La storia del medico di Lampedusa, Pietro Bartolo, al cinema

Monica Straniero (August 10, 2020)
Nour, Sergio Castellitto è il dottor Pietro Bartolo: il "medico di Lampedusa". Il film di Maurizio Zaccaro per far luce sulla realtà complicata dei migranti

Il senso del medico per l’uomo

Forse arrivando, noi spettatori, dall’esperienza della pandemia, abbiamo ora più chiaro il valore e il senso dei medici nella nostra società. C’è da dire che nella pandemia, la cosa riguardava noi, i nostri pericoli, la nostra salute.

In “Nour” lo stesso valore, lo stesso senso della professione di medico riguarda “loro”, i migranti, e su questo noi italiani, europei, abbiamo le idee più confuse. Eppure è proprio attraverso lo sguardo del medico Pietro Bartolo, in cui si è pienamente immedesimato Sergio Castellitto, che si riesce a ritrovare il sentimento di una comune Umanità.

La migrazione vista dai bambini

Nour è il nome di una bambina siriana arrivata sola a Lampedusa e la cui storia è stata raccontata da Bartolo nel suo primo libro “Lacrime di sale”, così come quella di Anila è stata al centro di “Le stelle di Lampedusa”.

I bambini sono il punto di vista più dolente da cui guardare alle migrazioni, ma il lavoro e l’attenzione del medico del poliambulatorio di Lampedusa riguarda tutti: madri, padri, giovani uomini e donne, famiglie, persone sole.

Pietro Bartolo viene rappresentato nella sua linearità: il medico,

il buon padre di famiglia, l’uomo buono, tanto semplice quanto tenace. La sua ancora: la salvezza e la dignità umana.

Un drammatico naufragio

Il film si apre con uno dei naufragi più drammatici che ha interessato l’isola e con l’arrivo di sopravvissuti tra cui Noura e un padre disperato che non trova più il figlio, Ahmed. Bartolo/Castellitto attraversa la disperazione dei naufraghi avvolti nel telo isotermico, quello dorato, sul mezzo della Guardia Costiera, mentre iniziano le operazioni di sbarco e identifica i casi più gravi. E’ di poche parole, agisce lesto, ma non manca di abbracciare chi vede più in difficoltà e di incoraggiare. Parla in un inglese che basta per farsi capire. Si sente attraverso Castellitto la verità di Bartolo, che molti italiani hanno potuto sentire nelle gremite conferenze, prima che venisse eletto europarlamentare.

Il Dna di ciascuno

In una delle scene più drammatiche, il grande capannone pieno di buste con i corpi degli annegati e il medico solo, in camice, per il prelievo del Dna di ciascuno. Un’operazione tanto triste, quanto dolorosa, che ha comunque comportato l’incontro con volti e storie non narrate. Medico fino in fondo, davanti ai vivi e ai morti perché nessuno deve rimanere senza la possibilità di essere identificato. Bartolo ha raccontato spesso in pubblico questa esperienza come un trauma ricorrente di cui è impossibile liberarsi. Tra quei corpi, anche quello di Ahmed, con la maglietta rossa, che tanto ricorda il bambino siriano trovato morto sulla spiaggia di Bodrum, in Turchia.

Il mistero di Nour

Con la stessa cocciutaggine, Pietro/Sergio coglie l’inquietudine di Nour e non si rassegna a lasciarla trasferire in un centro per minori non accompagnati. Non fino a che non avrà colto il suo mistero e chissà, magari lo avrà risolto. E qui non si può che stare dalla parte di questo medico, figlio di pescatori, che con piccoli trucchi e sotterfugi, cerca di sottrarre la bambina alla burocrazia. La ospita con la moglie a casa sua, non demordono davanti alle sue crisi, con molta fatica ne ottengono la fiducia, fino al punto di scoprire la sua storia e la sua angoscia. E se, per questa volta, la fine non sarà drammatica, si tratta solo di un caso raro.

Ce lo ricordano le immagini, reali, dei recuperi sul fondo del mare di corpi annegati, di ogni età, dai pochi mesi di vita in su.

Non un film buonista

Il film si rivolge al grande pubblico, ma non è un film buonista. La stessa figura di Bartolo non lo è. Non c’è pietismo, semmai una umana vicinanza che il medico Castellitto ben trasmette. I sentimenti diversi della società verso le migrazioni e gli aspetti negativi che fanno più rumore vengono accennati in alcuni personaggi: il parroco esasperato dalle richieste di Bartolo (“non so più dove metterli”), il fotografo del Nord che teorizza l’invasione (“da noi quartieri interi sono in mano a loro”), lo scafista che fa il furbo e che dà sostanzialmente del perdente al medico di Lampedusa. Bartolo ascolta, registra, con poche parole rimette le cose al loro posto. Non è un uomo senza dubbi, ma le sue certezze sono più forti. Dalla parte della vita, della povera gente, dell’umanità ferita e sola. 

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