Laura. A New York per il teatro

Letizia Airos Soria (May 04, 2009)
Chi è Laura Caparrotti? La conoscono in molti nell’ambiente culturale italiano a New York. Da dodici anni promuove il teatro italiano sul territorio americano. Lo fa e lo ha fatto con importanti iniziative, incisive per i contenuti che è riuscita a portare ma anche per la semplicità e la creatività con cui le ha lavorato. E non ha incontrato pochi ostacoli...

La incontriamo nella nostra sede per parlare del suo lavoro e di progetti. Rannicchiata, avvolta in un grande maglione, si racconta con grande semplicità.

Occhi che studiano, che si illuminano ed adombrano in alcuni momenti. Una voce stupendamente impostata, pause di riflessione, una gestualità molto femminile ed eloquente, la fanno identificare subito. Senza ombra di dubbio: Laura è un’attrice. Ma Laura è molto di più di un’attrice per il

panorama culturale newyorkese italiano.

“Sono laureata in Lettere, Discipline dello Spettacolo. In Italia ho studiato e lavorato con Dario Fo e tanti altri grandi, come Peter Brook, Eugenio Barba, Peter Stein, Soleri, ecc... Ho avuto la fortuna di frequentare un’università ricca di personalità importanti.  Poi ho recitato con Mario Carotenuto, Giancarlo Cobelli, per continuare come assistente alla regia…”.

Laura ha molto da raccontare sul suo lavoro in Italia, ricordi, aneddoti, momenti importanti legati alla storia del teatro. Ma ad un certo punto l’Italia le sta un po’ sta stretta… «Sono arrivata dodici anni fa per caso a New York  e me ne sono innamorata. Ero un po’ delusa dallo show business italiano, o comunque da quello che mi stava accadendo intorno. Così ho deciso di fare un’internship a NewYork, in un teatro per vedere come si lavorava qui. Anche perchè il teatro americano è molto diverso dal nostro, sempre molto più legato alla tradizione.

Fu il ‘The Kitchen’ sulla 19ma ad offrirmi questa possibilità di internship. Era così diverso, si faceva un qualcosa che mi era sconosciuto. Pensavo di rimanere solo nove mesi…e invece dopo dodici anni sono ancora qui…».

Parlare con Laura vuol dire anche capire quanto è cambiato nel corso degli anni il rapporto degli americani con la cultura italiana ed il teatro in particolare.

«Allora qui non c’erano compagnie teatrali italiane con dei professionisti. C’erano i giullari di piazza, ma sono sempre esistiti.  Facevano soprattutto folklore, cose degnissime per carità, però non veniva rappresentato ciò che si recitava in quel momento in Italia.  

Così ho deciso di provarci io, di usare la professionalità che avevo acquisito, ho iniziato a fare delle rappresentazioni in italiano, anche con un certo successo. E piano piano il riconoscimento è venuto».

E Laura mette in gioco tutto il suo background italiano, recita, organizza mostre, scrive, fa regia. Ma è evidente la cosa che più ama fare è recitare.

«Si, prima di tutto amo recitare. Da poco molto anche insegnare teatro. Mi sto dedicando molto ai bambini. Mi diverte molto. La recitazione è la mia passione. E comunque ciò che so fare meglio, che faccio da più tempo, per cui ho superato le ansie, insicurezze ecc…»

Ma Laura sa bene che per vincere la sua sfida americana deve essere anche una piccola imprenditrice/produttrice culturale. Non può solo fare l’attrice…

«Amo essere diretta, ma i fondi non sono tali da potersi permettere i registi quando facciamo cose nostre. Quindi dirigo anche.  Quando produco cose, prendo spettacoli già confezionati che vengono qui, a quel punto sono semplicemente una produttrice.»

Certo i fondi sono sempre pochi per la cultura e in un momento di crisi come questo ancora di meno. Questo non vuol dire che però Laura non sia sulla strada giusta:

«La domanda è immensa, ogni evento che organizzo è pieno di pubblico.  Molti mi dicono che bisognerebbe trovare e gestire un teatro tutto con cose italiane, come ce ne sono già di spagnoli, irlandesi, ebrei, ecc.. E io dico sempre: ‘Se qualcuno mi regala un teatro, volentieri!’».

Il pubblico di Laura è veramente eterogeneo. C’è domanda ovunque. “Negli ultimi anni c’è un’abitudine a New York di vedere teatro non prettamente americano e in inglese. Addirittura sono nati spettacoli con i sottotitoli. Dodici anni fa non era cosi.  Tranne che per l’Opera…”.

Solo alcuni cenni da Laura ad alcuni degli spettacoli che ha seguito, realizzato ed organizzato, tra cui ‘Accattone in jazz’ con Valerio Mastrandrea, Roberto Gatto e Danilo Rea, una sceneggiatura che verrà ripetuta alla fine di quest’anno anche con Paola Corbellesi in ‘Mamma Roma’.  «E’ difficile mettere insieme attori così, ma sto facendo i salti mortali. Poi siamo in procinto di mettere in scena un testo della Valeri che abbiamo già provato qua ‘Tosca e le altre’. Questo con Marta Mondelli che è la mia partner. Ultimamente continuo ad andare in giro con Totò…»

Totò. Laura è diventata importante anche per l’immagine all’estero del mitico attore napoletano. Tanto amato ma ancora troppo poco conosciuto in ambiente internazionale per quello che ha rapprensentato.

«È una cosa nata nel 2002. In quel periodo c’era una retrospettiva su Totò al Lincon Center. L’Istituto di Cultura di New York mi chiese di curare una piccola mostra, realizzata con l’archivio della famiglia De Curtis, qui a New York. Tutto questo ha aperto le porte al viaggio all’estero di Totò.

Piano piano negli anni si è costruita questa esposizione - … dico sempre che conta cinquanta pannelli… ma invece col tempo siamo arrivati praticamente a cento -  sulla sua vita e la sua carriera.  Vi sono illustrati anche tutti i retroscena del teatro italiano di quell’epoca, con informazioni storiche, politiche.

Accanto alla mostra propongo un piccolo spettacolino molto modesto in cui spiego la poesia e la canzone di Totò, esponendola in maniera simpatica, perché comunque è fatta per persone che dopo devono comunque avere la voglia di conoscere di più.

Penso sempre che con uno spettacolo non si colmano le lacune. Ma l’importante è far venire il desiderio di approfondire.

Così posso dire che il mio rapporto con la famiglia di Toto è diventato sempre più stretto, io sono diventata la rappresentante in America. Sta per uscire un libro sulla storia della malafemmina della canzone che vorremmo portare anche qui.»

Laura, va dove la porta un’autentica passione per il teatro e la cultura italiana. Mentre parliamo con lei ci rendiamo conto di come sia difficile raccontare tutto. Abbiamo aperto molti sipari con lei e tutti necessitano approfondimenti. E lei è una piccola prima donna, del teatro e della diffusione del teatro italiano a New York.

Potete trovare maggiori informazioni su http://www.kitheater.com/.

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