Il Calcio che vogliamo

Un commento a caldo, ma molto razionale e condivisibile, a seguito degli avvenimenti allo Stadio Olimpico della finale di Coppa Italia del rappresentante USA del Coni - Italian National Olympic Committee

Perche’ non usiamo l’opportunita’ dei prossimi mondiali di calcio di Rio per chiederci ”che calcio vogliamo?” Intendo per i nostri ragazzi, per i piu’ giovani.

Stanno crescendo con modelli di riferimento che, come tifosi, li spingono a emulare i

mal-comportamenti violenti e xenofobi delle curve degli stadi, e come futuri giocatori, desiderosamente di squadre professionistiche, comportamenti sul campo di alcune stelle del firmamento calcistico a dir poco buffoneschi o, benché in rari ma eclatanti casi, al margine di apologia di ideologie totalitarie e prepotenti bandite dalla nostra Costituzione vinta con incredibili sacrifici.

A rete segnata entusiasmi si’, esuberanza si’, abbracci e high-fives si’, bacetti ai figli e mogli si’.

Ma di sceneggiate egocentriche, spavalderie acrobatiche, tam-tam pettorali, incitamenti a pugni chiusi verso le curve, no, ne possiamo fare a meno. Questo non e’ il calcio che vogliamo ne’ per i nostri giovani ne’ per noi tifosi.

Noi vogliamo il calcio che amiamo affettuosamente, non violentemente, come tifosi della nostra squadra del cuore, e quando e’ il momento e sopratutto, della squadra che rappresenta tutti noi, la nazionale, ma anche come genitori, che credono che la disciplina della preparazione atletica e agonistica puo’ aiutare i nostri ragazzi a crescere sanamente sia come atleti che come persone con un maturo senso del dovere sociale.

E bene che riflettiamo su questi argomenti come ci ha spronati a fare recentemente il presidente del Coni Giovanni Malago’ parlando della situazione calcistica italiana che considera ”malata” quando dice ”…cosi’ non va! dobbiamo invertire il trend,” anche con misure drastiche per non permettere a pochi facinorosi di ”danneggiare una intera comunita’.”

Il nostro calcio deve rinnovarsi, con l’aiuto di tutti, compreso il governo, e dare ai nostri ragazzi una visione del mondo piu’ consona alla nostra migliore e grande tradizione calcistica.

Cosi’ com’e’ il calcio serve a fini non tutti condivisibili o utili alle soddisfazioni della maggioranza dei tifosi e della società. Non puo’ solo servire ad alimentare i profitti dei club, che certo deve poter fare, ma non a scapito della cementificazione morale ed maleducazione sociale dei nostri giovani. Dobbiamo uscire da una logica prettamente utilitaristica che definisce il calcio di oggi e che lo danneggia.

Cio’ che e’ appena accaduto a Roma prima dell’incontro di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina e’ sintomatico della decadenza in cui si trova questo sport in Italia. Eravamo un modello per il mondo intero e tutti ammiravano e copiavano le nostre tecniche sul campo e fuori. Ora alle partite ci ritroviamo con morti ammazzati prima ancora che inizi la competizione sul campo, e non riusciamo piu’ ad esprimere squadre che si qualifichino per coppe internazionali. Il calcio deve poter essere altro. Deve essere un modello di vita virtuosa per i nostri ragazzi perche’ sono loro che col tempo confluiranno nelle curve degli stadi, o militeranno nelle file delle squadre del cuore, e per i piu’ bravi a rappresentare il paese nei campionati internazionali come la Coppa del Mondo di Rio. E questi ragazzi di oggi devono poter essere educati a diventare ambasciatori del meglio che il nostro paese puo’ offrire.

Dobbiamo infondere nei nostri giovani principi e valori capaci di smontare le nefandezze di cui sono testimoni passivi domenica in e domenica out nelle curve di molti stadi italiani, dove con cori da Colossei ancestrali in cui si decideva della vita o della morte di esseri umani con un semplice gesto della mano, si vituperano oggi esseri umani alla stregua di morituri destinati al carnaio.    

Il campionato mondiale di Rio e‘ solo a poche settimane dal suo inizio. Ricordiamoci che si gioca nel paese che (il Brasile) e’ la patria di colui che e stato insignito del titolo di miglior giocatore di calcio del XXmo secolo, Pele’, una persona (un atleta) che ne ha fatto della sua vita un modello di rettitudine sia sul campo da gioco che fuori. I mondiali di Rio possono offrirci un momento di riflessione e di proposizione. I giocatori della nostra nazionale possono proporsi ai nostri ragazzi come modello da emulare per correttezza e talento calcistico. E chi avra’ la fortuna di andare a Rio come tifoso potra' egualmente comportarsi in maniera esemplare.
 

E puo’ essere cosi’ se il calcio che vogliano sara’ in essere.

 
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Per maggiori informazioni sull'attività del CONI negli USA visita www.coniusa.org

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