secolo scorso, sono qualificati al punto che si parla in Italia di “fuga dei cervelli ovvero dei talenti”. Ecco io spero che queste nuove intelligenze incontrando i figli di terza e quarta generazione degli emigranti del secolo scorso, cerchino un comune denominatore, per guardare con fiducia ad un’evoluzione del nostro gruppo etnico. Gli Americani di origine italiana hanno poco o niente dell’italianità che vorrebbero apprendere, mentre gli italiani che arrivano in America, anche parlando perfettamente l’Inglese, sono solo italiani.
     
    L’Italia per un americano che ha deciso di studiare la lingua italiana dovrebbe rappresentare un riferimento ‘geoculturale’ da conoscere nella sua realtà attuale.
     
    E i giovani italiani rappresentano al meglio questo nuovo aspetto del Bel Paese. Mentre, sono sicuro, che la maggioranza di loro non sappia nemmeno che oltre il 50% di chi li ha preceduti è poi tornato in Italia. Vedi, sono queste le incomprensioni che fanno percepire un distacco generazionale e culturale tra gli Italiani e le grande emigrazione Italiana in America.
     

     
    Voglio informarti sulla mia impressione dalla visita fatta a vari gruppi di studenti e ricercatori italiani in alcune delle Università più prestigiose degli USA. Hanno formato, in genere, Clubs influenzati dalla politica che li condiziona nell’Italia di oggi. Tu credi che questo sia comprensibile tra i loro coetanei Americani?

    La politica resta pur sempre un fenomeno culturale. E io credo che la svolta negativa per la perdita italiana fu la sciagurata avventura politica del 1942 quando si vietò, in America, di parlare la lingua Italiana perchè era considerata ‘la lingua dei nemici’. Prima di quella data l’America aveva una serie di quotidiani e soprattutto una rivista ‘The Atlante’ scritta al 90% in inglese che affrontava tutti gli argomenti che oggi non si discutono più. La NIAF con Ambassador e l’OSIA, con Italian American, sono le sole organizzazioni con due riviste di 30 pagine che escono 4 volte l’anno….. Troppo poco! Nell’era Internet, abbiamo solo due portali, i-Italy e un altro per il Mid West, a St.Louis… E’ veramente difficile qualificarsi in questo modo. La grande intuizione di Paolucci e Stella fu ‘Attenzione’, una rivista mensile nazionale che informava l’America sulla realtà degli Italo Americani. La rivista durò solo due anni grazie ai grandi investimenti di Jeno che la volle fortemente. Ancora oggi avremmo bisogno di un punto d’incontro; Jeno e Stella chiesero la nostra Attenzione e la nostra risposta non ci fu….
      
    Oggi esistono mezzi elettronici come Google per leggere l’italiano e, a tal proposito, ho scritto recentemente un articolo su i-Italy:” Non è mai troppo tardi per imparare l’Italiano”.
     

     
    Scusa ma non vorrei parlare solo della lingua italiana. Torniamo alle motivazioni: se io nasco in America negli anni 80, oggi ho 25 anni, pratico il basketball, il baseball e amo il football. Per quale ragione dovrei interessarmi ad un Paese dove i giovani come me emigrano perchè non riescono ad essere motivati? …. E poi andiamo al Columbus Day e vediamo sfilare una volta la Campania e un’altra volta il Veneto. Le rappresentanze Diplomatico/Commerciali dell’Italia propongono ogni settimana un’altra regione…. Nel secolo scorso nessuno si chiedeva dove fosse fabbricata la caffettiera espresso Bialetti o la Vespa. Ma l’Italia come Paese è presente?...

    Io credo che sarà poi la storia a determinarese la percezione di chi riceve i messaggi regionali li
     interpreti sempre come Italia, ovvero come elementi di distrazione. Dopotutto sono state sempre le regioni a sponsorizzare ora l’una ora l’altra organizzazione italo-americana. Tra l’altro l’Italia ha regalato al mondo il Rinascimento, un fenomeno culturale così unico e immenso che ha oscurato tutto quello che è venuto dopo.
     

     
    Si ma l’Italia continua a promuovere il Montepulciano d’Abruzzo o la Falaghina di Avellino mentre il mondo sa cosa è il Beaujolais Nouveau di Francia, non sa cosa è l’Abruzzo o Avellino.

    La Francia ha sempre venduto la sua cultura mentre noi Italiani, dovunque ci siamo trovati nel mondo, siamo sempre stati reattivi.
     
    Abbiamo individui che hanno raggiunto realtà economiche da classifica Forbes, ovvero rappresentati politici che parlano dei Messicani nello stesso modo che si parlava dei loro nonni. Ecco, noi conosciamo poco la cultura altrimenti saremmo più cauti. Come ha rimarcato Tony Lo Bianco, a chi gli contestava l’interpretazione di ruoli da Mafioso, senza un supporto economico ovvero una spinta cultural/finanziaria, noi dobbiamo recitare nei ruoli dove ci percepiscono quelli che ci pagano.
     
    Noi Italiani non abbiamo una casa editrice e non riusciamo a discutere su questo argomento in maniera sinergica. Noi del Calandra abbiamo cominciato con un gruppo due mesi or sono e dobbiamo continuare ad incontrarci per discutere i problemi del XXI secolo.
     
    Sono d’accordo con te, se continuiamo a parlare della storia passata non riusciremo a costruire quella futura. D’altro canto gli ebrei hanno avuto l’olocausto, i neri la schiavitu`¨e gli ispanici hanno una lingua come comune denominatore. Noi siamo in difficoltà perchè, laddove l’Italia sembrerebbe sganciata dale sue comunità in USA, anche noi dobbiamo riuscire a far comprendere la nostra realtà all’Italia.
     
    Per esempio, io, Fred Gardaphè e Paolo Giordano scrivemmo, nel 1991, ‘From the Margins’. La gente ci chiedeva come poteva avere il nostro libro invece che chiedere ‘dove’ poteva aquistarlo. Era difficile per noi spiegare che il libro bisognava ordinarlo in libreria e aquistarlo perche’ “Culture doesn’t fall off a truck” (La cultura non si trova per la strada.n.d.r.)…..
     
    E fammi aggiungere che con tutti soldi che hanno i nostri leaders, dovrebbero almeno documentarsi sulla realtà di una cultura che pretendono di rappresentare. Io posso solo proporre di fare una grande conferenza in territorio ‘neutro’, nel senso di concentrare tutte le Fondazioni maggiori magari all’Ambasciata Italiana per discutere, in sinergia, come possiamo meglio servire questa grande cultura che ci accomuna”.


     
    E io vorrei aggiungere che ormai siamo nella necessità di organizzare meglio la nostra azione per mantenere l’identità forse più forte del mondo occidentale.

    Quest’anno la Cina ha distribuito un libro ricordo all’Expo di Shanghai e, tra tutti i personaggi che hanno influenzato la Cina, erano menzionati solo due: Marco Polo e Matteo Ricci. Ora dobbiamo confessare che tutto quello che abbiamo, lo abbiamo ereditato senza troppo merito. Credo sia giunto il momento di capire, al di fuori delle retoriche degli oratori di turno, se siamo ancora capaci di contare.








  • Fatti e Storie

    Ciao Frank Stella e grazie per tutto quello che hai fatto per noi


    "Ei fu" scrisse Manzoni del grande Napoleone e noi Italo  Americani vogliamo ricordare Frank Stella come un grande protagonista del  XX secolo.


    Nato a Jessup in Pennsylvania il 21 Gennaio del 1919, Stella ha  rappresentato in maniera superlativa i valori degli Americani di origine  Italiana. Figlio di una famiglia di immigrati di Gualdo Tadino (Umbria) Frank  Stella (Grande Repubblicano) concepi', insieme al suo amico Jeno Paolucci  (Grandissimo Democratico) l'idea di una Fondazione Italo Americana che potesse  rappresentare tutti coloro che si riconoscevano nei valori che loro, Frank e  Jeno, vivevano con nostalgia.


    Frank parlava anche Italiano e nei suoi  innumerevoli viaggi in Italia ricordava sempre che l'America e l'Italia erano  unite da un legame indissolubile.


    Il Curriculum Vitae di Frank Stella e' un  libro di 25 pagine fatto di eventi, cariche e onorificenze degne di un  uomo unico e inimitabile. Dall'amicizia con i potenti del XX secolo fino  alle opere caritatevoli verso il genere umano, Stella ha sempre vissuto nel  rispetto della sua fede cattolica. Tutte le mattine di Frank Stella si  aprivano con la messa nella sua parrocchia di Detroit ovvero dovunque si  trovasse per chiedere al Signore di  aiutarlo nelle sue scelte  quotidiane.


    Molti scriveranno di Frank Stella ma tutti dovranno essere  d'accordo su una sua qualita', molto rara da trovare nel mondo di oggi,  amore e rispetto per il prossimo. Una qualita' naturale che Stella ha sempre  applicato  fino alla fine.


    Il suo bicchiere, quando non era pieno,   era sempre mezzo pieno e il suo ottimismo e' stato contagioso per tre  generazioni di Americani di origine Italiana e Italiani che oggi perdono un  simbolo del loro successo. Opportunisti e politici sono intorno a quel  bicchiere che, senza Frank Stella, oggi sembra sempre piu'mezzo vuoto.


    Ciao  Frank, grazie per tutto quello che hai fatto per  noi.